Immacolata Concezione

 

Sorelle e fratelli carissimi, Com omni fiducia’ pienamente abbandonati ‘in Dio abbiamo vissuto i dieci anni di servizio pastorale del nostro Vescovo. Con Maria, l’ultima ‘schiava’ del Signore che ci vuole figli, esprimiamo con la vita il nostro abbandono con piena fiducia’ in Dio. ‘Rallegriamoci e senza alcun timore’ camminiamo verso Betlemme. Fraternamente.  Don Vincenzo

8 Dicembre – Solennità dell’IMMACOLATA 
Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». 
E l’angelo partì da lei. (Lc 1,26-38)   

Curtaz  In questo tempo di avvento ci è proposta come modello la madre del Signore. La prima cosa che dobbiamo fare è ricondurla alla Maria dei Vangeli, all’acerba adolescente fidanzata con Giuseppe che riceve da Dio la richiesta di diventare la porta d’ingresso per Dio nel mondo. In quel paesino perso nel profondo della Galilea, si realizza l’inaudito di Dio. Maria crede nell’inaudito e accetta la folle proposta di Dio: il suo “sì” spalanca la terra all’accoglienza del Dio stanco di farsi cercare. Grazie al suo “sì” noi oggi possiamo accogliere la presenza di Dio; grazie al nostro “sì” qualcuno, un domani, potrà accogliere la splendida notizia del Vangelo. Che la madre ci aiuti a vivere come un “sì” la nostra vita.

RONCHI: “Rallegrati”, “non temere”, “ecco verrà una vita”. L’angelo ci assicura che i segni dell’avvicinarsi di Dio sono questi: si moltiplica la gioia, la paura si dissolve, risplende la vita. Il primo vangelo è lieta notizia, qualcosa precede ogni nostra risposta. L’angelo non dice: «Fai questo o quello, ascolta, prega, vai». Semplicemente: «Gioisci, Maria, sii felice, tu sei amata teneramente, gratuitamente, per sempre. Non temere Maria. Dio vivrà per il tuo amore. La prima azione di Maria è ascoltare. È il primo passo per chiunque voglia entrare in un rapporto vero con le creature o con Dio,

PEDRON  – Prima di questo vangelo Dio si era proposto nientemeno che ad un sacerdote: Zaccaria. Solo che quel giusto, Zaccaria, non gli aveva creduto(Lc 1,5-25). Il primo tentativo di Dio avviene in una situazione privilegiata: a Gerusalemme, la città santa, ad un sacerdote giusto, nel tempio, nel momento più alto di preghiera. Conosceva bene la Bibbia: un sacco di altre volte Dio aveva fatto nascere da donne sterili dei grandi personaggi. Era un uomo che sapeva tutto di Dio ma che non aveva Dio.

Leonardo Boff un giorno parlava con sua madre, quasi analfabeta, di Dio e, lui famoso teologo, tentava di spiegarle chi è Dio. Lei ad un certo punto lo guardò e gli disse: “Ma senti un po’ Leonardo, tu che sai tutte queste cose su Dio, perché sei sempre così triste se conosci Dio?”. E, Leonardo, si fermò, arrossendo, e appuntò nel suo diario: “Mia madre che non sapeva neanche scrivere, che non era mai andata a scuola, che sapeva sorridere e che aveva il cuore pieno d’amore, conosceva Dio molto più di me”. 
Dopo il primo tentativo fallito (Zaccaria), l’angelo Gabriele (1,19.26) ci riprova. Ma questa volta l’angelo fa tutto diversamente da prima. Prima nella Giudea, nel centro della fede: Gerusalemme; adesso a Nazaret, un borgo selvaggio della Galilea che godeva di cattiva fama. Prima nel tempio, adesso in una casa. Prima da un uomo e adesso da una donna. Che Dio si potesse rivolgere ad una donna era totalmente impensabile, fuori da ogni ragionamento. Ma ciò che è assurdo per gli uomini non è affatto per Dio! Dio non guarda ciò che guarda l’uomo.

“Ti saluto o piena di grazia” Lei è niente e Dio la riempie, la colma. Questa è la grandezza di Maria: Maria è grande non perché era santa o perfetta (come viene descritta in certe litanie) ma perché è la prima ad accogliere l’amore di Dio gratuitamente. Dio rompe completamente con ogni tradizione precedente per iniziare qualcosa di nuovo. Come Maria: “Non so dove… non so come… ma mi fido di te”. Tutto qui. Lei dice: “Sì”. Maria apre un tempo nuovo: il tempo della fiducia. “Mi fido di te”.

