V Domenica del Tempo Ordinario

Carissimi, 

l’internet mi permette con tanta facilità di varcare l’oceano e continuare a farvi visita per condividere il tesoro sempre nuovo e imprevedibile della Parola. È un servizio che offre a me anzitutto la possibilità d’arricchimento spirituale e che, con gioia e rendimento di grazie, condivido con voi. Con abbraccio fraterno dal Brasile. 


Don Vincenzo


Mc 1,29-39: E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.


Pe. Ermes Ronchi – Mano nella mano con l’Infinito. Gior­nata-tipo di Gesù: immerger­si nella folla e guarire, far sta­re bene le persone. Immer­gersi nella sorgente segreta della forza, la preghiera; da lì risalire intriso di Dio e an­nunciarlo. Tutto parte dal do­lore del mondo. E Gesù toc­ca, parla, prende le mani. Il Signore ti ha preso per mano, anche tu fa lo stes­so, prendi per mano qualcu­no. Un gesto così può sollevare una vita! Ci sono nella vita sor­genti segrete, da frequentare, perché io vivo delle mie sorgenti. E la prima di esse è Dio. Ci insegna a in­ventare quegli spazi segreti che danno salute all’anima: Sto davanti a te; niente per questi pochi minuti viene prima di te. Ed è la nostra dichiarazione d’a­more.

Tutti ti cercano! E lui: Andiamoce­ne altrove a sollevare altre vite, a stringere altre ma­ni. Perché di questo Lui ha bi­sogno, di stringere forte la mia mano, non di ricevere o­nori. Uomo e Dio, l’Infinito e il mio nulla così: mano nella mano. E aggrapparmi forte: è que­sta l’icona mite e possente della buona novella.


don Marco Pedron – Che cosa ho fatto io. Pietro fa il pescatore, la moglie e la suocera lavorano in casa (o su un pezzo di terra, se ce l’hanno). Tutto procede bene. Ma arriva Gesù (il distruttore di famiglie! Lc 12,51-53), si intromette in quella famiglia, l’equilibrio si rompe e arriva il caos. Che fuoco brucia dentro! E Gesù? Come sente della malattia va subito a trovarla (Mc 1,30). Intuisce la difficoltà della donna. Gesù si fa vicino, riduce la distanza, prende l’iniziativa e la incontra. Le sta vicino, finché la donna gli dà ascolto e “si solleva” dalla sua paura che la domina e dalla preoccupazione per ciò che sta accadendo.

Gesù fa una pedagogia vincenti-vincenti. Non ho sbagliato io, non hai sbagliato tu. Non ho ragione, né hai ragione tu, ma tutti e due troveremo una soluzione che aiuti me e che aiuti te. E tutti e due sono vincenti: perché in una relazione se entrambi non vincono, entrambi hanno perso.

E poi Gesù va a pregare. Quando Gesù era troppo pressato dalle persone, se ne andava da solo, a pregare, a ritrovarsi, a ricaricarsi. Prima di fondere, fermati, e datti ciò che ti serve per ricaricarti e per stare bene. Distruggersi per gli altri più che “amore per gli altri” è mancanza d’amore per sé.

Pensiero della settimana: Un ottimista vede nuove opportunità in ogni calamità; un pessimista vede nuove calamità in ogni opportunità.


Paolo Curtaz – Guariti per servire. La suocera di Pietro è febbricitante. Diventa il simbolo di ogni stato di malessere dell’uomo. Pietro e Andrea vanno da Gesù e gliene parlano. E Gesù interviene con garbo, la prende per mano e la guarisce. La suocera si mette a servire il Signore e i suoi famigliari.

I due attributi del discepolo: è un guarito che serve, un risorto che si mette a servizio del Regno.

Siamo stati guariti per servire, siamo risorti per annunciare il Regno, come la suocera di Pietro.

Il nuovo luogo dove si incontra Dio e si fa esperienza di lui è la casa, non il tempio. La fede si sveste della solennità e dell’esteriorità, della ritualità per entrare nel quotidiano piccolo e spiccio.

