XXVI Domenica TO

Carissimi sempre amati,

eccomi alla visita settimanale fedele, per quanto possibile, come i fratelli Testimoni di Geova. Come per loro potete liberamente apporre alla porta del vostro cuore: “Sono occupato, non insistere!”. Mi basta essere venuto per continuare il legame d’amicizia.

Cordialmente.

Don Vincenzo

 

 

 

 

 

Mt 21,28-32: “Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi vai a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del Padre?». Risposero: “Il primo”. E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passeranno avanti nel regno di Dio…”

  • padre Ermes Ronchi – Gesù ha sempre fiducia in ogni uomo. “Un uomo aveva due figli…”in quei due figli è rappresentato ognuno di noi: infatti non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio (Rm 7,15.19 ). Il primo figlio che dice «no», è un ribelle; il secondo che dice «sì» e non fa’, è un servile. Non esiste un terzo figlio ideale, che vive la perfetta coerenza tra il dire e il fare. Hanno qualcosa in comune: la stessa idea del padre come di un estraneo che impartisce ordini; la stessa idea della vigna come di una cosa che non li riguarda.

Pentirsi significa cambiare il modo di vedere il padre e la vigna. Il padre non è più un padrone da obbedire. Questa volontà del padre, da capire bene: avere figli che collaborino, come parte viva, alla gioia della casa, alla fecondità della terra.

Gesù prosegue: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Si rivolge a noi che a parole diciamo «sì», ma siamo sterili di opere buone. Cristiani di facciata. In Dio non c’è ombra di condanna, ha fiducia sempre; ha fiducia nelle prostitute e ha fiducia in noi, nonostante i nostri errori e i nostri ritardi.

Conversione: Dio non è un dovere. È amore e libertà.

  • Don Marco Pedron – Ho il diritto di cambiare idee. Nessuno dei due ha voglia di andarci. Il primo ha paura di deludere suo padre. Il secondo invece non teme di deludere. Gesù vuol dire: ciò che conta non è ciò che si dice o ciò che si mostra, ma il risultato. 

Le prostitute e i peccatori vi passano davanti”. Una prostituta va da Gesù. Il suo è un “no” al vangelo e a Gesù. Ma Gesù non guarda all’esterno ma al suo cuore e dirà: “La tua fede (=ciò che hai fatto) ti ha salvato” (Lc 7,50). Gesù non vede una prostituta, vede una donna, che ha bisogno d’amore, di accettazione e di perdono. E lui glielo dà. Amava i pubblicani e le prostitute non perché approvasse ciò che facevano ma perché questa era gente che si accorgeva di aver sbagliato. Gente dal cuore grande, che faceva follie, perché solo chi ama, solo chi è innamorato può fare gesti dell’amore: folli per chi ha il cuore duro, rigido, ma gesti d’amore, di misericordia, di vita per chi vive. Gesù diceva: “Qui c’è vita… amore… bellezza… verità… rapporti veri: qui c’è Dio!”.

Ogni volta che Gesù va in chiesa (sinagoga) succede un problema, tant’è vero che un giorno nel tempio, pieno di rabbia, buttò all’aria tutto. Perché il grande pericolo di ogni chiesa è quello di trasmettere dottrine, regole e non di far sperimentare, vivere, sentire Dio. Gesù, invece, ha vissuto e stava là dove c’era il dolore, la gioia, dove c’era la vita perché Lui, la Vita, non poteva che stare lì.

Se sono il secondo figlio: cambiare opinione è segno d’intelligenza. Se ho detto o pensato finora una cosa, adesso mi permetto di pensarne o dirne un’altra.

  • Paolo Curtaz – Sì, no. Domenica scorsa siamo rimasti spiazzati dal comportamento del padrone della vigna, quando ha compiuto un gesto all’apparenza ingiusto. La presunta giustizia degli operai della prima ora, in realtà, era una rabbia mal sopita che si sfogava contro gli operai dell’ultima ora, togliendo loro l’essenziale per vivere. Non c’è nulla da fare: se vogliamo davvero seguire il Dio di Gesù Cristo dobbiamo continuamente convertire la nostra prospettiva: autenticità.

Gesù, prima del peccato, detesta un atteggiamento molto diffuso fra i devoti di ieri e di oggi: l’ipocrisia.

Il primo figlio risponde subito alla chiamata del padre. Ma in realtà non ha proprio nessuna intenzione di andare, fin dall’inizio. Il suo è un atteggiamento puramente esteriore,

Come la nostra fede, troppo spesso fatta di riti senza conversione, fede molto più simili alla superstizione che alla conversione! Dio non ama le finte devozioni, non ama la falsità.

Ho incontrato delle persone che si dichiaravano atee, che dicevano “no” a Dio. No ad una fede fatta di ipocrisia. No ad un Dio incomprensibile che si disinteressa all’uomo. No agli uomini di Chiesa che dimenticano la misericordia. No. Eppure, una volta messi davanti ad un volto di Dio diverso, per alcuni il “no” diventa un “sì” inatteso e pieno.

