Dedicazione della Basilica Lateranense

Carissimi,

ancora una Domenica con il calendario che fa tacere la Liturgia domenicale per una data significativa. Non vi nascondo l’immediata reazione nel vedere il sopravvento della data di calendario, che nota la festa della ‘Dedicazione della ‘Basilica del Laterano’, sulla Domenica per la seconda volta consecutiva. Venivo forse impressionato dal come la celebrazione viene tradotta in portoghese: ‘Dedicação da Basìlica do Latrão’ che letto da un meridionale cambia la dizione ‘t’ in ‘d’, diventando così ‘Dedicazione della Basilica do Ladrão’. C’era già stato il noto politico che, per nascondere i propri crimini, denunziava sempre: Roma ladrona!.

‘Mea culpa’ e, lasciando andare questa volta “Parola e vita”, mi fermo sulla ricchezza più vera di questa solenne celebrazione che fa comprendere ancora meglio l’usata descrizione della Chiesa presentata come “Casta meretrix = Vergine prostituta”. È la definizione di Sant’Ambrogio che, rileggendo il passo dell’Antico Testamento: la prostituta che accoglie gli esploratori inviati da Giosuè in avanscoperta nella Terra promessa (Giosuè 6,17), la presenta come figura della chiesa fatta di peccatori ma che, in quanto tale e a maggior ragione, santa. Non è senza peccatori ma è senza peccato. Chiamandola “meretrice” ne esalta la sua santità più forte dei peccati dei suoi figli: “Rahab – che nel tipo era una meretrice, ma nel mistero è la Chiesa – indicò nel suo sangue il segno futuro della salvezza universale in mezzo all’eccidio del mondo. Essa (la Chiesa n.b.) non rifiuta l’unione con i numerosi fuggiaschi, tanto più casta quanto più strettamente congiunta al maggior numero di essi; lei che è vergine immacolata, senza ruga, incontaminata nel pudore, amante pubblica, meretrice casta, vedova sterile, vergine feconda… Meretrice casta, perché molti amanti la frequentano per le attrattive dell’amore ma senza la contaminazione della colpa” (In Lucam III, 23- cfr Internet). 

Con Don Tonino Bello, vescovo di Chiesa in cammino con il suo popolo e al suo servizio, libero dal compito di funzionario della religione, testimone e espressione del potere e della forza dei segni, ho condiviso momenti belli e fraterni. Lui, maestro indiscusso, incontrandoci si faceva discepolo di me fratello più anziano e, trovandomi non di rado perplesso, mi incoraggiava ad amare ancora di più la santa Chiesa, casta meretrix: “È vero, Gesù poteva scegliere una sposa che non si prostituisse (capita) con i poteri forti, con le ricchezze. …Ma è la sua Sposa! Come quando incontriamo un amico che, compiacendosi, ci presenta la sua sposa. Conoscendolo ci verrebbe da dirgli «Avresti potuto scegliere una migliore!» Notando, però, la sua soddisfazione ci congratuliamo con amicizia sincera per la scelta”. Gesù l’ama con predilezione com’è. Anch’io cerco d’amarla com’è, così può accogliere me fragile prostituto di idoli tanti. La Chiesa è Gesù. È Lui il nuovo tempio. Pietra viva della Chiesa sono io. Chiesa siamo noi. Sta a noi non farne tempio di mercato.

Sarebbe ora di fare, anche noi, una bella purificazione… O aspetteremo così tanto finché più niente sarà possibile e tutto andrà distrutto (Lc 21, 5-6)?. Papa Francesco faceva notare l’altro giorno come la nostra condotta ipocrita può indurre alcuni verso l’ateismo.

Un grande abbraccio fraterno aiutandoci nella preghiera.

Don Vincenzo

Giovanni 2,13-22 – “Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi … Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».

Paolo Curtaz – Oggi la Chiesa celebra la dedicazione della Basilica che è riconosciuta come “madre” di tutte le basiliche del mondo. Roma è prima fra i pari perché ha avuto l’onore di avere come primo responsabile Pietro. Ma, come ricorda san Gregorio Magno, è prima nel servizio ai poveri e nel custodire la verità. I cristiani cattolici celebrano la dedicazione della Chiesa Cattedrale di Roma. È un segno che ci permette di riflettere sul senso del “tempio” all’interno della Chiesa, sul ruolo fondamentale della Chiesa madre di Roma e sul nostro essere “Chiesa”.

Pietre vive: nessun tempio umano può contenere la presenza di Dio, non esistono luoghi “sacri” perché tutto appartiene al Creatore. Gesù ammonisce la samaritana e noi: non a Gerusalemme né sul monte Garizim si adora Dio, ma nel proprio cuore (cfr. Gv. 4,21-24). Gesù, vero tempio di Dio, consacra, rende sacro ogni uomo, ogni luogo, ogni tempo. Incarnandosi, Gesù annulla la divisione fra sacro e profano.

Siamo pietre vive, costruiti sul fondamento che sono gli apostoli e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Signore.

