Domenica delle Palme

Carissimi amati sempre più,
eccoci arrivati al cammino finale e, in punta di piedi, entro in casa da voi, senza preoccuparmi se avete o no voglia d’ascoltarmi. Sto con voi e mi basta. Don Marco non ci manda un commento ma ci invita a leggere la Passione con calma, senza fretta, per far sedimentare dentro di noi ciò che leggiamo. Allego il lavoro per trovare possibilmente, un momento in questa Settimana Santa. Stretti ancora di più nella preghiera in questi santi giorni.

Don Vincenzo


Domenica delle PALME. Matteo 27,11-54 : “…lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani e persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù. Essi allora urlarono: «Sia crocifisso!»… I sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: «Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso…» E Gesù, emesso un alto grido, spirò.
Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».


padre Ermes RonchiCristo muore per amore dell’uomo. Il patire di un Dio appassionato. La lettura più bella e regale che si possa fare, dove tutto ruo­ta attorno alle due cose che toccano il nervo di ogni vita: l’amore e il dolore, la lingua universale dell’uomo. L’ha capito per primo, sul Calva­rio, non un discepolo, ma un estraneo, un cen­turione pagano: “Davvero co­stui era figlio di Dio”.

Morire così è rivelazione. Morire d’amo­re è cosa da Dio. Il nostro Dio è differente. È salito sulla croce per essere con me e come me. Perché io possa essere con lui e come lui.

Co­me una mamma quando il figlio sta male… e vorrebbe prendere su di sé il male del suo bambino, ammalarsi lei per guarire suo figlio. Dio en­tra nella morte perché là va ogni suo figlio.

La croce è l’abisso dove Dio di­viene l’amante. Un Dio che mi ha lavato i piedi e non gli è bastato, ha dato il suo corpo da mangiare e non gli è bastato.

Riguardo la croce e vedo uno a braccia spalancate che mi grida: ti a­mo. Proprio me?

Piccolo gregge sgo­mento e coraggioso. Le prime «pietre viventi» sono donne. Per diventare chiesa, dobbiamo anche noi sostare con queste donne accanto alle infinite croci del mondo dove Cristo è ancora oggi crocifisso nei suoi fratelli, di­sprezzato, umiliato, ricaccia­to indietro, naufragato. Con santa Maria e le donne sen­tiamo nostra la passione di ogni figlio dell’uomo


Paolo Curtaz – Convertire il nostro cuore, sforzandoci di cambiare l’immagine mediamente orribile di Dio che portiamo nel cuore. Vorremmo un Messia muscoloso e trionfante. Gesù è un Messia mite e mediocre. Ci avviciniamo alla croce con superficialità: Gesù morirà in croce, Dio nudo e consegnato, per svelare in maniera inequivocabile il vero volto di Dio. Guardare lo scandaloso evento della croce, e seguire il Maestro nel suo dono d’amore. L’ultimo. Il più grande.

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In ascolto: «Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «A morte costui! Dacci libero Barabba!» (Luca 23,18) molto meno pericoloso di Chi, povero e inerme falegname di Galilea, pretende con forza divina abbattere ogni potere, religioso, politico, economico annunciando ai piccoli un Dio non più onnipotente, ma mite e umile di cuore, Amore capace solo di morire per l’amato perché lui viva. La folla, i peccatori lo osannano, anche non capendolo, come Figlio di Davide. I leader, i più religiosi Lo condannano in nome del Dio benedetto!

Quando l’amore fa morire! Nella Settimana la più Solenne e Santa riviviamo con commozione il patire di un Dio appassionato che si dona fino alla morte e morte di croce, mai abbastanza capito, tanto meno imitato. Accadde già al Calvario: le sempre attente buone donne piangono per la sofferenza dell’Innocente, ma vengono, con inaspettato avvertimento, più che consolate (come usiamo dire oggi, celebrando la 8ª stazione della Via Crucis per consolarci e sfuggire a noi stessi), dal Condannato vengono ammonite a piangere piuttosto su se stesse e sui propri figli per le conseguenza disastrose del peccato = amore che non va oltre il proprio io. Gli stessi amici più intimi,  quelli che lo amano fino a confessare che sono pronti anche a morire con Lui (Gv 11,16), sono già scappati in Galilea!

Accade ancora oggi. Tante Professioni Solenni religiose e sacerdotali: pronti a lasciare tutto per donarsi all’Amato, ma altrettanto pronti a riprendersi, giorno dopo giorno …tutto. “Povertà, castità, obbedienza” restano voti che, può capitare, non hanno prodotto libertà vissuta. Talvolta piace scherzare tra noi: se la castità dei consacrati  è vissuta come viene vissuta la povertà!? …lasciando perdere l’obbedienza troppo compromessa.