Che il Signore ci doni di non fermarci alle parole ma di gridare il Vangelo con la nostra vita.

  • Wilma Chasseur – Il signorsì ed il signorno. Domenica scorsa avevamo visto gli ultimi diventare primi e oggi vediamo i lontani diventare vicini: i pubblicani e i peccatori sorpassare i principi e i dottori. Chi ha toccato il fondo non fa più affidamento sui propri meriti (che non ci sono), ma unicamente sulla misericordia divina. L’accento del Vangelo di oggi viene messo sul fare la volontà del Padre, cioè voler fare ciò che piace al Signore. 

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Parola e vita: C’è un terzo Figlio che vive la perfetta coerenza tra il dire e il fare: è Gesù, attento nel presentarci il Padre, come nella scorsa domenica, interessato affinché tutti, senza alcuna esclusione, andassero a lavorare nella vigna che è anche mia, per una vendemmia abbondante, per un vino di festa per tutta la casa. Digiuni di Parola per secoli si è presentato un Dio Padrone che impartisce ordini; la stessa idea della vigna come di una cosa che non ci riguarda. La Parola era sconosciuta e ci si nutriva di dottrina. La Santa Messa che celebravo da giovane prete, era valida per i fedeli dall’Offertorio in poi; si faceva benissimo a meno della Parola, in latino, né ne era permessa la traduzione. La prima Bibbia mi fu permesso acquistarla soltanto negli degli studi teologici. Nonostante la rivelazione di un Padre che fa festa per il figlio disobbediente e incompreso dal figlio servo obbediente (Lc 15), si è predicato un Dio Giudice che condanna all’inferno i peccatori. E io, da buon prete, condannavo all’inferno tutti quelli che, non abituati al rito che sperimentavano noioso, s’intrattenevano più volentieri in piazza disoccupati. Ci troviamo oggi cristiani praticanti fino allo scrupolo, ma, capita, ipocriti, incapaci di amare. Tante e tante volte ho incontrate persone religiosissime, spesso con il Rosario sempre tra le mani, pronti nel partecipare a ogni Pellegrinaggio (esagero, ma è vero), essere poi un disastro e non solo in famiglia. Papa Francesco esorta a stare molto attenti: “Nella storia della Chiesa ci sono stati alcuni sbagli nel cammino verso Dio. Alcuni hanno creduto che il Dio vivente, il Dio dei cristiani noi possiamo trovarlo per il cammino della meditazione, e andare più alto nella meditazione. Quello è pericoloso, eh? Quanti si perdono in quel cammino e non arrivano. Sono buoni, lavorano, ma quello non è il cammino giusto. E’ molto complicato e non ti porta a buon porto”. Incontrandoli li trovi compiaciuti nel sentirsi a posto, loro molto bravi a differenza di tanti altri, peccatori per cui pregare. “Gesù ci dice – continua il Papa – che il cammino per incontrarlo è quello di trovare le sue piaghe, e le piaghe di Gesù tu le trovi facendo le opere di misericordia, dando al corpo – sottolineo – del tuo fratello piagato, perché ha fame, perché ha sete, perché è nudo, perché è umiliato, perché è schiavo, perché è in carcere, perché è in ospedale. Quelle sono le piaghe di Gesù oggi. E Gesù ci chiede di fare un atto di fede, a Lui, ma tramite queste piaghe” (3 luglio 2013).

 

 

 

 

 

Nella sua autobiografia il Mahatma Gandhi racconta di come, quand’era studente in Sudafrica, avesse nutrito un profondo interesse per la Bibbia, soprattutto per il discorso della Montagna. Si convinse che il Cristianesimo era la risposta al sistema delle caste, e pensò seriamente alla possibilità di diventare cristiano. Un giorno si recò in chiesa. All’ingresso lo fermarono e gli spiegarono gentilmente che se desiderava ascoltare la messa poteva farlo in una chiesa riservata ai negri. Egli se ne andò e non vi ritornò mai più. E scrive: “Anche se lì si parlava di Dio, lì non c’era amore e quindi non c’era neanche Dio” (Pedron).

Anche di recente ho incontrato pellegrini zelanti nel pregare, ma senza alcuna reale conversione, anzi spiritualmente molto più fervorosi; torneranno ancora il prossimo anno per rifornirsi ancora di religiosità vuota?.

 

 

 

 

 

Accompagnando il pellegrinaggio a Medjugorje ho continuamente esortato a non cercare miracoli o visioni, ma di chiedere umilmente alla Vergine Santissima di vivere attenti, nella vita concreta nel proprio ambiente, nel fare quello che dice Gesù (Gv 2,5).

I discepoli di due grandi religioni – narra Pedron – si incontrarono. Gli uni dissero: “Il nostro Dio l’abbiamo pregato e ha fatto questi miracoli… ha guarito queste persone… ecc. E il vostro?”. Allora gli altri risposero: “Da voi è miracolo quando Dio fa la volontà dell’uomo; da noi invece è miracolo quando l’uomo fa la volontà di Dio”.