Battesimo del Signore

 Carissimi, per ben due volte ho cercato di evitare don Marco e fermarmi su altri commenti. Don Marco, al solito lunghissimo, ma concreto, mi riempiva le due pagini senza darmi spazio. Vedevo che non potevo tagliare più di tanto. Però’ la sua Riflessione mi faceva bene e ho pensato che, forse, faccia bene anche a voi. Avevo sempre ritenuto sbagliato il nostro auto-chiamarci ‘cristiani’, mentre ad Antiochia erano gli altri che, vedendo la vita dei discepoli, li chiamarono per la prima volta ‘Cristiani’ (Atti 11,26). Don Marco mi fa capire che facilmente siamo fermi al ‘battessimo d’acqua’, e ci viene a mancare quello di ‘Spirito Santo e fuoco’. La celebrazione del Battesimo di Gesù ci faccia grazia del Battesimo di ‘Spirito Santo e fuoco’ ‘Se poi preferiamo ‘non bruciarci!’ fermiamoci al ‘battesimo d’acqua’. Aiutiamoci l’un l’altro con la preghiera. 

Don Vincenzo

 

Vangelo: Mt 3,13-17: Allora Gesù dalla Galilea si recò al Giordano da Giovanni per essere da lui battezzato’ Gesù, appena fu battezzato, ecco una voce dai cieli che disse: «Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto». 

Don Marco Pedron: Io sono il figlio prediletto del Padre – Nel vangelo di oggi si descrive il battesimo d’acqua di Gesù ad opera del Battista. Ma nel vangelo che precede quello di oggi, lo stesso Battista aveva parlato di un battesimo di “Spirito santo e fuoco” (Mt 3,11). La Bibbia all’inizio della storia (Gn 1) conosce già questo battesimo d’acqua: tutto era immerso nell’acqua! Non a caso in tutte le culture l’acqua è simbolo dell’inconscio, di una ricchezza che è nascosta. L’acqua è piena di vita, di pesci, che non sempre si vedono… bisogna pescarli. Questo è ciò che io sono chiamato a fare: differenziarmi, dall’essere come tutti (che vuol dire essere nessuno) e darmi un nome, trovare chi sono. Questo è il battesimo di fuoco. Il battesimo d’acqua è nascere ma il battesimo di fuoco è diventare chi devo diventare.
Gli stessi ebrei ricevettero il battesimo (si immersero nell’acqua) nel passaggio del Mar Rosso. Lì nacquero. Ma il battesimo di fuoco furono quei quarant’anni di deserto dove tra lotte, abbandoni della fede, rassegnazione e fiducia, si purificarono fino a poter credere al Dio che salva. E il battesimo di fuoco li portò alla terra promessa. 
Anche Gesù fu battezzato da Giovanni Battista con un battesimo d’acqua. Qui Gesù nasce. Ma il battesimo di fuoco avviene in croce quando in Matteo si dice: “Gesù, emesso un alto grido, spirò (emise lo spirito). Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo… Il centurione e quelli che facevano la guardia a Gesù dicevano: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”” (Mt 27,51-54). Qui, nel vangelo di oggi, si squarciano i cieli, lì il velo del tempio. Qui la voce di Dio: “Tu sei il figlio mio prediletto”, lì il centurione e i soldati: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”. Qui Gesù si immerge nella vita, lì nella morte. Qui lo Spirito si posa su di lui, lì Gesù “emise lo spirito”. 
Allora: il battesimo d’acqua è l’inizio della vita, ma poi è il battesimo di fuoco che ci fa credenti. Il battesimo di fuoco è quando tu testimoni con la tua vita e sei fedele fino in fondo a qualcosa che credi e che ti appassiona dentro. La chiamata (battesimo d’acqua) dei grandi personaggi della Bibbia è sempre com-provata da cammini, prove, viaggi difficili, duri, faticosi, dove Dio forgia e purifica il suo prediletto. Noè deve costruire l’arca tra la derisione di tutti; Abramo deve partire per ciò che non sa; Mosé deve attraversare il Mar Rosso e il deserto’; Gesù si immerge nel Giordano (Giordano, yared, vuol dire immergersi) ma soprattutto si immerge in quest’umanità afflitta e che tenta di ucciderlo. 
Tutti noi siamo battezzati: è il battesimo d’acqua. Siamo, cioè, stati generati. Il vero battesimo è quello di fuoco: è, cioè, generarsi, costruirsi, diventare ciò che si deve diventare. E questo non può avvenire che nel fuoco. Gesù dice nel vangelo: ‘Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso’. La gente crede ancora che seguire Gesù sia qualcosa di comodo e di indolore. Basta qualche pratica, andare alla messa ogni tanto o dire qualche preghiera. Ma seguire Gesù è fuoco. E’ la passione che ti brucia dentro e che non ti può far tacere di fronte alle ingiustizie che vedi, di fronte ad una società che uccide l’anima degli uomini. E’ la passione che ti spinge ad uscire, a non stare zitto. E’ fuoco di purificazione che brucia tutto ciò che c’è di impuro dentro di te. Allora ti accorgi che tu, e non gli altri, sei invidioso, sei geloso. Che tu, e non gli altri, non ami ma vorresti possedere, manipolare. Che tu, e non gli altri, hai bisogno dell’umiltà di crescere, di modificarti. Per questo seguire Gesù sarà sempre difficile, un lavoro continuo. Sarà entusiasmante, caldo, ti darà la sensazione di vivere in profondità, ma nessuno ha mai detto che sia facile. 
Dostoevskj dice: “Senza la sofferenza non potremmo capire la felicità. L’ideale passa per la sofferenza come l’oro per il fuoco. Solo con lo sforzo si raggiunge il regno dei cieli”. E’ il fuoco della prova. Gesù ti toglie le tue illusioni e le tante bugie che ti raccontavi.