Le chiese fatte di pietra e mattoni servono a ospitare “la” Chiesa fatta da persone, da credenti. Sono i discepoli che fanno la Chiesa e non viceversa. Costruire una comunità, prima che un tempio che la contenesse. La festa di oggi richiama tutti noi alla realtà che senza pietre vive, le nostre grandi cattedrali, fra cento anni, saranno splendide testimonianze storiche. Come le città sepolte dei Maya o degli Aztechi. Belle come le piramidi. Mirabolanti costruzioni atte a contenere cadaveri.

Di più. Nell’esperienza della Chiesa cattolica Roma, riveste una centralità spirituale, la vocazione alla custodia del deposito della fede. Quella cattedra, a quell’insegnamento, diventa tutela e custodia della Parola.

Oggi è la festa della bellezza della diversità e della ricchezza dell’unione intorno al carisma di Pietro, rude pescatore chiamato ad essere roccia irremovibile nella custodia delle parole del Maestro.

Pe. Ermes Ronchi – Sono i figli di Dio il suo tempio – “scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi” …Già un’ora dopo i mercanti avevano rioccupato il loro posto. Eppure il gesto di Gesù proclama ancora: non farai mercato della fede, non farai valere la legge scadente dello scambio dove tu dai qualcosa a Dio, perché Lui in cambio dia molto a te.

Se allora il tempio era diventato mercato, ora, senza pudore alcuno, è il mercato globale ad essere diventato il tempio, il luogo dove si adorano i nuovi idoli, il falso Dio del denaro.

Gesù ha molto amato il tempio di Gerusalemme. Lo ha chiamato «casa del Padre» eppure lo ha anche radicalmente contestato: Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere. Voi distruggete, io riedifico. La sua opera più vera è ricostruire; là dove eri caduto, egli ti fa rialzare e risveglia la vita.

Parlava del tempio del suo corpo. Alla teologia del tempio di pietra, Gesù ci insegna a sostituire la teologia del tempio di carne: i figli di Dio sono il santuario di Dio. E lo è il mendicante, l’immigrato, lo straniero la cui sola presenza mi infastidisce. È facile adeguarsi a un Dio che abita le cattedrali, prigioniero delle mura degli uomini. Un Dio così non crea problemi, ma non cambia nulla della vita. «Il vero problema per noi è rappresentato da un Dio che ha scelto come tempio l’uomo» (Pozzoli), che ci ha insegnato a sostituire alla teologia del tempio, la teologia dei figli di Dio come tempio di Dio. Non fate della casa del Padre mio un mercato! La casa ultima del Padre sei tu. Casa ingombra di pecore e buoi, di denari e di colombe, che non lascia più trasparire Dio.

Dio cerca casa. La cerca proprio in me.

Don Marco Pedron – Purificazione. Gesù non ha mai accettato una religione disumana, della formalità, del sopruso e dell’ingiustizia. Diceva: “Qui si parla di Dio, su Dio, per Dio, ma non con Dio. Qui Dio non c’è”. Gesù entrò in aperto conflitto con la sua religione perché senza fede e senza Dio. Si può essere religiosi, ma essere dominati dalla sete di potere, possesso, paura. Si può essere religiosi, ma non aver fede. Appartenere ad una religione non significa aver fede. Ci sono pure alcune persone che entrano in conflitto con la religione esistente perché la amano davvero, perché hanno sete di giustizia, di verità e di libertà. Gesù è stato così. Il gesto di Gesù ha un senso molto profondo: “Distruggete questo tempio in tre giorni e lo farò risorgere” (Gv 2,19), Gesù parla del tempio del suo corpo, di se stesso. Questa era una bestemmia per gli Ebrei perché il tempio era il centro della vita religiosa, sociale e politica. Ogni giorno al tempio veniva ammazzato alle 9 del mattino e alle 3 del pomeriggio un agnello. E’ il culto dato a Dio attraverso le cose. Ma Gesù tronca questo tipo di rapporto fondato sul sangue e sulla macellazione degli animali: perché il vero agnello sarebbe morto proprio alle 3 del pomeriggio. Gesù, l’Agnello di Dio, Lui è il nuovo culto, il nuovo tempio. Gesù è il luogo di Dio. Dio, cioè, non lo si ama più offrendogli delle cose, ma se stessi. Il vero culto non è più il tempio, ma l’uomo. Il vero culto passa solo attraverso il cambiamento del tuo cuore e della tua vita”.

I venditori: quando vendo la mia persona per l’approvazione, quando rinuncio a cambiare, a credere che ci sia un sogno di Dio su di me. Il cambiavalute è quella modalità in cui il mio valore dipende dagli altri, dal giudizio che gli altri hanno su di me. Nel tempio, poi, ci sono gli animali. Anche nella nostra vita ci sono istinti animali, brutali, la competizione che uccide. C’è un’unica alternativa: o tu sei tempio di mercato o tu sei tempio di Dio.

Sarebbe ora di fare, anche noi, una bella purificazione… O aspetteremo così tanto finché più niente sarà possibile e tutto andrà distrutto (Lc 21, 5-6)?