Carissimi fratelli e sorelle,
con gioia e gratitudine, insieme a S. Ecc. Mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovo emerito di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, che saluto caramente, ai confratelli sacerdoti e diaconi, ai familiari, alle autorità presenti e a tutti voi, ci ritroviamo in questa Chiesa di San Pietro – voluta e realizzata da don Pierino Balzello nei suoi 31 anni di parroco – per celebrare il cinquantesimo anniversario di ordinazione presbiterale dello stesso don Pierino e per innalzare, con lui e per lui, al Signore la lode e il ringraziamento per questo momento di grazia e di speranza.
La liturgia, «fonte e culmine della vita della Chiesa» (Sacrosanctum concilium, 10) – tanto cara a don Pierino che lo portò, negli anni giovanili a farsi pendolare settimanalmente da Mottola fino a Padova per formarsi – ci educa ad elevare continuamente il rendimento di grazie e l’Eucaristia, che significa “ringraziamento”, è proprio il memoriale delle meraviglie di Dio nella creazione, nella redenzione e nella santificazione.
All’offertorio, infatti, presentando il pane e il vino, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, riconosciamo – affermandolo – che ogni dono viene dal Signore.
Ed allora celebrare cinquant’anni di sacerdozio significa ringraziare Dio per la fedeltà e il continuo “sì”, oggi certamente non sempre scontato nella vita del presbitero.
La liturgia della Parola si è aperta con il grido del profeta Amos che denuncia i ricchi di Samaria e di Gerusalemme, abbandonati al benessere mentre la rovina avanza.
Questa parola ci ricorda che non possiamo adagiarci sui letti di avorio – come annuncia il profeta – mentre il povero giace alla porta.
Anche nella vita sacerdotale – purtroppo – possiamo sperimentare l’indifferenza e la ricerca del benessere che ci rende sordi alla voce dei poveri.
Ma l’ira di Dio diventa espressione del suo amore per gli oppressi e mira a suscitare pentimento.
Per questo, come ci suggeriva il salmista, non dobbiamo mai interrompere la nostra ininterrotta lode al Signore, con la vita e con la parola, perché Egli è il difensore dei poveri, il liberatore dei prigionieri, il consolatore degli afflitti.
«Loda il Signore, anima mia», abbiamo ripetuto insieme, «perché il Signore rimane fedele per sempre».
In questa affermazione – autentica professione di fede – possiamo riconoscere come ogni sacerdote, con la sua vita, debba sforzarsi di essere trasparenza visibile di questo Dio che libera e sostiene.
Nel contesto del Giubileo della Speranza che stiamo vivendo in quest’anno santo, questo salmo ci invita a credere che la misericordia di Dio apre sempre nuove vie, anche quando la fede sembra affievolirsi.
Tanto che San Paolo, scrivendo al discepolo Timoteo, lo sollecita a fuggire dall’amore del denaro e a perseguire la giustizia, la pietà, la fede, la carità, la costanza e la mitezza.
È un’esortazione rivolta a ogni cristiano, ma in particolare – dice Paolo – a chi vive il ministero ordinato: «Tu, uomo di Dio, evita queste cose».
Il sacerdote – carissimi fratelli e sorelle – è chiamato a combattere la buona battaglia della fede e a custodire la professione fatta davanti a Dio, per giungere alla vita eterna alla quale è stato chiamato. I beni materiali, lo sappiamo bene, sono transitori, e la vera ed unica ricchezza, quella che dura per sempre, è Cristo Signore!
Questa esortazione deve tradursi in significativo auspicio di preghiera: affinché – senza esitazione (e senza guardarsi indietro) – si continui a correre verso la meta.
E così, come per te, caro don Pierino, anche per tutti noi che abbiamo ricevuto il dono dell’Ordine Sacro essa ricorda l’importanza di essere uomini di Dio, capaci di mitezza e di fortezza.
E non solo.
Con questo impegno per la vita si manifesta con maggiore intensità il richiamo ad intercedere – anzitutto con la testimonianza attrattiva della vita, la preghiera e l’annuncio – per il dono di nuove vocazioni, perché – come insegnava San Giovanni Paolo II nella Pastores dabo vobis – «senza sacerdoti la Chiesa non può vivere la missione di Cristo, e la comunità è corresponsabile nel creare ambienti dove i giovani possano ascoltare la voce di Dio». Papa Leone XIV recentemente ci ha invitato a non aver timore di indicare ai giovani proposte forti e liberanti, così come a rinnovare il nostro “sì”.
