3^ Domenica T.O. / A

 Carissimi, cambia la geografia ma la cordata fraterna si allunga a dismisura senza traumi. Ho partecipato con gioia alla solenne festa del Bom Jesus dos navigantes con relativa processione nel grande fiume anche se costretti le notti a non dormire per la assordante musica dalle ore 23 alle 6 del mattino. Superato il frambusto del pasticcio informatico, ecco la pace che promana dalla Parola sempre sorprendente. Mi dilungo con don Marco Pedron e, al solito, lo allego per chi avesse tempo d’ascoltarlo piú a lungo. Vi abbraccio circondato da meninosDon Vincenzo

III Domenica del Tempo Ordinario:

Matteo 4,12-23: Gesù, udito che Giovanni era stato messo in prigione, si ritirò in Galilea. E, lasciata Nazaret, venne ad abitare in Capernaum, città sul mare, ai confini di Zabulon e di Neftali. Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratell. E disse loro: «Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini». 

Paolo Curtaz : Gesù si rifugia a Nord dopo avere saputo dell’arresto del Battista: è un evento triste che lo spinge a iniziare il suo ministero, abbandonando il deserto di Giuda, dopo il suo ritiro di quaranta giorni. Gesù preferisce, prudentemente, di salire al Nord. C’è poca mistica e molto martirio nella sua vita. 
Se stiamo vivendo un momento difficile, non temiamo, affidiamolo al Signore, sarà lui a trasfigurarlo, e magari lo userà per diffondere la Buona Notizia. 
Galilea delle genti. Al tempo di Gesù “Galileo” era sinonimo di ‘terrorista’. Dio è sempre così: invita i primi della classe ad uscire e sporcarsi le mani, obbliga chi lo segue ad andare verso le inquiete frontiere della storia, ama il rischio, parte ad annunciare il Regno là dove nessuno lo aspetta, né lo desidera. E così può/deve diventare la comunità cristiana, capace di uscire dalle chiese per ridare Dio al popolo, per condividere con esso il cammino. La nostra fede deve uscire dalle nostre chiese, Dio è stanco di essere venerato nei tabernacoli e di non riuscire ad entrare nelle nostre quotidianità, stufo di essere tirato in ballo nei momenti “sacri” ed essere estromesso dai luoghi dell’economia, della politica, del divertimento, della cultura. I discepoli si radunano ogni domenica per gioire nel Signore e trovare forza per diventare capaci di dire Cristo nel quotidiano, nel vissuto, nel vero di ciascuno, una volta usciti di chiesa. 
“Convertitevi perché il Regno si è fatto vicino”. É il Regno ad essersi avvicinato, è lui, Dio, che prende l’iniziativa, a noi di accorgerci. Accorgersi significa davvero mollare tutto, per recuperare l’essenziale, come Pietro, come Andrea, che diventano – finalmente – pescatori di uomini.

A Zabulon e Neftali siamo chiamati a dire: “Dio ti è vicino”. Non dobbiamo salvare il mondo, è già salvo! È che non lo sa di essere salvo. E vive nella disperazione. A noi di vivere da salvati, vivere nella luce in mezzo alle tenebre che avvolgono Neftali e Zabulon. 
Siamo chiamati a tirar fuori da noi stessi e dagli altri tutta l’umanità che Dio ha seminato nei nostri cuori. 
Lasciamo le reti che ci trattengono, i pregiudizi e le paure che ci tengono legati, le incomprensioni che ci impediscono di essere e raccontare il Regno, abbiamo ben di meglio da fare!

Marco PedronI chiamati fuori“Avendo saputo che il Battista era stato arrestato…”. Anche Gesù ha paura. Adesso chi annuncerà la verità? Chi denuncerà le ingiustizie? E Gesù risponde in prima persona: “Vado io”. 
1943: siamo in piena guerra e l’agnostico e indifferente Lorenzo Milani (fu battezzato solo per timore delle leggi razziali e i suoi genitori sposati solo civilmente, si sposarono religiosamente per lo stesso motivo), di famiglia bene e agiata, assiste alla morte di un giovane sacerdote e, interpellato nel suo profondo, dice: “Io prenderò il suo posto”. Così fece e così fu. 

La fede è andare. Dio mi chiama. Fede è coinvolgersi: “Ci sono io! Vado io! Eccomi! Non posso far finta di niente! “Ma qual è la mia chiamata? A volte è un modo per sfuggire dal coinvolgersi. Si aspetta la grande chiamata e si fugge dalle piccole chiamate di ogni giorno. Basta guardarsi attorno: C’è bisogno di gente che si impegni, che lotti per un mondo meno corrotto e più vero. C’è bisogno di gente che entri nel mondo della finanza e della politica e sovverta la credenza che “è così e va sempre avanti così”. C’è bisogno di persone che credano nell’uomo e che si possa costruire un mondo nuovo e diverso; persone che ascoltino il dolore e la sofferenza che milioni di persone vivono. Chi deve andare? Gli altri? Fede è dire: “Sì! Io ci sono. Manda me”. Altrimenti siamo i bambini che aspettano che qualcuno dia loro il biberon. Dio non chiama alcuni, Dio chiama tutti. 
Etty Hillesum diceva: “Non siamo noi, Signore, che un giorno chiameremo in causa le tue responsabilità e che ti diremo: “Dov’eri tu o Dio?”. Ma sarai tu che un giorno chiamerai in causa le nostre responsabilità e che ci dirai: “Tu dov’eri, o uomo?””. 
La fede è trasformazione. E quando alla domenica il pane si trasforma in corpo e il vino in sangue, anch’io mi devo trasformare per trasformare il mondo e farlo nuovo e diverso. Il vangelo annota che Gesù lascia Nazareth e si sposta a Cafarnao. A Nazareth tutti lo conoscevano e sapevano bene chi era; nel suo paese non può annunciare nulla perché sono pieni di pregiudizi e di etichette. L’etichetta, il pregiudizio, uccide la vita

