Lettera del Vescovo Claudio per la Quaresima

Mons. Maniago: «"Digiuniamo, preghiamo, doniamo”: questa era la parola d’ordine che S. Agostino dava ai suoi fedeli per la quaresima».

Carissimi fratelli e sorelle,

vi raggiungo all’inizio della quaresima con questa riflessione che ci aiuti a vivere insieme questo cammino che è tempo di penitenza e di rinnovamento per la Chiesa intera.

La situazione attuale

Stiamo vivendo un tempo di grande prova, oppressi da un virus che ha sconvolto la nostra esistenza, costringendoci a vivere nell’insicurezza e nella paura, privati di alcuni aspetti vitali per la nostra salute spirituale e mentale, toccati negli affetti più cari da cui siamo distanziati o addirittura separati; un tempo di difficoltà da cui speriamo di uscire quanto prima. Anche la nostra esperienza di credenti sta sicuramente vivendo un periodo complesso fatto di fiducia in una Presenza che consola e dà forza, in una Parola che infonde coraggio e dà speranza, ma anche di domande che incalzano nel nostro cuore e di dubbi che annebbiano la nostra mente. Anche le nostre comunità parrocchiali subiscono gli effetti della pandemia e con fatica cercano un modo di affrontare questa situazione mettendo in campo ogni energia possibile per mantenere un minimo di vitalità, nella cura attenta alla liturgia, nell’impegno generoso nella carità, nei più fantasiosi tentativi per continuare la trasmissione della fede. E, d’altra parte, sperimentano come la pandemia abbia messo in luce tanti aspetti fragili della loro vita che, se oggi ci sorprendono e ci amareggiano, chiedono però di riprendere il cammino con una attenzione e un impegno maggiori per formare comunità più consapevoli e più mature.

In questo tempo le relazioni, sia a livello personale che sociale, si sono fatte intricate, conflittuali, troppo virtuali, e ci creano spesso un profondo disagio e il nostro cuore sente la necessità di “respirare” aria nuova, di tornare alla gioia dell’incontrarsi, del riunirsi fraternamente, del dialogare. In verità queste aspirazioni altro non sono se non le tante facce di un bisogno di salvezza che l’uomo e tutti gli uomini insieme non sono capaci di realizzare. La scienza si prodiga per offrire le difese e i rimedi al virus; i governi e i cittadini responsabili fanno la loro parte per arginare la pandemia, ma tutto questo non basta a soddisfare di questo insopprimibile desiderio di salvezza che è nel cuore di ogni essere umano.

Il tempo di quaresima

In questo contesto la quaresima è il tempo favorevole per operare un vero cambiamento e rinnovamento, per riprendere a respirare a pieni polmoni, per mettere ordine nelle molte confusioni, per stabilire relazioni autentiche, per riprendere i dialoghi interrotti, per gustare il vero riposo… per arrivare alla Pasqua, che è la nostra salvezza. Tutto questo non avviene per un atto di volontà, né è frutto di una vivace intelligenza, ma nasce dalla decisione di porsi in ascolto di Dio, di lasciarsi cambiare da Lui, di abbandonare le attuali vie per percorrere le sue, di entrare nella Storia di salvezza. Nella liturgia quaresimale Dio si fa incontro a noi, alle nostre attese, ai nostri drammi e ci annuncia ciò che Egli ha compiuto e vuole compiere oggi per noi, per la nostra liberazione. Di domenica in domenica, di giorno in giorno, Egli manifesta il suo piano e ci indica le tappe dell’itinerario della nostra salvezza.

La quaresima è quindi un grande ritiro collettivo, non per un gruppo particolare, ma per tutto il popolo di Dio senza creare nella vita ritmi artificiali o modificare il quadro concreto della vita quotidiana L’obiettivo è preciso e concreto: raggiungere Cristo nel suo mistero di morte e risurrezione mediante un rinnovato impegno di conversione, cioè di rinnovamento e di cambiamento. In questo tempo non ci è chiesto di elaborare impegni per il futuro (buoni propositi…), quanto piuttosto di passare a un impegno immediato, che si concretizza giorno per giorno: “questo è il tempo favorevole, questi sono i giorni della salvezza”. Riceve perciò una particolare sottolineatura la dimensione fraterna e sociale di questo tempo: “La penitenza quaresimale non sia soltanto interiore e individuale, ma anche esterna e sociale…” (Sacrosanctum Concilium, 110). Nessuno si senta quindi escluso da questo impegno quaresimale, nessuno si senta solo in questo cammino di conversione.