“Piangete su voi stessi!” ripete il Prediletto del Padre a noi, battezzati, che riteniamo di essere a lui più amici, scelti perché amati con predilezione. L’avere liberamente accettata e solennemente professata la chiamata con il “SI! Lo voglio”, orgogliosi perché scelti, persino enfatizzata nelle vesti, ci sovraccarica di responsabilità per essere, e non solo apparire, sale impastato negli altri che, sale, non lo sono altrimenti saremmo pietre amare, inutili. Poveri noi se siamo sale da calpestare.

Torno ogni anno in Brasile assetato di un popolo, di una Chiesa che, dopo il Concilio, mi affascinava e che incontrai nel 1992 in Recife lasciandomi benedire da Dom Helder Camara. Torno ancora oggi ma sempre più sconcertato, sempre più sconvolto! Mi sconcerta incontrare ora il giovane parroco con mantelletta e fascia sulla talare, e zucchetto (episcopale) nero. Notavo, meravigliato, che non aveva l’anello d’oro alla sinistra, segno che è  sposato con la Chiesa, e anello con perla del colore liturgico alla mano destra per un po’ di lecita vanità. Mi si faceva notare che è solo perché si è in Quaresima!. Ho l’impressione che non sia stato avvertito il fascino vissuto da noi anziani, pezzi oramai da museo, con l’avvento del Concilio che, tra l’altro, liberava la Liturgia da tante cerimoniosità ripetitive e senza significato: riverenze e segni di croce a non finire, formalismi che appesantivano la gioia della Sposa al Banchetto con lo Sposo. Si avverte persino la gioia della novità nel riprendere ciò che dovrebbe essere morto e sepolto già da più di quattro giorni… ‘puzza’ ci diceva il vangelo della scorsa domenica. A me sembra voler mettere vino nuovo in otri vecchi (Mt 9,17). Si cerca di tornare al passato ritenendolo più cristiano, confondendo l’apparenza esteriore che poteva nascondere il vuoto interiore. Il passato è passato, è morto, e la Chiesa ci lancia in avanti.

Il pesante traffico di denaro attorno all’altare, poi, mi scombussola. In Brasile viene motivato dall’assenza, come in Italia dell’8 x mille dove, nonostante la sicurezza, si va oltre il giusto sostentamento quotidiano per chi serve l’altare, rischiando, o lo è già, persino d’essere simonia… In un poverissimo villaggio di periferia, in una grande città dove vige la tassa diocesana di 50,00 Reali per ogni Battesimo (là dove 50 R$ una mamma a stento li riceve dopo una settimana di servizio), il parroco ritenne ingiusto dargli 300,00 R$ per 19 battesimi = 950.00 Reali!. Dopo un anno di testimonianza e d’insegnamento di Papa Francesco per tutta la Chiesa, pensavo che si fosse verificato qualche scalfittura!


Quando l’amore fa morire! Se la scorsa settimana raccontavo il mio vissuto non era per una confessione tardiva, ma per continuare a gridare senza stancarmi, come il cieco guarito, agli increduli di cuore che temono di amare per non morire: Gesù benedetto, senza che l’avessi chiesto, ha avuto pietà di me cieco fin dalla nascita, e mi ha spalmato sugli occhi del fango con sputo. Miracolo di meraviglie. Se il risorgere della mia benedetta zia costò la sua morte, il mio strazio per lei, vera mamma donata in tutto, lo vissi per mesi fino a pochissimi giorni dal suo decesso. Mentre con lei, ancora in discreta salute, festeggiavo il suo giorno onomastico, Domenico Modugno continuava a cantare alla radio “Piange il telefono!”, per un amore che causava morte. Nel mio cuore, colmo di lacrime, gli volevo singhiozzare: “Quante lacrime, cara zietta, versereste se sapeste che il Vescovo mi ha già dato il Via! a farmi nomade tra i Rom appena fosse pronto chi mi sostituisse in parrocchia!”, cosa che mi venne comunicata 15 giorni dopo mentre ero accanto alla sua salma!


Approfitto della Pasqua per testimoniare la verità dell’Amore, forte come la morte, quando ti lasci sedurre. Per Cristo è costato molto, molto di più. Per i suoi discepoli, pena la sterilità, non può essere diversamente. Rischiamo, o forse lo siamo già, di essere sale che serve solo per essere calpestato.


Se abbiamo capito che è Vita: Buona …Morte!  Venerdì Santo prossimo.


Buona e Santa Pasqua ve lo auguro con immensa Gioia e Pace celebrando con solennità la Notte la più Santa. 


Don Vincenzo