Solennità dei Santi Pietro e Paolo

 Santi Pietro e Paolo Apostoli

Carissimi,

un Augurio cordiale e fraterno a tutti i Pietro (Piero) e don Pietro, Paolo e don Paolo miei amicissimi e tanto a me vicini. Sabato prossimo vengo a visitarvi in anticipo perché domenica, 29 giugno, parto prestissimo per una settimana in Terra Santa e, nella preghiera, vi porto con me. Vi abbraccio fraternamente.

Don Vincenzo

 

Poi Gesù domandò ai suoi discepoli: «Chi dice la gente che sia il Figlio dell’uomo?» Essi risposero: «Alcuni dicono Giovanni il battista; altri, Elia; altri, Geremia o uno dei profeti». Ed egli disse loro: «E voi, chi dite che io sia?» Simon Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»… «Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che legherai in terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai in terra sarà sciolto nei cieli».  Mt 16,13-19 

 

don Marco Pedron Ciò che vive, vive per sempre: Pietro fu il primo Papa, il garante della continuità e della fedeltà della chiesa al messaggio di Gesù. Paolo fu l’annunciatore, il predicatore, colui che portò in tutto il mondo del tempo la notizia: “Lui è vivo, Lui è la Vita, solo Lui ti farà vivo”.

Pietro e Paolo furono due innamorati di Dio. Per incontrare Dio bisogna cercarlo, averne bisogno, perché Lui è la Vita, perché Lui è Tutto.

Se non troviamo Dio è che non lo desideriamo ardentemente. Le nostre vite sono piene di troppe cose altre, che Dio ci sia o che non ci sia, non cambia poi molto, non ha molto peso. Diventa importante solo nelle situazioni limite: quando si sta crollando o si è ammalati…

Gesù pose ai suoi discepoli una domanda centrale: “Ma chi sono io per voi?”. E’ una domanda che non vuole tanto una risposta; vuole una scelta. Vuole che io mi lasci coinvolgere, contagiare: “Tu sei il Figlio di Dio, quello Vivente”. Cioè: “Tu sei colui che dà vita”.

Gesù non chiede a nessuno: “Cosa sai di me?” Gli apostoli possono dire: “Noi sappiamo solo che prima eravamo morti e adesso viviamo. Prima eravamo pieni di paura e adesso con te siamo disposti ad affrontare ogni cosa”. Non è frutto di “carne e di sangue”, cioè frutto di ragionamenti. Questa risposta è il frutto di un uomo che ha scelto, che si è messo in gioco: Pietro, per Gesù, lasciò le sue reti, la sua casa, sua moglie, la sua famiglia e si fidò.

“Ce la farò?…” Le grandi scelte non sono logiche. Sono a-logiche (cioè contro la logica): si pongono su di un altro piano, sul piano dell’amore e dell’intensità. Si tratta di fidarsi. Pietro puntò tutto su di Lui. E guardate che Pietro tradirà più volte il Signore, dovrà riconoscere che sì lo ama, ma che nel suo amore c’è molto di paura. La fede è un’esperienza che ti riempie la vita, che ti fa libero, che ti fa uomo vero, uomo e donna fino in fondo. E se tu hai questa fede allora Dio può fare di tutto con te: “Tu sei Pietro e su di te edificherò la mia chiesa”…. Diventi consapevole della potenza che c’è in te e della missione che Dio ti ha affidato.

“Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”. Chi ha incontrato Dio veramente, anche solo per una volta, l’ha incontrato per sempre. Il mistero della Vita è semplice per chi ha incontrato Dio e complesso per chi ne è fuori. Dio è tanto e-vidente in questo mondo per chi lo vede, quanto oscuro per chi non l’ha mai visto.

“Ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli”. Tutti i legami veri, profondi, pieni e d’amore che avrai vissuto sulla terra, rimarranno anche in cielo. Nulla di ciò che di vero, buono, umano, abbiamo intessuto sulla terra, andrà perso in paradiso. Perché tutto ciò che è “divino” rimane per sempre.

“E tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. Tutte le liberazioni, i passaggi dalla morte alla vita, le paure vinte, i traguardi raggiunti, le conquiste dell’anima, rimarranno veri anche di là. Tutto ciò che è divino, lo sarà per sempre, oggi e domani. E ciò che non lo è, non sarà mai.

 

padre Ermes RonchiUna domanda che fa vivere. Pietro è roccia per la Chiesa, e per l’uomo, nella misura in cui ripete che Dio si è donato in Cristo, che Cristo, crocifisso, è vivente, che tutti siamo figli nel Figlio. Come Pietro, modello del credente, anch’io sono chiamato a diventare roccia e chiave: roccia che dà stabilità al fratello che mi è affidato; chiave che apre le porte belle di Dio, chiamato a legare e a sciogliere, a creare cioè nella mia storia strutture di riconciliazione, di prossimità.
Ma tu, chi dici che io sia? Io capisco di Cristo solo ciò che vivo di Cristo. La vita non sta in ciò che dico della vita, ma in ciò che vivo della vita. Cristo non è uno che devo capire, ma uno che mi attrae; non uno che interpreto… Corro perché conquistato, dice Paolo.

