V Domenica di Quaresima

 Carissimi, 

ancora una settimana! 

Il momento è ora! Me lo sto ripetendo e ve lo ripeto in continuazione. Aiutatemi e cercherò d’aiutarvi.

Intanto, se vi capita collezionare le Riflessioni settimanali, vi prego di correggere in Parola e vita di Domenica scorsa: “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io” è di Tim 1,15 e non Gv 1,15. Forse, perdonandomi, l’avrete già fatto.

Fin d’ora: Buona Pasqua perché sia Pasqua, un nascere di nuovo e nascere dall’Alto, Risurrezione nuova di ogni anno. Fraternamente. Don Vincenzo

 

P.S. Suggerito da Paolo Curtaz vi Allego il canto di Lucio Dalla: “INRI”

 

Gv 12,20-33 Alcuni Greci: «Vogliamo vedere Gesù». Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna…

 

Paolo Curtaz – Vogliamo vedere Gesù – Qualcuno ha parlato loro del Nazareno e vogliono incontrarlo. Noi corriamo il rischio di passare l’intera vita a credere di credere. E ciò che Gesù dice ai greci è sconcertante: la logica del dono di sé.  Per vivere, spesso, dobbiamo affrontare una morte. E questo ci spaventa: lo sposo “muore” al suo egoismo per dedicarsi alla sposa. La sposa “muore” sacrificando la sua libertà per dare alla luce un figlio. Il volontario “muore” dedicando il suo tempo libero all’ammalato. L’immagine del parto dice bene questa logica intessuta nelle cose: le doglie sono necessarie per dare alla luce una nuova creatura.

Gesù ha paura di questo momento. Quanto è umano questo Dio impaurito! Eppure ne capisce il disegno, la necessità, e accetta di morire. Per amore, solo per amore.

 

don Marco Pedron – Il momento è ora. Questo vangelo ci introduce nel mistero della vita di Gesù e di ogni vita. Per diventare “adulti” bisogna morire a tante illusioni e maturare. Poi Gesù ci ricorda che una vita ha senso solo se è donata, altrimenti è sprecata. Gesù, egli stesso vive la fatica di andare fino in fondo alla sua missione; egli stesso vive la paura della morte. È di fronte al momento cruciale della sua vita: andare a Gerusalemme nel centro della religione e nel centro del potere. Finché il suo messaggio non toccava direttamente gli interessi religiosi e politici… E sa che è una scelta senza ritorno. Da certi incroci non si tornerà più indietro: vanno compiute adesso o mai più.

Poi Gesù usa più volte il termine “gloria“. Ma il culmine della gloria è la croce. Nella croce noi vediamo che Dio non si sottrae alla morte e a quella morte, per amarci, per starci vicino. Guardando la croce, allora, ciascuno di noi non prende più paura, ma dice: “Ma quanto bene mi deve volere Dio, se ha fatto tutto questo?”. “Dio mi ama da morire, da matti, da pazzi”. “Anche se tutti mi odiano, Dio mi accoglie, non mi rifiuta”.

Nella seconda parte Gv non racconta il Getsemani, ma lo fa qui. Qui c’è tutto il turbamento di Gesù e un angelo che lo consola. Dio non toglie l’angoscia a Gesù. “Tutto sembra finire…; ma ci sono Io”. Questa fiducia è il regno di Dio. Chi vive così, sa che può essere ucciso, ma che non morirà mai.

 

Wilma Chasseur – Chi vogliamo vedere? Vedere Gesù è un conto: VOLERLO vedere è un altro. Vedere, lo vedevano anche scribi e farisei, ma di lui non ne vollero sapere…

Per vederlo la parte giusta è quella della Croce. “Quando sarò innalzato attirerò tutti a me”. Perdere la propria vita, trovare la gioia nella rinuncia, ma nessuno vuole guardare da quella parte, quella che il mondo non conosce e l’uomo carnale non capisce! Per costui portare frutto significa avere successo, dominare ecc.

 

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Parola e vita- Ancora una settimana, giusto in tempo per distruggere il vecchio tempio, la fede non fede, la religione commercio. «Per sapere chi sia Dio de­vo solo inginocchiarmi ai piedi della Croce» (Karl Rah­ner). «La Croce non ci fu data per capirla ma perché ci aggrap­passimo ad essa» (Bonhoef­­fer). Una settimana ancora e dalla prossima domenica noi, prescelti e inviati ad annunziarlo con la vita, ci troveremo immersi nel mistero più sconvolgente e maggiormente dinamico per la vita stessa del mondo.

Morire a se stessi moltiplica la vita. Dio entra nella morte perché là va ogni suo figlio. Ma dalla morte risorge come un germe di vita indistrutti­bile, e ci trascina fuori, in alto, con sé. (Ermes Ronchi).

Capiterà immancabilmente ancora una volta, come le sante donne di Gerusalemme, di commuoverci celebrando la Passione e Morte del Cristo. E Gesù inviterà ancora noi a volgere lo sguardo dalla parte giusta: “Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?” (Lc 23,31).

La Parola di questa domenica conferma quanto affermato la sorsa domenica a Nicodemo: “come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”, e ‘credere in Cristo’ è credere che come il serpente (veleno e morte) innalzato cessa d’essere morte, così la croce (maledizione e morte) con il Cristo e Cristo Crocifisso è salvezza e vita.

La voce del PADRE: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!» e “Questa voce non è venuta per me, ma per voi”; siamo noi che non lo sappiamo, o non lo vogliamo sapere. E sì che Gesù ha preso la giusta direzione. Ora tocca a noi prendere la strada giusta. E dopo sentiremo anche noi la voce del Padre. (Wilma Chasseur).

 

Ancora una settimana! Non sciupiamola. Il momento è ora. Questo brano nel Vangelo di Giovanni avviene poco prima della passione di Gesù che è appena entrato in Gerusalemme. La gente lo ha accolto con rami di palme, d’ulivo, cantando e gridando “Osanna al Figlio di Davide”. Ma i farisei, invece, stanno tramando per ucciderlo e per condannarlo.

Un uomo deve cambiare vita: gli è chiaro cosa deve fare e cosa non deve più fare. Ma vuol dire cambiare tutto, buttare a soqquadro la propria esistenza, ed è difficile. Sa che o lo fa adesso perché sente che è il momento, o non lo farà più. Che si fa? Il tempo è maturo e la cosa dev’essere fatta. Ma sono incroci, strade di non ritorno, cambiamenti radicali, e ci fanno paura. Se bisogna andare a Gerusalemme – e Gesù lo sentiva – bisogna andare.” (Marco Pedron).

Lo ripeto prima a me e non mi stanco ripeterlo: “Se, a differenza di Pietro e degli altri, ci sembra così facile credere in Gesù(!) o è perché non c’impegniamo nel cercare chi ci aiuti a vederLo dal posto giusto, oppure ci fa comodo il non cercare sul serio. È troppo rischioso! Però è l’unico modo per conoscerlo e appassionarsi di umanità e per l’umanità.

Ancora una settimana! In silenzio, ascolto e preghiera rivolgiamoci a qualche discepolo, forse meno imballato come per i greci Filippo o Andrea, gli unici il cui nome tradiva una provenienza straniera (Pedron), perché ci aiuti ad avere un incontro con Gesù.

In preghiera vi do una mano, offritemi la vostra. 

 

Grazie.