Nel Vangelo Gesù ci consegna la conosciuta parabola del ricco e del povero Lazzaro: il ricco che veste di porpora e banchetta, mentre Lazzaro giace alla sua porta.
Dopo la morte, però, la situazione si capovolge: Lazzaro è consolato nel seno di Abramo, mentre il ricco grida invano dall’altra parte dell’abisso.
La parabola mostra che il ricco non ha mai riconosciuto Lazzaro come persona, neppure nell’aldilà, continuando a trattarlo come uno schiavo, un servo.
Gesù insegna che non servono i miracoli per cambiare la vita, perché anche noi abbiamo già Mosè e i profeti.
Questa parola, piuttosto, ci invita a vedere l’altro – il fratello e la sorella – come un dono fatto a me, personalmente.
Il povero, dunque, non è un intruso, ma colui che ci apre la porta del Regno.
Caro Don Pierino, con il tuo servizio di Cappellano ospedaliero, hai la grazia (per non dire la fortuna) di vivere continuamente questa esperienza, perché le sofferenze dei fratelli ammalati ci permettono di riconoscere proprio il Lazzaro presente in ogni persona.
Carissimi fratelli e sorelle, oggi, celebrando questo giubileo, dobbiamo chiedere al Signore la grazia di attraversare l’abisso della nostra indifferenza e di generare relazioni nuove, in cui ricchi e poveri non vivano separati.
Facciamo sempre più nostro l’appello profetico lanciato da Papa Leone XIV nella sua prima benedizione, il giorno della sua elezione:
«Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutto, e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio, Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti! Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di Lui come del ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore… Costruiamo ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace» (8 maggio 2025).
Il Concilio Vaticano II, nel Decreto Presbyterorum ordinis, ci ha insegnato che i presbiteri, per mezzo dell’ordinazione, sono configurati a Cristo e agiscono in sua persona per annunciare il Vangelo, celebrare i sacramenti e guidare la comunità. Essi vivono tra la gente, ma sono chiamati alla santità, coltivando virtù di bontà, sincerità e giustizia.
Così come, Papa Leone XIV, che in occasione del Giubileo dei Sacerdoti dello scorso giugno, ricordava che la vocazione presbiterale nasce dall’amicizia con Cristo e va alimentata ogni giorno con la preghiera, il contatto con la Parola e la celebrazione dei sacramenti.
Un’amicizia chiamata a tradursi in fraternità: i sacerdoti devono essere amici e fratelli, non rivali.
Per questo la Chiesa invita a vivere la vicinanza con Dio, con il vescovo, tra di loro e con il popolo di Dio, per essere credibili testimoni di speranza!
Credo che don Pierino, in questi cinquant’anni, abbia sperimentato questa fraternità collaborando con i vescovi che si sono succeduti, i confratelli, formando generazioni di fedeli, promuovendo la liturgia come spazio di comunione.
La sua vita ci ricorda che il ministero non è mai un possesso, ma una missione sempre da rinnovare.
Ed allora, questa sera il nostro cuore non può che essere colmo di gratitudine, motivo per il quale rendiamo continuamente grazie al Signore per aver suscitato in don Pierino la vocazione al sacerdozio e per averlo sostenuto lungo cinquant’anni di ministero.
Ma non possiamo non ringraziare lo stesso don Pierino per il suo lungo servizio vissuto qui, nella Parrocchia di San Pietro a Mottola; per la breve parentesi nella Parrocchia di San Giuseppe, sempre a Mottola; e per la cura che oggi continua ad offrire sia nella Parrocchia di Sant’Antonio a Palagianello, sia nel suo ministero presso l’ospedale “San Pio” di Castellaneta.
Ma soprattutto il nostro grazie è per la gioia, la spontaneità, la costanza e la fedeltà che – a 78 anni di età e 50 di sacerdozio – continua a manifestare.
Che la Vergine Maria, Regina degli Apostoli, accompagni sempre don Pierino nel cammino della vita e interceda presso il suo Figlio per il dono di sante vocazioni alla Chiesa e alla nostra Diocesi.
Amen!
+ Sabino Iannuzzi