"Proporre un cammino sinodale - ha affermato Mons. Maniago - significa quindi invitare tutti i battezzati a mettersi in gioco con consapevolezza e responsabilità mettendosi in ascolto del Signore per individuare come e dove e in che modo il Vangelo possa essere annunciato, testimoniato, vissuto in questa stagione della storia.

Camminare insieme. L’omelia del Vescovo Claudio nella liturgia della Parola per l’inizio del cammino sinodale in Diocesi

"Come San Giuseppe collaboriamo al progetto di Dio"

OMELIA NELLA LITURGIA DELLA PAROLA

PER L’INIZIO DEL CAMMINO SINODALE

(17 OTTOBRE 2021)

 

La Chiesa di Dio è convocata in Sinodo. Nell’ottobre 2023 si celebrerà il Sinodo dei vescovi sul tema “Per una chiesa sinodale. Comunione – partecipazione – missione. Ma il Santo Padre ha voluto dare una concretezza nuova a questo evento ecclesiale prevedendo un cammino che coinvolgesse tutto il popolo di Dio in tutte le sue componenti per un grande momento di incontro e ascolto.

Ricordiamo le prime parole del pontificato di papa Francesco, pronunciate dalla loggia di San Pietro la sera del 13 marzo 2013, subito dopo l’elezione: «E adesso, incominciamo questo cammino: vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi». Il Papa ha utilizzato per tre volte la parola «cammino». Cammino fa parte della radice della parola greca synodos che, composta dalla preposizione syn e dal sostantivo hodos, indica il cammino che i membri del popolo di Dio percorrono assieme. Mettendo in relazione queste due considerazioni, ricaviamo allora che «cammino sinodale» per la Chiesa, significa camminare tutti insieme, ascoltando insieme quello che lo Spirito dice alla Chiesa, ricercando insieme la volontà di Dio, con un discernimento che si viva non soltanto a titolo personale, ma come comunità cristiana. Proporre un cammino sinodale significa quindi invitare tutti i battezzati a mettersi in gioco con consapevolezza e responsabilità mettendosi in ascolto del Signore per individuare come e dove e in che modo il Vangelo possa essere annunciato, testimoniato, vissuto in questa stagione della storia.

Domenica scorsa il Papa ha dato inizio a questo cammino sinodale per tutta la Chiesa; questa domenica tutte le diocesi e, quindi, anche la nostra diocesi accogliendo con tremore con gioia l’invito del Papa iniziamo questo cammino con una prima tappa che si concluderà nel prossimo marzo con cui daremo il nostro contributo al Sinodo dei vescovi.

La Chiesa italiana però non si fermerà allora, ma raccogliendo un pressante invito di Papa Francesco proseguirà il cammino sinodale con l’intento di ripartire dopo questi terribili anni di prova segnati dalla pandemia manifestando finalmente in modo più concreto lo stile del camminare insieme che è costitutivo della vita della chiesa e che troppo spesso e troppo a lungo è stato penalizzato nella vita delle nostre comunità.

Vivremo così un decennio (2021-30) che vorrebbe essere interamente sinodale. I Vescovi italiani infatti hanno deciso, anziché redigere gli orientamenti pastorali da studiare e tradurre in pratica nelle comunità cristiane, di affidarne la costruzione all’intero popolo di Dio (del quale fa parte anche il magistero), mantenendo al centro del decennio – in corrispondenza del probabile Giubileo del 2025 – una convocazione nazionale, nella modalità che si chiarirà strada facendo.

Le parole chiave di questo nostro cammino saranno comunione, partecipazione e missione e già la parola che il Signore ci ha rivolto questa sera ci aiuta a comprendere i valore di questi fondamentali riferimenti.

Non possiamo camminare insieme in un modo che sia radicalmente diverso dal semplice sopportarci o, peggio, dall’essere sempre in competizione, se non ricordiamo che siamo un solo corpo in cui tutte le membra, diverse per ruoli e funzioni, sono tutte importanti e necessarie, “anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie”. E condividono lo stesso destino per cui “se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui”. La comunione quindi non è una scelta pastorale, ma un tratto della natura più profonda del nostro essere Chiesa.

Non possiamo camminare insieme se non brucia dentro di noi il fuoco dello Spirito che il Signore ha donato alla sua Chiesa nella Pentecoste e per illuminarla e sostenerla e, con la ricchezza dei suoi doni, a spingerla continuamente a uscire con fantasia e coraggio per annunciare a tutti il Vangelo e portare tutti all’incontro decisivo con il Signore. È la sua missione che tanto è più feconda quanto più è animata dal fuoco dello Spirito che appassiona e rende strumenti di comunione.

E non possiamo vivere un vero cammino sinodale se non percepiamo la presenza del Signore che ci affianca, se non ascoltiamo la sua parola che ci scalda il cuore, se non lo riconosciamo nell’esperienza eucaristica dello spezzare il pane la domenica, se non sentiamo la responsabilità di andare, insieme, a raccontare a tutti il nostro incontro con il Risorto. Il nostro cammino sarà sinodale se si svolgerà con il reale coinvolgimento di tutti e di ciascuno, senza bisogno di particolari titoli o competenze, se non quelle che vengono dall’esperienza della vita di tutti i giorni vissuta da cristiani nella società e nella Chiesa.

Determinante sarà anche mettersi tutti nell’atteggiamento dell’ascolto. Una Chiesa in cammino deve essere una Chiesa che ascolta innanzitutto il Signore, la sua Parola, facendola diventare sempre più determinante nella sua vita. Un cammino sinodale è vero se la Chiesa si pone in ascolto di tutti i fratelli e le sorelle, vicini e lontani, nella consapevolezza che nella loro esperienza di vita lo Spirito semina luci per tutti. Una Chiesa sinodale è una Chiesa che con umiltà e pazienza, impara a farsi sempre più vicina a tutti, per dare a tutti la possibilità di dare il proprio contributo al suo cammino.

La nostra Diocesi quindi, inizia il cammino sinodale con tremore e gioiosa fiducia ponendosi alla scuola di San Giuseppe, in quest’anno in cui il Papa ci ha chiesto di rinnovare la nostra attenta devozione alla sua testimonianza.

Come San Giuseppe saremo obbedienti alla Parola di Dio e accoglienti riguardo alle indicazioni e sollecitazioni che ci vengono e ci verranno dal Magistero; ci impegniamo a imitare il suo slancio e saremo coraggiosi e creativi i fronte alle immancabili difficoltà e alle prove facendoci guidare dall’amore alla Chiesa vissuto con responsabilità; nel nostro cammino sinodale lavoreremo tutti generosamente secondo le nostre possibilità, condividendo con San Giuseppe la consapevolezza di collaborare al progetto di Dio; con la sua potente intercessione imploreremo la grazia delle grazie: la nostra conversione.

Concludo con le parole che Vescovi Italiani, in questa occasione hanno rivolto a tutti i fedeli con molta sincerità e molta fiducia: «Non sappiamo dove ci condurrà questo cammino sinodale: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3,8). Sappiamo però quanto ci basta per partire: se ci lasceremo condurre umilmente dal Signore risorto, a poco a poco rinunceremo alle nostre singole vedute e rivendicazioni e convergeremo verso “ciò che lo Spirito dice alle Chiese”».

Coraggio e fiducia. Buon cammino.