Notte Santa

 Santo Natale, illuminati dalla PAROLA sul Mistero che ancora oggi ci avvolge e stravolge d’Amore, con bacio di Pace e Gioia a tutti voi, sorelle e fratelli carissimi. Don Vincenzo

 

‘Mentre erano là, si compì per lei il tempo del parto; ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. In quella stessa regione c’erano dei pastori che stavano nei campi e di notte facevano la guardia al loro gregge. E un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e furono presi da gran timore. L’angelo disse loro: «Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore. ‘ 

(Luca 2,1-14)

 

RonchiLa storia ricomincia dagli ultimi. A Natale non celebria­mo un ricordo, ma il giudizio sul mondo e il nuovo ordinamento di tutte le cose. Quella notte il senso della storia ha imboc­cato un’altra direzione: Dio verso l’uomo, il grande verso il piccolo, dal cielo verso il basso, da una città verso una grotta, dal tempio a un cam­po di pastori. La storia rico­mincia dagli ultimi. 
Mentre a Roma si decidono le sorti del mondo, cade un granello di sab­bia: nasce un bambino,

La stalla e la mangiatoia sono un ‘no’ ai modelli mondani, un ‘no’ alla fame di potere, un no al ‘così van­no le cose’. Dio entra nel mondo dal punto più basso perché nessuna creatura sia più in basso, nessuno non raggiunto dal suo abbraccio che salva. Natale è il più grande atto di fede di Dio nell’umanità, af­fida il figlio alle mani di una ragazza inesperta e genero­sa, ha fede in lei. Allo stesso modo, nell’incar­nazione mai conclusa del Verbo, Dio vivrà sulla nostra terra solo se noi ci prendia­mo cura di lui, come una ma­dre, ogni giorno. 
C’erano in quella regione al­cuni pastori… Luca prenda no­ta di questa unica visita, un gruppo di pastori, odorosi di lana e di latte… È bello per tutti i poveri, gli ultimi, gli a­nonimi, i dimenticati. Dio ri­parte da loro. Lo guardano: i suoi occhi sono gli occhi di Dio, la sua fame è la fame di Dio, quelle manine che si tendono ver­so la madre, sono le mani di Dio tese verso di loro. 
Perché il Natale? Dio si è fat­to uomo perché l’uomo si faccia Dio. Cristo nasce perché io nasca. La nascita di Gesù vuole la mia nascita: che io nasca diverso e nuovo, che nasca con lo Spirito di Dio in me. La nostra storia in qualche sua pagina è sacra. E nessuno può dire: qui finisce l’uomo, qui comincia Dio, perché Creatore e creatura ormai si sono abbracciati. Ed è per sempre.

Pedron: Lui viene, tutto è possibile. Mentre il mondo onora il suo re, il divino Cesare, Dio manda nel mondo il vero Re, Gesù Cristo. Il divino Cesare Augusto fa il “censimento di tutta la terra abitata” (Lc 2,2). Che nessuno sfugga al pagamento delle imposte, delle tasse. Il re povero propone: “Se vuoi seguirmi…’. C’è il re della forza e della potenza e c’è il re della dignità e dell’amore. Il falso re e il vero re, quello che dice di salvare e quello che salva per davvero. Luca dice: “Stai attento a non sbagliare re, salvatore; attento a non farti abbagliare!”:

1. Quelli che pensano che non c’è nulla da fare e che andrà sempre peggio. Qui non c’è “nessun salvatore”. 

2. Poi ci sono quelli che pensano che la soluzione (miracolosa) capiterà. La loro vita è in mano agli altri.

3. Poi ci sono quelli che pensano che la soluzione è in loro: cambiano la loro vita. Questi ce la faranno perché hanno in mano la loro vita. Il compito di ciascuno di noi è di far nascere Gesù, il Nuovo.

“Salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme” (Lc 2,3). Betlemme è la città dove Davide fu pastore. Gerusalemme è la città dove Davide fu re, “E’ l’uomo (il pastore Davide) e non il titolo (il re Davide) che salva”.

“Ora mentre si trovavano in quel luogo’Maria e Giuseppe sono già lì. Una donna in quello stato di gravidanza non poteva percorrere tutti quei chilometri che separavano Nazareth da Betlemme, circa 140 km. L’immagine bella (ma occidentale) dei dipinti, dove Maria, incinta, è sull’asino e Giuseppe a piedi. Noi faremo così! Ma in oriente, ancor oggi, voi vedete l’uomo sull’asino e la donna incinta a piedi e pure con i bagagli. Non era ammissibile che una donna sedesse su di un mezzo di trasporto, perché la donna non era considerata allo stesso livello del maschio. Per questo Maria e Giuseppe dovevano già essere lì. 
“Lo avvolse in fasce e lo adagiò nella mangiatoia, perché non c’era posto per loro nella stanza” (Lc 2,8). C’era una parte della casa che era scavata nella roccia. Lì c’era il magazzino, gli alimenti per le persone e per gli animali; ecco quindi il fieno e la paglia. Poi c’era, una muratura dove tutta la famiglia viveva: è il katalyma, cioè la stanza dove non c’è posto per Maria e Giuseppe. Il parto rende impura la donna e tutti quelli che entrano in contatto con lei. Per questo sono messi in quell’altra stanza, e per questo c’è la mangiatoia, il fieno e gli animali. Così Maria non contamina nessuno. 
“C’erano dei pastori in quella regione” (Lc 2,8). I pastori erano l’immagine dei peccatori: vivendo con le bestie, si diceva, erano diventati come loro: delle altre bestie. Erano persone abbruttite, considerati dei criminali e dei ladri. E’ per questo che quando vedono l’angelo hanno una paura tremenda (Lc 2,9), perché s’immaginano che sia la fine. L’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia… un salvatore… un bambino”. Sembrava la condanna e invece era la salvezza. 
Cosa vuol dire questo vangelo per me oggi: Dio è venuto solo per amarmi. Dio non castiga mai. Dio ama. Chi castiga o punisce non ama, mai. La religione dice: “Se sei puro ti avvicini a Dio”. Ma il vangelo dice: “Accogli il Signore e diverrai puro”. Allora: “Tutti voi che vi sentite (o siete) lontani, esclusi, in peccato’ Dio viene per voi. E viene per amarvi”. Tranquilli: nasce per amarvi. Una madre: se una madre ha un figlio che è ammalato, lascia un po’ gli altri per seguire di più quello, perché ne ha più bisogno.