Da dove prende l’energia per fare della sua vita un annuncio? Dalla preghiera lunga e attenta, per discernere la volontà del padre. Il dialogo intimo ed intenso di chi si lascia plasmare.

Gesù prega di notte. Quando abbiamo troppe cose da fare, quello il momento in cui ritagliarci un tempo per Dio, anche sottraendolo al sonno.

Il “segreto” di Gesù è un intimo colloquio col Padre che gli permette di fare della propria vita un dono agli altri. Se vogliamo, però, possiamo metterci alla sua sequela, da guariti ammalarci della sua stessa passione per l’annuncio del vero volto di Dio.


Wilma Chasseu – Come erano le giornate di Gesù? Prima di tutto era sempre in movimento: è andato in sinagoga dove ha insegnato e liberato un ossesso; ha guarito la suocera di Pietro e molti altri malati, liberato indemoniati, predicato e soprattutto pregato. Questo ci deve insegnare che l’unica vera ricarica dopo un’intensa giornata di lavoro è la preghiera. Tutto il resto, compresi schermi e teleschermi vari, servono solo a riempirci di vuoto e, lungi dal ricaricarci, a lasciarci più stanchi di prima. E’ urgente saperci centrare o ricentrare su Dio.


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Parola e vita: Don Marco riflette sulla crisi molto comune quando, inaspettata, sorge una chiamata. L’Evangelista Marco scrive quando Gesù Risorto è già il Signore e tralascia l’eventuale reazione della suocera alla chiamata e sequela di Pietro. L’altro Marco (Pedron) ama, a suo solito, addentrarsi nel racconto con uno sguardo umano più concreto notando quello che generalmente avviene quando, a sorpresa generale, si presenta una vocazione radicale. La santa suocera avrà anche lei vissuto la difficoltà dell’abbandono nel vedere l’intraprendente genero lasciare casa, fratelli, sorelle, madre, padre, moglie, figli, campi a causa non si sa di che! (cfr Mc 10,27).

Ero troppo bimbo quando, affascinato dallo sguardo di Gesù, volli seguire mio fratello che entrava in Seminario. Da luigino (i chierichetti venivano indicati così) di sette anni volevo già essere prete. Ma le lacrime del mio papà, rimasto vedevo da due anni con tanti bimbi, non le ho mai dimenticate. Consegnandomi allo stalliere di famiglia che mi avrebbe accompagnato col calesse alla città vicina in seminario, gli sfuggì un sentito lamento al Cuore di Gesù (con la lampada a olio sempre accesa nella sala centrale) come se, oltre alla sua dolcissima sposa, gli venissero adesso tolti anche i figli. E Dio sa con quanta premura e sacrificio anche economico il papà mi ha accompagnato anno dopo anno (non si veniva promossi né, tanto meno, ordinati Presbiteri se non si pagava fino all’ultimo spicciolo!), specialmente nell’affidarmi al migliore specialista quando, in piena guerra mondiale, mi ammalai gravemente.

So bene, però, con quanta luce e forza dello Spirito è stata ascoltata, attentamente valutata e accolta la chiamata di Alberto, che avevo incontrato bimbo in una famiglia amica profondamente cristiana, e incontrato poi medico stimatissimo in ospedale. Ha lasciato casa, fratello, sorelle, madre, promessa sposa quasi alla vigilia delle nozze, professione… a causa del vangelo! A differenza della suocera di Pietro, mamma Anna, certamente sorretta da papà Ezio tra i santi da tempo, avvertiva bene che l’invito, libero ma …scottante, veniva dal Crocifisso Risorto che assicura: “In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna” (Mc 10,29-30).

 

Ricordavo questo quando venti giorni fa, celebrando di primo mattino per recarmi ben presto in aeroporto, improvvisamente svenni per un calo di pressione. Riaprendo gli occhi vidi attorno il Rettore del Seminario romano con due giovani chierici già medici. Lasciare la dolcezza dell’abbraccio paterno o un cammino professionale ben avviato…, il “segreto” che permette di fare della propria vita un dono agli altri è, come per Gesù, un intimo colloquio col Padre: metterci alla sua sequela, da guariti ammalarci della sua stessa passione per l’annuncio del vero volto di Dio.