Carissimi fratelli e sorelle, un cordiale saluto a voi tutti.
Desidero rivolgere un pensiero particolare e grato al Ministro provinciale dei Frati Minori del Salento, Fr. Massimo Tunno, e ai confratelli della Fraternità “San Francesco” di Castellaneta: Fr. Rocco Emanuele Cagnazzo, Fr. Cosimo Damiano Nigro e Fr. Luigi Orlando. Insieme a loro, questa sera accompagniamo Fr. Alfonso Cosi che inizia il suo ministero pastorale, sostenuto dalla benedizione del Signore e dall’affetto della fraternità. Lo facciamo come Popolo di Dio in cammino, consapevoli che «noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo» (1Cor 12,13), uniti nella diversità dei carismi e dei ministeri, come un coro che canta la varietà delle voci nella stessa armonia. (Cfr. Sinodo Universale 2023,1).
La prima lettura dal profeta Aggeo ci ha ricordato uno dei grandi temi biblici: la casa di Dio. Dalla tenda dell’alleanza nel deserto al tempio di Salomone, fino a Gesù che parla del suo corpo come del vero tempio, la Scrittura ci invita a riconoscere che anche noi siamo pietre vive e preziose della Chiesa. Per Aggeo, ricostruire il tempio non è solo un’opera di pietre, ma un’esperienza di conversione: il tempio è il luogo dove si rinnova la comunione tra Dio e l’uomo, condizione necessaria per un mondo nuovo. Finché il popolo non rimette Dio al centro, resta una comunità “impura”. Per questo l’invito del profeta a riflettere sul proprio comportamento davanti al Signore è ancora oggi un richiamo forte e attuale. «Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa»: è la chiamata di Dio a lavorare insieme, perché Egli vuole costruire con noi, mettendo a disposizione le sue risorse.
È significativo allora come – con la forza di questa affermazione del profeta – questa comunità parrocchiale ha la fortuna di poter vivere un suo valore aggiunto: la presenza di una fraternità di frati minori posta al suo servizio, l di là di chi ne ha la responsabilità giuridica. È il segno concreto che il ministero parrocchiale non è opera individuale, ma missione condivisa. Come frati minori siamo inviati nel mondo per annunciare il Vangelo prima con la vita e, se necessario, con la parola.
Come comunità parrocchiale siete invitati a cantare al Signore un “canto nuovo” (così ci ha esortati il salmista- Salmo 149).
Non si tratta di una semplice recitazione, ma di una vibrazione interiore di vita, di gioia e di lode. La danza e il canto diventano simboli della crescita nello Spirito di un popolo che celebra il suo Creatore, «che ama il suo popolo e incorona gli umili di vittoria». Questo canto nuovo nasce in una comunità che accoglie la novità dello Spirito: la novità non è nel testo, ma nel cuore che prega e si rinnova, perché la fedeltà si vive nella comunità raccolta intorno al Signore che si rivela.
Nel Vangelo di oggi, Erode sente parlare di Gesù e dei suoi eventi e si interroga.
Alcuni pensano che sia Giovanni Battista risorto, altri Elia, ma Erode resta perplesso.
Anche oggi molti si interrogano su Gesù.
Papa Francesco – in una sua omelia (26 settembre 2013) – ci ricordava che non si può conoscere Gesù solo con la mente: «bisogna parlare con lui, dialogare con lui mentre lo seguiamo sulla sua strada».
Conoscere Gesù comporta il linguaggio della mente, del cuore e delle mani, e richiede di lasciarsi coinvolgere fino a cambiare le nostre abitudini.
Per noi frati minori, il ministero parrocchiale è attraversato dal carisma della fraternità e della minorità: siamo chiamati a rimettere al centro la fede, motivando i fedeli a una reale e concreta “partecipazione”, con un’azione evangelizzatrice che vada sempre in cerca della “pecora perduta”, uscendo dal tempio.
Già nel 2009, il nostro Ordine, dopo una riflessione sulle Parrocchia, ci consegnava un documento dal titolo «Inviati per evangelizzare in fraternità e minorità nella Parrocchia».
In esso, tra l’altro, di ricordava come la nostra presenza parrocchiale dovrebbe caratterizzarsi per cinque vie:
- testimoniare la Parola;
- celebrare in spirito e verità;
- costruire comunione;
- servire i poveri;
- vivere “in minorità” la missione.
Tutto questo nasce da un dono che dobbiamo saper accogliere, custodire e valorizzare sempre più. Nel suo Testamento, san Francesco, scriveva che «dopo che il Signore mi diede dei fratelli, nessuno mi mostrò che cosa dovevo fare, ma l’Altissimo stesso mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo» (Test 116). Francesco lo scrive con lo scopo di ricordarci che la fraternità non è una nostra scelta, ma un dono di Dio che orienta la vita secondo il Vangelo.
In questo stesso contesto di “grazia per la vita”, dobbiamo lasciar risuonare anche l’invito del cammino sinodale che, come Chiesa universale ed italiana in particolare, stiamo vivendo e che ci richiama ad accogliere «il dono della comunione, missione e partecipazione – i tre assi portanti della sinodalità – che si realizza e si rinnova in ogni Eucarestia» (Per una Chiesa sinodale 2024, 144), ma soprattutto nella Domenica, giorno del Signore, che «per molti fedeli è l’unico contatto con la Chiesa» (ivi, 142).
L’esperienza pastorale, allora, è la consegna di un processo gioioso e dinamico, fatto di cura e corresponsabilità, che deve mostrarsi come una lampada che non può essere nascosta, perché tanti hanno bisogno di vedere, attraverso la nostra vita, l’amore e la tenerezza di Dio.
Caro Fr. Alfonso, questo è il cammino che ti attende insieme ai tuoi fratelli della Fraternità e ai fedeli che ti sono affidati.
Per questo prego per te e invito tutti a fare altrettanto, perché pastore e comunità possiate edificare insieme la casa del Signore, cantando sempre un canto nuovo e contemplando la gloria di Dio che si manifesta in mezzo a voi.
Amen.
+ Sabino Iannuzzi