Gesù predicava: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”Meta-noeo in greco vuol dire “cambiar mentalità”. Se fai quello che hai sempre fatto otterrai quello che hai sempre ottenuto. 
Gesù chiama i primi quattro discepoli. Osserviamo: sono insieme al padre; stanno lavorando. Lavoro e famiglia erano i due pilastri fondamentali della cultura patriarcale. Non si potevano mettere in discussione. Eppure Gesù lo fa! La famiglia e il lavoro sono dei mezzi e non è l’unico modo. 
La proposta: lasciare famiglia (base della società) e lavoro (certezza di sopravvivere) per seguirlo!? C’è qualcosa di più importante di farsi una famiglia e di avere un lavoro. In una società dove tutti pensavano a lavoro, famiglia e figli, Gesù propone uno stile diverso: vivere seguendo il proprio cuore. Gesù fu osteggiato: non perché il suo messaggio era cattivo, ma perché era diverso da quello che tutti facevano e questo spaventava. 
Buttarsi è vivere, è sperimentare, è lasciarsi coinvolgere. Molta gente continua per anni a frequentare i soliti riti e le solite funzioni, non per fedeltà ma per abitudine
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“Convertiti perché il regno dei cieli è vicino… Accorgiti che devi cambiare radicalmente vita”. A volte sono veramente stanco di tutte queste persone che vengono in chiesa da vent’anni e sono sempre uguali; gente che frequenta tutti i gruppi di spiritualità da don x o da don y e non cambia mai. A un certo punto bisogna togliersi il biberon altrimenti non si cresce. Bisogna decidere di diventare grandi e imparare a prenderselo da soli il latte. A chi è disposto a trasformarsi Gesù dice: “Seguimi, ti farò pescatore di uomini”. Sarà la nuova famiglia di Gesù: non più la sua casa ma coloro che condividono con lui un progetto, un sogno, uno stile di vita. “Fidati e vedrai!”. 
Lasciare le barche, invece, vuol dire che il lavoro è per la vita e non la vita per il lavoro. Gesù dice: “Lascia la barca”. Cioè: “Stai attento a non fare del lavoro la tua vita. Tu non ti definisci dal tuo lavoro”. 
Pensiero della Settimana: Per essere vivo e libero devi scacciare la paura di camminare senza compagnia. (La libertà). Non arrivo da nessuna parte perché ho paura di camminare da solo. (Il pellegrino). Affronta la realtà: quando è bella vivila perché passerà; quando è brutta vivila lo stesso perché passerà. (La vita) 

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In ascolto: “Sì, dovunque tu vuoi, vengo!”. Ma come percepire la chiamata? Tre momenti della mia vita, tra gli altri, sono stati i piú faticosi: ‘Cosa, Signore, vuoi che io faccia?’.

1.                  1. La TBC negli anni di guerra in Seminario precludeva la mia sicurezza indelebile fin da bimbo a essere prete. Dopo tre anni di assoluto abbandono degli studi, sintassi, logaritmi… m’impedivano il superamento della maturitá classica, ma non la chiamata.

2.      2. Chiamato a evangelizzare un popolo sempre fuori della mia chiesa, nell’impossibilità di essere inviato come prete diocesano (si riteneva non missionario) dovevo entrare tra i Piccoli Fratelli presenti tra gli ultimi?.

3. Era volontá di Dio la volontà del mio Vescovo nel volermi suo diretto collaboratore in diocesi, piú che aprire la Chiesa locale, interpellata da una Chiesa in difficoltà, alla missionarietà concreta?

Siano rese infinite grazie al Signore che in ogni caso, e ancora tanti, mi ha sempre concesso di superare ogni intralcio e difficoltà con una semplicitá naturale, e mi é ha dato di vivere, nei 62 anni di sacerdozio, meraviglie nemmeno immaginate. Sentirmi bagnare di lacrime ieri notte da un povero ragazzo, che ho sempre amato come figlio, completamente ubriaco e fragilissimo per una situazione di vita impossibile fin dalla nascita, mi sembravano lacrime sante della donna ai piedi di Gesù.

Essere accolto e amato persino come padre, e non solo fratello molto caro, da persone abitualmente disprezzate e …pericolose, se l’avessi soltanto immaginato quando, ordinato sacerdote, avvertivo e mi proponevo di essere inviato a evangelizzare i poveri, non ci avrei creduto o sarei trasalito di gioia indescrivibile.

Chiara Lubich mi aveva consegnato come Parola di Vita‘Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito’ (Giovanni 3:8). E Carlo Carretto mi assicurava: ‘Se é volontá di Dio che tu vada dagli Zingari, anche quando il Vescovo vorrá dirti ‘NO!’, dalla sua bocca uscirá ‘SI!’. Con sicurezza potevo allora ripetere al signor Paolo, responsabile della comunità di Boa Esperança nella seconda parrocchia affidatami appena giunto in Brasile, che mi diceva che non avrebbe desistito di recitare il Rosario ogni mattina alle 4 prima di recarsi a mungere le sue vacche: Tra chi mi aspetta in Italia dopo l’anno sabatico concessomi con tanta difficoltá, e chi mi vuole in Brasile, vince il Brasile perchè voi pregate, mentre in Italia mi aspettano senza pregare.

Come allora non gridare a tutti: ‘Fidati e vedrai!’.