Carissimi fratelli e sorelle,
il Signore oggi ci ha convocati per vivere come Chiesa diocesana un momento di grazia: il Giubileo dei Nonni e degli Anziani.
Lo celebriamo nel contesto della festa dei Santi Angeli Custodi, quasi a ricordarci che Dio ci accompagna sempre con la sua protezione.
È proprio la parola “custodia” che unisce questa particolare memoria liturgica con il significato profondo di questo Giubileo.
Nella pagina dell’Esodo che abbiamo ascoltato e nel contesto dell’alleanza sancita con il popolo attraverso Mosè Dio promette: «Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino» (Es 23,20).
Gli angeli sono il segno di questa particolare vicinanza di Dio, la garanzia che nelle prove non siamo soli.
Allo stesso modo, i nonni sono custodi concreti che ci accompagnano.
Custodiscono la memoria della famiglia, custodiscono la fede con la loro preghiera, custodiscono la speranza con la loro testimonianza.
Infatti, lo stesso salmista, lo conferma, quando afferma: «per te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie» (Sal 90).
Quante volte proprio i nonni sono stati quegli “angeli concreti” che hanno custodito i figli e i nipoti! Essi hanno vegliato con pazienza, hanno sostenuto con il consiglio, hanno protetto con la preghiera.
Celebrare e ricordare i nonni ci obbliga – in certo qual modo – ad assumere la categoria propria che il Vangelo ci consegna con il suo invito: «se non diventerete come i bambini» (Mt 18,3).
Questa è la logica della piccolezza evangelica!
Non contano i titoli, le ricchezze o la forza, ma la capacità di fidarsi e di dipendere dall’amore.
I nonni lo sanno bene, perché hanno imparato a vivere nella fiducia. E i nipoti lo comprendono con naturalezza, perché la loro forza è l’abbandono fiducioso.
Ecco, allora, la bellezza dell’incontro tra generazioni. I nonni, segnati dalla fragilità dell’età, e i bambini, fragili perché ancora piccoli, si ritrovano accomunati dalla stessa verità: abbiamo sempre bisogno degli altri. Ed è proprio in questo bisogno che si costruisce la bellezza della comunione.
Per questo, oggi, la Chiesa non solo offre una parola di speranza ai nonni, ma esprime anche un ringraziamento intergenerazionale.
La celebrazione del Giubileo, dunque, ha per noi il senso della gratitudine:
- Anzitutto, grazie ai nonni: per la fede che hanno trasmesso, per le mani callose che hanno lavorato e sostenuto, per il cuore con cui hanno custodito e perdonato.
- Grazie ai giovani: che con la loro presenza accanto agli anziani dimostrano che il futuro non si costruisce cancellando il passato, ma raccogliendo il testimone di chi ci ha preceduto.
- Ed infine, grazie alle famiglie: quelle che non considerano gli anziani un peso, ma, piuttosto, una ricchezza.
Questo reciproco “grazie” è già espressione di Vangelo vissuto. Papa Leone XIV, nel suo messaggio per la V Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, ha ricordato che «la vera giovinezza non è negare l’età, ma restare capaci di sperare e di donare».
Oggi questo vale per tutti: giovani e anziani insieme.
Il tema del Giubileo che stiamo vivendo in quest’anno santo ci ricorda che «la speranza non delude» (Rm 5,5).
Ed allora chiediamoci: chi più dei nonni è segno di questa speranza?
Essi hanno affrontato momenti difficili della vita, crisi profonde, a volte persino l’esperienza della migrazione, eppure non hanno perso la fiducia. «Hanno sperato contro ogni speranza» (Rm 4,18) e hanno consegnato alle nuove generazioni non solo beni materiali, ma una forza interiore: la certezza che Dio è fedele.
Oggi però, dinanzi allo scenario che stiamo vivendo, non possiamo non riconoscere che il nostro contesto è segnato da ferite particolari: conseguenza delle espressioni di guerre, violenze e divisioni. Proprio per questo, il Giubileo dei Nonni diventa profezia di pace.
Chi meglio dei nonni sa cosa significhi la guerra, la perdita, la fatica di ricostruire?
La loro memoria non è nostalgia, ma monito.
Come Papa Leone XIV, nel suo primo Regina Coeli (11 maggio 2025), ricordando il monito di Papa Francesco, dobbiamo ripetere: «Mai più la guerra».
I nonni ci ricordano che la pace si costruisce con piccoli gesti quotidiani di perdono, con mani che ricuciono e non che strappano, con parole che edificano e non che dividono.
Per questo l’invito è a procedere verso una pace “disarmata e disarmante”: disarmata, perché non basata sulla paura, sulla minaccia o sugli armamenti garantiti; disarmante, perché capace di sciogliere i conflitti, aprire i cuori e generare fiducia, empatia e speranza.
Non basta invocare la pace: occorre incarnarla in uno stile di vita che rifiuti ogni forma di violenza, visibile o strutturale.
Per questo vorrei dire ai nipoti: ascoltate i vostri nonni quando raccontano i sacrifici vissuti, le paure superate, la speranza che li ha sostenuti. In quelle storie c’è un seme di pace che dobbiamo custodire e far germogliare.
E ai nonni vorrei ripetere: continuate a pregare per la pace. Le vostre mani giunte hanno più forza di tanti discorsi; la vostra invocazione al Signore è un argine contro la violenza del mondo.
Carissimi,
questo Giubileo non è solo festa per i nonni: è impegno per tutti noi.
È un invito a costruire comunità in cui le generazioni si incontrano, si stimano e si ringraziano a vicenda.
È un appello a diventare artigiani di speranza e di pace, sulle orme di Cristo che è la nostra vera custodia.
Nella festa degli Angeli Custodi riconosciamo nei nonni “angeli in carne e ossa”, che vegliano sulle famiglie e indicano la strada della fede.
Oggi li onoriamo, li ringraziamo e li affidiamo al Signore, chiedendo che nessuno si senta mai solo o dimenticato.
Il Giubileo dei Nonni sia allora una benedizione per la nostra diocesi, un ponte tra le generazioni e un segno di pace per il mondo.
Signore Dio della vita e della speranza,
oggi ti affidiamo tutti i nonni e gli anziani della nostra diocesi.
Grazie per la loro presenza discreta e forte,
per la fede che hanno custodito e trasmesso,
per il lavoro che hanno compiuto con sacrificio,
per l’amore che hanno donato senza misura.
Benedici, Signore, le loro giornate:
siano serene e colme della tua pace.
Benedici la loro memoria:
sia luce per le nuove generazioni.
Benedici le loro famiglie:
sappiano riconoscerli come tesoro prezioso.
Fa’ che nessun anziano si senta solo o inutile,
ma tutti possano scoprire la gioia
di essere ancora oggi custodi di fede,
artigiani di speranza e seminatori di pace.
Maria, Madre tenera,
e voi santi Angeli Custodi,
sostenete i nostri nonni e nonne
e guidate i loro passi
fino alla gioia eterna del cielo.
Amen.
+ Sabino Iannuzzi