La parola baptizein (yared in ebraico) vuol dire entrare dentro. In due sensi: il primo è non sottrarsi alle esigenze e alle chiamate della vita. Il battesimo di fuoco è far uscire il fuoco, la passione che ti anima dentro. In quante persone non c’è fuoco, non c’è anima, non c’è niente dentro. Albert Schweitzer costruisce un ospedale a Lambaréné nel Gabon per curare tutti i malati della zona. Peppino Impastato figlio di una nota famiglia mafiosa si dissocia dalla sua famiglia. Si batte per giustizia e legalità. Viene ucciso nel 1978 dalla mafia’ Uomini di fuoco, che non si sono sottratti alle esigenze e ai richiami della vita. Quando succede un fatto molte persone dicono fra sé: “Non è un problema mio, non mi riguarda”. Solidarietà, invece, vuol dire: “Ciò che è toccato a te mi riguarda, non posso chiudere gli occhi e far finta di niente”. Di fronte ai 5.000.000 di bambini che muoiono di fame (570 all’ora) posso far finta di niente? Solidarietà vuol dire: “Io ci sono. Io ti aiuto. Io mi metterò dalla tua parte”.

Il secondo di immergersi è entrare, dentro i propri demoni, conoscerli, confrontarsi con essi. Subito dopo il battesimo e prima dell’attività pubblica, tutti i vangeli mettono l’episodio delle tentazioni (Mt 4). Gesù deve immergersi nei suoi demoni e deve confrontarsi con essi. Anch’io mi devo immergere nei miei demoni e mi devo confrontare con loro. Battesimo di fuoco, allora, è confrontarsi con i propri demoni, con i propri mostri e, con la forza di Dio, dopo anche lunghe battaglie, uscirne non solo vittoriosi ma trasformati e più forti. 
Divino, grande, non è essere perfetti ma riconoscere i propri demoni. Divino, grande, non è non sbagliare mai, ma avere l’umiltà di riconoscere i propri errori. Dio non ti ama perché sei perfetto, Dio ti ama per quello che sei’

