XVIII Domenica TO/A

 Carissimi, eccomi alla mia solita visita settimanale per condividere il Pane della prossima domenica. Nella prima parte, come sempre, qualche spunto offertoci da maestri sempre pronti nel donarci alcune suggestioni, e nella seconda il mio vissuto alla luce del Vangelo. Continuo a credere che mi è, e suppongo anche a voi, utile entrare con discrezione anche da quanti non aprono la cassetta della posta.  Lo stare vicini, anche se in silenzio, ci aiuta scambievolmente. È la carità, più che le parole, che ci fa crescere. Fraterno e cordiale abbraccio.  
 
Don Vincenzo

 

18ª Domenica T.O. 3 agosto 2014

Mt 14,13-21: Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare». Gli risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qua». Prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

 

Marco Pedron: Più si da più si ha. Gesù se ne torna a Nazareth, nella sinagoga. Ma ciò che è incredibile è che mentre le folle lo ascoltano volentieri e alcuni anche accolgono il suo messaggio, nella sinagoga, i pii, i devoti, i religiosi, lo rifiuteranno. Gesù si rende conto di come il culto, quando diventa un rito vuoto, una semplice ripetizione di gesti, renda le persone refrattarie, chiuse e insensibili. Così Gesù, da questo momento, non metterà più piede in una sinagoga. Se il culto, le preghiere, i riti, diventano vuoti, senza vita, senza mettere in contatto l’uomo con Dio, allora sono inutili. Allora sono “sepolcri imbiancati: essi all’esterno sono belli a vedersi, ma dentro sono pieni di morte” (23,27). Gesù però non si scoraggia, va altrove.

La gente lo segue nel deserto, affrontando disagi e difficoltà. Gesù dona la libertà e le persone lo seguono dovunque. Gesù li vede e ne ha compassione: dove va a mangiare tutta questa gente. Gesù dice ai discepoli una frase ambigua: “Date voi stessi da mangiare”. L’unico vero dono nella vita è dare se stessi. Sarà quello che Gesù farà nell’Ultima Cena quando donerà se stesso.

Una vita non donata, trattenuta, è una vita sprecata. Ciò che sembra poco, se messo assieme, diventa sufficiente per tutti. Il poco, se è condiviso, diventa tanto. Il condividere (e condividendo si moltiplica!) ciò che si ha. Questo Dio vuole.

Tutto inizia da poco. Tutto ciò che è grande, un giorno fu piccolo. Vi succede mai di farvi paralizzare da ciò che dovreste fare? Guarda a te non solo per ciò che sei ma per ciò che puoi diventare. La realtà non è solo ciò che sei ma ciò che puoi essere, così come la realtà di un seme è anche la pianta.

Più si condivide e più le cose si moltiplicano (è il senso della moltiplicazione). Quando tra amici ci si accorda che ciascuno porti qualcosa da mangiare ce n’è sempre per tutti e ne avanza sempre.È meraviglioso il gesto di quel ragazzo. Metti a disposizione ciò che sei. Ci capita di non accettarci, di vederci con cinque pani e due pesci di fronte a cinquemila uomini.

Allora: ogni volta che vengo in chiesa all’eucarestia Gesù trasforma il pane nel suo Corpo. Il pane è ben poca cosa, eppure diventa il suo Corpo. Ma Gesù vuole soprattutto trasformare me. E se gli credo, quel che sono è davvero tanto.

 

 

Paolo Curtaz- Pani e pesci – Abbiamo fame, tanta. Fame di significato, di senso, di pienezza, di felicità, di pace. Fame che colmi i cuori, i nostri cuori, ogni cuore. Gesù vede la nostra fame profonda. Sa che non abbiamo in noi stessi la risposta. Quello di questa domenica è un miracolo fondamentale, per l’intensità del suo significato. Molta gente si raduna attorno a Gesù.

