XXI Domenica del Tempo Ordinario

 
 Sorelle e fratelli amati, cogliendo l’occasione dell’insistenza per quattro domeniche di mangiare il vero ‘Pane’ per avere vita, avvertiamo la compassione della moltitudine che è nel deserto senza Pane. Con Gesù possiamo ripetere: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi,” (Lc 4,18). Siamo annunziatori del Lieto Messaggio: “Convertitevi dalla direzione ingannevole che ‘ubriaca’, e credete al Vangelo di un Papà che vi accoglie abbracciandovi dopo lunga attesa e vi immette al Banchetto preparato appositamente per il vostro ritorno”. Il Vangelo apre gli oppressi alla Vita e non alla condanna. Ci prepariamo così all’Anno Santo della Misericordia. 

Vi abbraccio. 

 

Don Vincenzo

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,60-69)

Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».… Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

 

padre Ermes Ronchi – La Parola di Dio, parola di vita eterna. Mai parla­to di Dio così: un Dio che non versa sangue, versa il suo san­gue; un Dio che va a morire d’amore, che si fa piccolo co­me un pezzo di pane, si fa cibo per l’uomo. Finita la religione delle prati­che esterne, degli ob­blighi, questa è la religione del corpo a corpo con Dio, fino a diventare una cosa sola con lui.

Nessun altro c’è su cui poggiare la vita.

 

don Marco Pedron: Ma da chi vuoi che andiamo, Signore. Gesù ha detto ai suoi discepoli che bisogna nutrirsi di cose vere, e ha smascherato le ipocrisie dei suoi ascoltatori: “Non basta dirsi credenti… non basta una preghierina… Chi mi vuol seguire deve mangiare la mia carne, sentirsi sicuro nelle mani della vita, pur in mezzo a conflitti e soprattutto deve vincere la paura.

E’ un “deve” che è una possibilità. Gesù non costringe nessuno a seguirlo per dovere, per costrizione. E vorreste mai una donna che vi sposa non perché vi ama, ma perché è costretta? E come potete pensare di piacere a Dio se lo frequentate per “dovere”, perché così vi è sempre stato insegnato. Gesù vuole essere seguito nella libertà e per amore. Perché è l’aria che respiri, il pane che ti sazia e l’acqua che ti disseta.

“E’ duro questo linguaggio… Se è così, noi ce ne andiamo”. Molte persone per motivi banali lasciano la fede e la chiesa. Dicono che la chiesa dovrebbe cambiare, che anche nella chiesa ci sono “le mele marce”. Ma il motivo vero è che Gesù è esigente. Se vuoi seguire Gesù, devi dire sì a certe cose e no ad altre. Le bottiglie di plastica nel fiume vanno dove va la corrente. Ecco, molte persone sono così: non hanno mai scelto per cosa vivere, per quali valori o per quale strada. Vanno, si lasciano trasportare.

Gesù non vuole folle di discepoli, vuole amanti della vita e dello spirito. Gesù sapeva che le sue parole non potevano cambiare molte persone. Ma voleva che quelli che stavano con Lui fossero davvero liberi nel cuore, nella mente e nell’anima.

“Vuoi andartene anche tu? Se vuoi, vai, io non ti costringo, io non mi arrabbio, io non me la prendo. Se rimani, rimani per tua scelta e tua convinzione. Se vuoi andare, vai!”.

Chi mi può dire: “Va bene così”, così che io possa sentirmi a casa, anche se non sono perfetto.

Chi mi può dire: “Ci sono io”, così che io mi possa sentire accompagnato, quando non so dove andare.

Chi mi può dire: “Non aver paura”, quando io sono paralizzato e terrorizzato dal muovermi.

Solo Tu, Signore, hai parole di vita eterna.

 

Paolo CurtazLa tragedia è ormai consumata. Il giudizio su Gesù da parte della folla è cambiato: fino a quando Dio ci esaudisce lo seguiamo, quando è esigente e chiede, lo abbandoniamo. “Volete andarvene anche voi?”. Non blandisce gli apostoli sgomenti.

E tu, vuoi andartene? Vuoi davvero metterti dalla parte di coloro che pensano che questo cristianesimo sia da abbandonare e metterti dalla parte degli illuminati che criticano senza mettersi in gioco? Fallo. L’amore di Dio ci lascia liberi. Dove trovare tanta serenità, tanta verità, tanta luce, tanto silenzio, dove, amico degli uomini, trovare compassione e futuro, dove respirare l’ebbrezza di Dio?

Tu ci hai sedotti. Dove vuoi che andiamo, Signore?