ü Paolo Curtaz – Le colonne. Oggi celebriamo i santi Pietro e Paolo, il loro percorso, la loro fede, la loro lotta. Pietro e Paolo sono così straordinariamente diversi! Nulla avrebbe potuto mettere insieme due persone così diverse. Nulla. Solo Cristo.

Pietro che ama profondamente Gesù, il più delle volte nel Vangelo interviene grossolanamente e a sproposito. Pietro dovrà sbattere pesantemente il naso contro il proprio limite, piangere amaramente la propria fragilità per diventare il punto di riferimento dei cristiani. Dopo il suo fallimento, presso il lago di Tiberiade, il risorto gli chiede, ora, di amarlo. E Pietro sente tagliente bruciare la ferita dentro di sé. Eppure crede, eppure ama. …Non migliore ma vero, autentico, capace di piangere i tuoi sbagli.

E Paolo, così diverso da Pietro. Paolo, l’intellettuale, il credente intransigente e fanatico che si trova per terra davanti alla luce del Nazareno, ci ricorda l’ardore della fede, il dono del carisma, il fuoco dello Spirito. Senza di lui il cristianesimo sarebbe rimasto chiuso nell’angusto spazio dell’esperienza di Israele, grazie a Paolo e alla sua forza il Vangelo ha travalicato la storia.

 

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In ascolto: «“Ma chi sono io per voi?”. E’ una domanda che vuole una scelta. Vuoi stare con me? Ti va di seguirmi?. …“E ce la farò?” è il ragionamento umano (carne e sangue) vero e reale. Pietro, per Gesù, lasciò le sue reti, la sua casa, sua moglie, la sua famiglia e si fidò».

Paolo ha conosciuto chi è Cristo e con la sua condotta ha detto chiaramente come deve essere colui che da Cristo ha preso il suo nome. Lo ha imitato e ha trasformato i sentimenti del proprio cuore in quelli del cuore di Cristo, tanto che Paolo parlava, ma era Cristo che parlava in lui (Gal 2, 20). Noi, fregiati del nome di Cristo, ci diciamo «cristiani». E perché allora non sembri che ci chiamiamo falsamente «cristiani» è necessario che la nostra vita ne offra conferma e testimonianza (san Gregorio di Nissa). Pietro e Paolo, Colonne della Chiesa, ci sostengano nel mettere in gioco la nostra vita sapendo bene in Chi crediamo. Dopo avere sperimentato l’insuccesso della pesca per tutta la notte, gli Apostoli sull’invito del Risorto, vincono ogni smacco e gettano se stessi, ancor più che le reti, nel Cristo il Figlio del Dio vivente.

Pur coscienti della propria fragilità, la nostra sicurezza si poggia su Chi ci invita a gettare la rete (Gv 21,6). “Ce la farò?” …Si! sentivo emergere in me senza tentennamenti, convinto come ero nel profondo, che l’invito mi veniva da Lui. Ci fu il “Si!” al Vescovo nel lasciare le reti, la casa, la famiglia per farmi nomade. Ancora “Si!” nel rendermi disponibile alla chiamata della Diocesi nel farsi carico delle necessità pastorali, e non solo economiche, della Chiesa sorella in Brasile. Dal mio Pastore chiedevo soltanto conferma altrimenti lasciavo perdere: volevo sentirmi inviato tra i Rom, accanto ai tossico-dipendenti, in una terra che conoscevo a mala pena solo il nome. Avvertivo, invece, con angoscia che mi si lasciava andare ma non accompagnato da una Chiesa che in me viveva la dimensione missionaria: “Per lasciare te tra….., altri devono faticare di più in diocesi”, mi si faceva notare. Ero io il fissato alla ricerca di poveri come se non ne avessimo già dei nostri. E, incompreso, cercavo la risposta che ci aprisse: “I Rom alle nostre porte, la Chiesa gemella… quelle povertà di chi sono?!

Come presupposto di ogni chiamata, divenne indispensabile l’uscita dalla mia ‘terra’ verso la promessa per niente definita. Al Si generoso seguiva ogni volta l’istintivo sgomento. Una cosa è il sogno desiderato e atteso, ben altra è la realtà intravista ma ancora sconosciuta, come il momento d’indecisione quando, conquistato dal fascino dell’immenso, vuoi tuffarti nel mare: lasci perdere la paura e ti lanci e, un volta nell’acqua, gioisci della scelta. Momenti impossibili non mancano, ve l’assicuro, ma tutto diventa possibile in Chi hai creduto. Consapevolmente o no, diventi pietra per la potenza che c’è in te e per la missione che Dio ti ha affidato. Le meraviglie ti sorprendono, ti stupiscono, e ne conosci bene la Fonte. E non cessi di raccontarlo a tutti anche ripetutamente. Una volta giocata la propria vita su Chi è il Vivente, la Vita stessa, le paure, gli sbagli, le persecuzioni non contano più.

 

Pietro, Paolo instancabilmente l’annunziavano con tutto se stessi: il Cristo crocifisso è risorto! Conquistati, conquistiamo.