Cristo è risorto. Alleluia!
Fratelli e sorelle,
oggi la Chiesa esplode di gioia.
È la Pasqua del Signore, il giorno in cui la luce ha vinto la notte, l’amore ha vinto la morte, e una speranza nuova è stata accesa nei cuori di tutti coloro che credono.
In questo Anno Giubilare della Speranza, Papa Francesco ci invita a essere “pellegrini di speranza”. Non semplicemente portatori di parole positive, ma uomini e donne che camminano nel mondo con uno sguardo trasfigurato dalla Risurrezione, capaci di vedere oltre l’apparenza, oltre le ferite della storia, perché conoscono Colui che ha vinto la morte.
Le letture di oggi ci accompagnano dentro il cuore stesso del mistero pasquale.
Nella prima, Pietro, che un tempo aveva avuto paura e aveva rinnegato Gesù, ora parla con coraggio davanti ai pagani: «Noi siamo testimoni di tutto ciò che egli fece… Dio lo ha risuscitato e lo ha fatto vedere» (cfr. At 10, 39ss).
Pietro non sta raccontando una favola, ma un incontro che gli ha cambiato la vita.
Parla di Gesù come di uno che ha camminato con loro, che ha spezzato il pane, che ha condiviso il dolore. E che poi, dopo essere stato ucciso, è tornato vivo, più vivo che mai.
Pietro non si limita ad annunciare un fatto. Dice anche: «A noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione» (At 10,41).
La risurrezione non è una leggenda: è una realtà concreta, che coinvolge il corpo, la relazione, la vita. E da questa esperienza nasce la missione: «E ci ha ordinato di annunciare» (At 19,42). Perché chi ha incontrato il Risorto non può più tacere. Non può vivere come prima. È diventato testimone.
Anche la seconda lettura ci dà una chiave importante per comprendere la Pasqua.
San Paolo scrive ai Colossesi: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù» (Col 3,1). Ma attenzione: non ci invita a fuggire dalla terra, a disinteressarci delle fatiche quotidiane. Ci chiede piuttosto di vivere tutto con uno sguardo nuovo.
Le cose di lassù non sono lontane: sono quelle che portano luce, speranza, bellezza anche quaggiù. È come dire: se Cristo è risorto, allora cambia il modo in cui guardi tuo figlio, tua moglie, il tuo lavoro, il tuo dolore. Tutto prende un senso nuovo.
Vivere da risorti significa avere una dignità nuova e una meta davanti: la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio. E anche se ora non tutto è chiaro, sappiamo che Lui è il nostro futuro.
Il Vangelo ci riporta alla mattina di Pasqua.
È l’alba, il momento più incerto tra la notte e il giorno. Maria di Magdala va al sepolcro. Va a piangere un morto, e si ritrova davanti a un mistero che la supera. Il sepolcro è vuoto. Chiama Pietro e Giovanni, e loro corrono. Entrano. Vedono.
Giovanni, il discepolo amato, non ha bisogno di prove ulteriori: vede i teli e crede.
Crede non perché vede Gesù, ma perché intuisce, nel segno del vuoto, una presenza nuova.
È un passaggio fondamentale per la nostra fede: imparare a riconoscere il Signore anche quando non si vede, anche quando resta solo il segno, anche quando tutto sembra incomprensibile. Dio ama parlare nel silenzio, agire nell’invisibile, sorprenderci nel momento in cui meno ce lo aspettiamo.
E oggi, proprio in questa luce di Pasqua, siamo testimoni di un segno straordinario: un bambino, il piccolo Raimondo, riceve il Battesimo.
È un evento che commuove e scuote. Perché nel Battesimo si compie ciò che la Pasqua realizza: morire e risorgere con Cristo.
San Paolo ce lo ricorda altrove: «Per mezzo del Battesimo siamo stati sepolti con lui nella morte, perché come Cristo è risorto, anche noi possiamo camminare in una vita nuova». Il Battesimo non è una formalità, non è un rito sociale. È un atto di speranza purissima.
È come dire: io credo che la vita non è solo quello che si vede. Io credo che questo bambino è amato da Dio prima ancora di sapere parlare. Io credo che la luce della Pasqua oggi entra nella sua vita, e non se ne andrà mai.
Ecco, allora, cosa significa essere pellegrini di speranza. Significa portare nel cuore una luce che non si spegne, anche quando tutto intorno sembra spento. Significa guardare in alto, senza perdere il contatto con piedi per terra (con la realtà).
Significa imparare ogni giorno a riconoscere il Risorto che ci accompagna, anche quando non lo vediamo, anche quando il cammino è faticoso.
E oggi, mentre accompagniamo questo bambino all’incontro con l’acqua viva del Battesimo, sentiamo che la vita ha ancora un senso, che l’amore ha ancora la forza di rinnovare tutto, che la speranza può davvero cambiare il mondo, un cuore alla volta.
Siamo pellegrini di speranza, come ci ricorda quest’anno giubilare. Portiamo nel cuore il cielo, e camminiamo nella terra con occhi di luce.
Ed allora:
• non lasciamoci rubare la Pasqua!
• non lasciamoci spegnere la speranza!
• non lasciamoci fermare dalla paura!
Cristo è risorto. È vivo. Cammina con noi.
E noi, con Lui, possiamo camminare nel mondo con gioia, con forza e con speranza.
Alleluia.
+ Sabino Iannuzzi