 

Wilma Chasseur – Il grande dilemma. “Giosuè disse a tutto il popolo: “Se vi dispiace di servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire”. O il Signore, o gli dei degli Amorrei. “Lungi da noi l’abbandonare il Signore per servire altri dei”. Perché “il Signore nostro Dio ha fatto uscire noi e i padri nostri dal paese d’Egitto…”. Anche Pietro fa memoria delle parole di vita eterna udite da Gesù che colmano la sete d’infinito dell’uomo di tutti i tempi. La vera libertà è quella dello spirito, fare la volontà di Dio, mentre quella della carne è fare ciò che pare e piace e così uno si illude di essere libero.

Ricordare tutte le parole di vita eterna udite da Lui e fare memoria di tutte le grazie ricevute, per poter rispondere come Pietro: “Da chi andremo Signore, tu solo hai parole di vita eterna”.

 

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Parola e Vita. Tutto un mese sul capitolo 6° di Giovanni per un attento discernimento sulle motivazioni e le conseguenze nella vita della nostra Messa domenicale. Dono di una Parola che verrà riproposta, per ben quattro domeniche, soltanto fra tre anni. Abbastanza tempo per correggere la consuetudine secolare, ancora ben radicata nei ‘fedeli’, dell’andare per soddisfare un Precetto valido se presenti (si avvertiva una volta) anche se presenti da dopo la Parola proclamata in un latino non capito. Povera Chiesa! Inviati ad: «Annunziare ai poveri un lieto messaggio, e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi» (Lc 4,18) …ma i poveri, i ciechi e zoppi sono fuori. Stiamo attenti a non essere Guardiani della legge più che annunziatori del Vangelo.

Per quanto tempo ancora agli ‘affaticati e oppressi’ rivolgeremo l’invito del Signore: «Venite a me, voi tutti, e io vi ristorerò». (Mt 11,28), più che metterli in avviso di non accostarsi alla Mensa se non confessati, Avendolo sperimentato, testimoniamo con convinzione il bisogno della confessione, sacramento della Misericordia che, al perdono sempre pronto del Padre, aggiunge il perdono della comunità offesa e la forza propria del sacramento contro il peccato. È il dono stupendo del Cristo Risorto e non presupposto indispensabile per fare la comunione.

Per quanto tempo ancora il non andare a Messa la domenica lo esporremo come peccato, anziché ripetere con Gesù: «Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita». In chi abitualmente non viene riteniamolo fratello bisognoso, e persino con radicata inappetenza. Manca facilmente in lui la piena avvertenza e deliberato consenso: «Non ho questa abitudine» faceva notare il vecchietto. Di Dio, Papà in attesa, non lo percepisce nemmeno. È finita la religione delle prati­che esterne, dei doveri e ob­blighi. (Pedron).

A quelli che vengono occasionalmente, inesperti e privi di ‘senno’ (Proverbi 9,4), accogliamoli con la gioia e la festa del Padre: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate la stoltezza e vivrete, andate diritti per la via dell’intelligenza» (Prv 9,5-6)

Ai partecipanti abituali, poi, fare presente che, accostandosi puntualmente alla comunione, mangiano Gesù fattosi ‘carne’, cioè umanità da assimilare e farsi assimilare per essere a nostra volta pane offerto a tutti. “Chi mi vuol seguire deve mangiare la mia carne, nutrirsi di Dio, cambiare, cioè, vita, facendo proprio lo stile, il cuore e la mente di Gesù”.

«Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?» (Gv 6,60). E «da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui» (66). Oggi, al contrario, molti continuano ad andare con Lui, illudendosi di essere suoi discepoli, mentre farebbero meglio a tirarsi indietro. Assistiamo allibiti a testimonianza di cristiani, persino autodefinendosi cattolici (=universali), che lottano per la non accoglienza dei disperati, sottraendosi alle proprie responsabilità per una economia più equa e solidale.

Perdonate se torno su una formazione cristiana distorta per secoli, e dall’essere Comunità scuola di sequela radicale, si è passati a quella più accomodante di fedeli non adulti obbedienti, una volta ritenuti: ‘Cattolici praticanti’!. Non più bambini, basta crescere un poco, poco obbedienti alla legge ma in ascolto della Parola, per trovarsi, se non proprio esclusi, almeno pericolosi. Ai tempi del mio nomadismo venivo ritenuto prete sospetto …e non solo dalle varie Questure: «Mai visto un prete tra ladri!». Ma …almeno Gesù? Scandalizzava vedere una veste sacra tra i rifiuti. E mi abituai a non avere la veste per essere sacro.

“Signore da chi andre­mo?”. Tu solo e nessun altro c’è su cui poggiare la vita.