Gesù prova compassione per la folla, patisce insieme. Ha compassione, il Signore, ama il popolo, sa di cosa abbiamo bisogno. La fame si può saziare, quella fisica e quella interiore, ma ad una sola condizione: mettersi in gioco. Ogni scusa è buona per aggirare la richiesta. Gesù insiste: a lui serve ciò che sono, anche se ciò che sono è poco.

La sproporzione è voluta. La stessa sensazione che proviamo noi quando cerchiamo di annunciare la Parola, di porre gesti di solidarietà, di bene: annuncio loro il bel modo di vivere che aveva Gesù. Poi escono, e per un’intera settimana sentiranno e vivranno il contrario: violenza, egoismo, opportunismo. Occorre arrendersi? No: il nostro è gesto fecondo se accompagna l’opera di Dio, è segno profetico che imita l’ampio gesto del seminatore, è icona di speranza che imita la pazienza verso la zizzania del padrone del campo.

Troviamo la forza per metterci in gioco, per condividere quel poco che siamo solo e a condizione di attingere al gesto straordinario di Gesù che, lui per primo diventa cibo.
Anche noi, come Cristo, possiamo diventare pane spezzato per gli altri! Abbiamo troppa zizzania nel cuore…  Ogni scusa è buona per aggirare la richiesta. Gesù insiste: a lui serve ciò che sono, anche se ciò che sono è poco.

 

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Parola e vita – Con domande che sembrano ingenue, ma che mirano a capovolgere la risposta, cerco di smontare nozioni date per scontate. Si recita, per esempio, al 5° mistero della Gioia: Lo smarrimento di Gesù tra i dottori nel tempio sapendo bene che a smarrirsi furono i genitori e non Gesù. Oppure all’8ª Stazione della Via Crucis si contempla Gesù che consola le donne di Gerusalemme mentre il Vangelo parla di Gesù che indirizza meglio il loro lamento. Addirittura, nonostante notissima la descrizione in Matteo (Mt 25,31) del Giudizio universale, trovo impreparati i fedeli sulla materia del nostro Giudizio: il Libro della nostra vita non contiene i nostri peccati (…necessiterebbe una biblioteca più che un libro!) ma un piccolo foglio in cui sono scritti in modo indelebile piccoli e semplici gesti di misericordia. Per questo ascoltando il Vangelo della Moltiplicazione dei pani e dei pesci, alla domanda: “Quante volte Gesù ha moltiplicati i pani?” alla risposta imbarazzata disoriento con un “Mai!”. Gesù non moltiplica ma divide e condivide pani e pesci. Moltiplica il consumismo che non sfama per niente anzi aumenta gli affamati. Moltiplicando mangio indisturbato il mio pane dopo aver benedetto Dio per il cibo che ci dà, aggiungendo con sfrontatezza: “Danne, Signore, a chi non ne ha!”. Bella e comoda preghiera con Gesù che ci avverte: “Date voi stessi da mangiare”. È il condividere che sfama. È: ‘date voi stessi da mangiare’, il donarsi agli altri che compie miracoli. Ed è il miracolo che ci viene richiesto se di fede ne abbiamo anche solo un briciolo: le montagne si spostano, i gelsi si trapiantano nel mare della misericordia (Lc 17,6).

In Brasile se uno deve farsi una casa tutti lavorano il fine settimana per lui. S’indice il mutirão (tutti per uno) e in poco tempo la casa si costruisce. È successo ugualmente quando andava ampliata la piccola chiesa della mia nascente Parrocchia, oppure quando bisognava costruire una cappella in qualche poverissimo villaggio. Cosa potrebbe accadere se mettessimo a disposizione degli altri le nostre risorse, quel poco o molto che sappiamo fare! Uniti si compie l’impossibile. Quando ho messo a disposizione le mie povere capacità si sono realizzate meraviglie. L’ Umile e Piccola per eccellenza l’ha cantato e ce lo fa ripetere ogni giorno: Ha guardato l’umiltà della sua serva, ha fatto in me cose grandi! (Lc 1,49).

 

Sprofondiamoci pure nella nostra pochezza senza paura, ma quel poco doniamolo tutto.