“Mamma, chi è Dio?”‘ Allora la mamma le dice: “Vieni qui”. La bambina va dalla mamma e la mamma la prende fra le sue braccia e la abbraccia forte forte. Poi dice alla bimba: “Cosa senti?”. “Sento che mi ami, mamma”. “Questo è Dio!”. Se c’è una cosa di cui mai, mai, mai, dovete dubitare è dell’amore di Dio. Dio è venuto per questo. Natale è questo: “Colgo Dio in ciò che mi succede, anche se non sembra che lì ci sia Lui”. 

 

Curtaz: Ecco Dio: enorme inerme, possente fragiledebole per scelta. Suscita tenerezza. Sulle colline intorno a Betlemme, i pastori, i bastardi di Dio, i perdenti, gli zingari’ E un angelo appare loro. Per voi, dice. Una mangiatoia, dice. E vanno. E trovano Dio che abita una mangiatoia, come se fosse un trono, e capiscono che anche una mangiatoia che odora di sterco di pecora può diventare il trono del Dio degli sconfitti.

 

E’ Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano.

E’ Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro.

E’ Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società.

E’ Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale.

E’ Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza.

E’ Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.

Madre Teresa di Calcutta

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In preghiera: è un Mistero incredibile e ineffabile che richiede silenzio e contemplazione: lasciamoci invadere e trasformarci.

‘La storia ricomincia dagli ultimi da slogan sta a noi sperimentarne la portata reale con un serio impegno a credere sul serio, e a porre  gli ultimi, considerati scarto da rottamare, come umili artifici silenziosi di vita nuova. Mi limito ad assicurarvi che gli scarti hanno rinnovata la mia vita (Isaia 58,7-8) e da loro, tutte le volte che posso, attingo sempre nuove energie.

‘Partire dai Poveri per Costruire Comunità’ lo si è continuamente ripetuto in questi anni. ‘Dio – ricorda il cardinale Bergoglio nel 2006 – nasce ai margini e si palesa a un gruppo di poveri pastori che vivevano nell’incertezza e nella miseria, e non agli scrupolosi guardiani delle leggi e dei costumi’. ‘Il significato profondo del Natale dunque ci spinge a considerare che gli eventi davvero centrali non avvengono mai al ‘centro’, ma nelle periferie, siano esse geografiche o esistenziali’ (Civiltà Cattolica 21dic 2013). Dio, che del mondo e della vita ne è l’artefice, ne è garante indiscusso. Non aggiungo parole e con voi mi pongo in silenzio contemplando il Dio Bambino attorniato da poveri pastori, che vivendo con le bestie, si diceva, erano diventati come loro: delle altre bestie. Volendo, davanti al Presepio, magari senza luci fluorescenti e qualche visione di povertà incontrata, vi suggerisco di far scorrere le immagini, incontrate continuamente, descritte da don Roberto nell’AllegatoRimani lì, Signore! ben certi che nessuno riuscirebbe a dissuadere questo Dio, enorme inerme, possente fragile, debole, che suscita sì tenerezza, ma che vorremmo, passato il Natale, tirate via affrettatamente le decorazioni e le ghirlande che hanno soffocato il Mistero, desistesse da quella preferenza! E, invece, tra poco la preferenza più scioccante: Crocifisso tra due criminali e ladri per davvero.

‘E ancora, dopo duemila anni, il cucciolo di Messia rimane lì, in quella culla. 
Rimane lì per tutti, perché tutti possano accoglierlo, dire sì, scoprire la bellezza gratuita di un amore che chiede solo di essere accolto, che chiede solo di poter amare. 
Rimane lì per chi lo ha scelto con tutto il cuore e ha la sensazione di essere rimasto a mani vuote e ora si fa la stessa pungente domanda di Pietro: e noi cosa ne avremo? Ecco perché sei a mani vuote: per abbracciare quel bimbo. 
Rimane lì per chi ha la sensazione di aver sbagliato tutto e non ha la forza di ricominciare, perché davanti a quella vita nuova e spumeggiante ricordi che la scintilla della vita di Dio abita la nostra umanità. 
Rimane lì per chi si sente diverso, perché ricordi che questa è l’unica cosa che tutti abbiamo in comune e che il Figlio di Dio fatto uomo ha abbattuto ogni muro e ha insegnato a pregare un unico Padre che è “nostro”. 
Rimane lì, immobile davanti alla nostra indifferenza, sperando che il soffio dello Spirito trovi uno spiraglio per scalzare le nostre immobilità e ribaltarci dai bastioni delle nostre paure. 
Lancio un ultimo sguardo alla mangiatoia… 
Rimani lì, Signore. (don Roberto Seregni)
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