Digiuniamo, preghiamo, doniamo”: questa era la parola d’ordine che S. Agostino dava ai suoi fedeli per la quaresima. Anche noi quindi in questa quaresima

digiuniamo vivendo “una più radicale moderazione non solo del cibo, ma anche di tutto quello che può essere di qualche ostacolo ad una vita spirituale pronta al rapporto con Dio nella meditazione e nella preghiera, ricca e feconda di virtù cristiane e disponibile al servizio umile e disinteressato del prossimo” (CEI, Il senso cristiano del digiuno, 10). E perché non provare un po’ di sobrietà anche nell’uso dei vari mezzi di comunicazione sociale?;

preghiamo di più con una preghiera sempre nutrita dalla Parola di Dio, umile perché sale dal cuore penitente che chiede perdono, pressante e fiduciosa come quella della cananea che non si stanca di chiedere (cf. Mc 7,24-30), sincera in quanto grido del cuore più che clamore delle labbra;

doniamo il frutto delle nostre rinunce per condividerlo con chi vive nella necessità (e in questo periodo sono molti!) certi che “il poco, se condiviso con amore, non finisce mai, ma si trasforma in riserva di vita e di felicità” (Papa Francesco, Messaggio per la quaresima 2021, 3).

Il nostro impegno quaresimale

Facendo particolare memoria delle parole di Gesù: “Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono” (Mt 5,23-24), vi chiedo in questa quaresima di mettere un particolare impegno nel vivere la riconciliazione fraterna. Siamo infatti consapevoli che “dinanzi ai nostri contemporanei, così sensibili alla prova delle concrete testimonianze di vita, la Chiesa è chiamata a dare l’esempio della riconciliazione anzitutto al suo interno; e per questo tutti dobbiamo operare per pacificare gli animi, moderare le tensioni, superare le divisioni, sanare le ferite eventualmente inferte tra fratelli” (Giovanni Paolo II, Riconciliazione e penitenza, 9).

Di questa riconciliazione parla la Sacra Scrittura, invitandoci a fare per essa tutti gli sforzi (2Cor 5,20); ma dice anche che essa è, anzitutto, un dono misericordioso di Dio all’uomo (Rm 5,11). “La storia della salvezza – quella dell’intera umanità, come quella di ciascun uomo, in qualsiasi tempo – è la storia mirabile di una riconciliazione: quella per cui Dio, che è Padre, nel sangue e nella croce del suo Figlio fatto uomo ha riconciliato con sé il mondo, facendo nascere così una nuova famiglia di riconciliati. La riconciliazione si fa necessaria, perché c’è stata la rottura del peccato, dalla quale sono derivate tutte le altre forme di rottura nell’intimo dell’uomo e intorno a lui” (Riconciliazione e penitenza, 4). La riconciliazione, dunque, per essere piena, esige necessariamente la liberazione dal peccato, rifiutato nelle sue più profonde radici.

La Chiesa mostra all’uomo le vie e gli offre i mezzi per essere riconciliati e vivere la riconciliazione. “Le vie sono quelle della conversione del cuore e della vittoria sul peccato, sia questo l’egoismo, l’ingiustizia, la prepotenza o lo sfruttamento altrui, l’attaccamento ai beni materiali o la ricerca sfrenata del piacere. I mezzi sono quelli del fedele e amoroso ascolto della parola di Dio, della preghiera personale e comunitaria e, soprattutto, dei sacramenti, veri segni e strumenti di riconciliazione, tra i quali eccelle, proprio sotto questo aspetto, quello che con ragione usiamo chiamare il sacramento della riconciliazione, o della penitenza” (Riconciliazione e penitenza, 8).

Vi chiedo di fare di questo tempo di quaresima un’occasione propizia per fare esperienza della riconciliazione con Dio e quindi della riconciliazione in famiglia, nelle nostre comunità ecclesiali e civili, cercando di sanare fratture che magari si trascinano da tanto tempo legando tutti a situazioni di rabbia e di tristezza e impedendo di gustare la gioia della fraternità che il Signore ci dona. Sia questo il tempo in cui si costruiscono ponti di fraternità piuttosto che muri di divisione, tempo in cui si dicono “parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano, invece di parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano» (Fratelli tutti, 223).

Se ci impegniamo tutti in questa “esercitazione spirituale” (cf. S. Leone Magno), siamo certi che la Quaresima sarà davvero quella “boccata d’ossigeno” che tanto desideriamo e la celebrazione della Pasqua sarà sorgente di rinnovamento personale e comunitario.

 

+ Claudio, vostro vescovo