Il centro del vangelo è la voce: “Tu sei il mio figlio prediletto”. Questa è stata per Gesù l’esperienza decisiva della sua vita, la svolta: l’essersi percepito figlio prediletto, unico del Padre. Era suo padre e Gesù si sentiva amato e al sicuro con Lui. 
Quello che qui è detto per Gesù vale per tutti noi. Tutti noi siamo i figli prediletti e amati di Dio. ‘Tu sei amato’ tu sei mio figlio prediletto… tu sei importante per me… ho dato la mia vita per te… non ti abbandonerò…’. Se ci potessimo sentire amati così, incondizionatamente, cosa avremmo da temere?. Dio non ti ama perché sei bravo, Dio ti ama perché sei tu. 
Quando andavo a scuola, se studiavo prendevo dei bei voti e la maestra parlava bene di me ai miei genitori. E siccome ero disciplinatissimo, ero additato come esempio dalla maestra. Allora ho imparato che l’amore si merita: si fanno alcune cose e si riceve stima’ Ma Dio non è così. L’amore di Dio non si merita, è gratuito, è im-meritato. 

 

Quando ero in seminario ho imparato che se ci si comportava bene e non si creavano problemi, allora i superiori ti apprezzavano. Così non creai nessun problema e fui bravissimo, un modello. Ma Dio non è così. Non mi devo comportare bene perché Dio mi ami; non devo rinunciare a me perché Dio mi ami’

 

Mi accorgo che il problema non è il suo amore, ma io che non voglio farmi amare per quello che sono. Insomma, mi rendo conto che è proprio difficile lasciare che Dio ci ami, credere ad un amore in-condizionato, ad un amore granitico che non ci tradirà e non ci abbandonerà mai. Eppure è così!. “Io, proprio io, (e a volte che schifo che sono!), proprio io sono il figlio prediletto di Dio”. Dio è mio Padre; io sono suo figlio. 

Pensiero della Settimana: Si può perdere tutto nella vita, gli amori, i figli, l’onore, la vita stessa. C’è un’unica cosa che non si può perdere: che siamo figli di Dio. Amici, quindi, tranquilli: siamo al sicuro!

 

P.S. Paolo Curtaz – Vangelo: Mt 3,13-17   Il tempo liturgico di Natale si conclude con la festa del Battesimo del Signore: il Dio che è nato a Betlemme nasce nel cuore di ogni discepolo che si fa battezzare. 
“Tu sei il mio figlio bene-amato, nel quale mi sono compiaciuto” .”Prediletto”, traduce la nostra Bibbia, ma preferisco il più letterale “bene-amato” che soggiace al termine greco originale. Gesù – quindi – è anzitutto “bene-amato” e in lui Dio si “compiace”. Tutti noi veniamo educati a meritarci di essere amati, a compiere dei gesti che ci rendono meritevoli dell’affetto altrui; sin da piccoli siamo educati ad essere buoni alunni, buoni figli, buoni fidanzati, buoni sposi, buoni genitori, buon parroco… il mondo premia le persone che riescono, capaci e – dentro di noi – s’insinua l’idea che Dio mi ama, certo, ma a certe condizioni. Tutta la nostra vita elemosina un apprezzamento, un riconoscimento. Dio mi dice che io sono amato bene, dall’inizio, prima di agire, a priori: Dio non mi ama perché buono ma – amandomi – mi rende buono. Dio si compiace di me perché vede il capolavoro che sono, l’opera d’arte che posso diventare, la dignità con cui egli mi ha rivestito. Allora, ma solo allora, potrò guardare al percorso da fare per diventare opera d’arte, alle fatiche che mi frenano, alle fragilità che devo superare. Il cristianesimo è questo: la scoperta che Dio mi ama per ciò che sono, Dio mi svela in profondità ciò che sono: bene-amato. È difficile amare “bene”, l’amore è grandioso e ambiguo, può costruire e distruggere, non si tratta di adorare qualcuno, ma di amarlo “bene”, renderlo autonomo, adulto, vero, consapevole. Così Dio fa con me.