Ripoli: Dio ha chiamato Maria e lei non ha esitato un solo istante ad accettare la Sua volontà. La fiducia in Dio era tale e tanta che non c’era motivo di tirarsi indietro perché qualunque cosa il Signore abbia in serbo per noi è cosa buona, anche se ai nostri occhi mortali potrebbe non apparire tale. Dio in quel momento affida Suo figlio a Maria. Maria non sapeva a cosa andava incontro, ma ha accettato, ha preso in affido Gesù. Quante volte Dio ci chiede di prenderci cura di un bambino. Pensiamo che sia troppo difficile. Non ci fermiamo a pensare a come cambierebbe la sua vita se solo noi dessimo un pezzetto della nostra. Ognuno di noi è chiamato ad accogliere il Figlio di Dio nelle proprie case.

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Riflessione‘Mi fido di te!’. Tutta la storia della salvezza è storia di fiducia che permette di camminare in avanti come in un tunnel, anche se talvolta oscuro, certi che si arriva alla luce, alla meta. Un cammino verso Chi, ancor prima, è in cammino per incontrarci. Dio, Amore eterno, ci precede sempre e in Gesù ce l’ha mostrato concretamente. E non desiste, non si rassegna a perdere qualcuno amato nel Cristo come figlio. Avvento, attesa di una venuta già arrivata, di un c’è ma non ancora, tanto la meta che ci avvolge fin d’ora: ‘In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo’ (Atti 17,28), si estende all’infinito.

Ho spesso manifestato la speranza che nella celebrazione domenicale venissimo aiutati a fare la nostra Professione di Fede come fiducia e abbandono in un Dio Padre che ‘ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna’ (Giovanni 3,16), piuttosto che su ciò che credo come verità di fede. Nella Dei Verbum al n. 5 il Concilio Vaticano II ci dice che ‘a Dio che rivela è dovuta «l’obbedienza della fede» (Rm 16,26), con la quale l’uomo gli si abbandona tutt’intero e liberamente’ rimandando al Concilio Vaticano I «il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà». Gli ebrei, che lasciavano andare cosa si pensasse con credenze dei sadducei ben diverse da quelle dei farisei (Atti 23,8), nel loro Credo richiamavano la storia della salvezza: ‘Io sono il Signore vostro Dio, che vi ho fatti uscire dal paese di Egitto per essere il vostro Dio. Io sono il Signore vostro Dio’ (Numeri 15,41). Il nostro Credo, invece, profondamente teologico e filosofico da credere e professare, viene ripetuto ‘meccanicamente nella Liturgia Eucaristica, celebrazione della Pasqua, senza che il cuore si riscaldi. La stessa catechesi è vissuta in genere più come insegnamento che come educazione alla fede: dalla fede come fiducia a fede credenza.

«Eccomi, sono la tua serva. Mi fido di Te!» con un abbandono totale incondizionato a Chi, prima ancora della risposta, manifestava fiducia colmandola di Grazia piena. In un ‘Eccomi, mi fido!’ si compie l’evento più impensabile e più indescrivibile. È la dinamica di Dio, e, se l’accettiamo, si fa storia, evento di salvezza non solo per noi. Tanti piccoli nostri ‘SI!’ continuano ancora oggi la Rivelazione della storia di salvezza. Come Maria: “Non so dove… non so come… ma mi fido di te” generiamo, nonostante la nostra piccolezza e fragilità, il Cristo oggi. Strano, ma vero, Dio, l’Onnipotente, si lascia condizionare dal nostro Si. Se fosse mancato in Maria’ ?! Se viene a mancare in noi?! Fidati, affidati. Ci capiterà negli eventi che seguono di non capire come Maria e Giuseppe (Luca 2,50), di sentirci perduti nella tempesta (Mt 8,26), persino di rinnegarlo come Pietro (Matteo 26,75), Egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso (2Timoteo 2,13).

Immacolata in vista della fede. Immacolati perché crediamo, così generiamo Gesù nel nostro seno e nel mondo.

Mater mea, fiducia mea, ora pro nobis!