I Domenica di Avvento

 Carissimi, 

all’inizio del Nuovo Anno Liturgico Auguri cordiali di un buon cammino nel mistero di Cristo. Farò del mio meglio per visitarvi ogni settimana dopo aver ascoltato, in preghiera, la Parola che ci viene consegnata la domenica successiva. Nella prima parte rapidi spunti di Riflessione di alcuni maestri che offrono validi imput, mentre nella seconda cerco di rispondere “a quanti mi domandano ragione della speranza” (1Pt 3,15) che mi accompagna giorno dopo giorno. Lo faccio “con dolcezza e rispetto” perché la Parola appaia non ‘parola’ studiata ma vissuta. In comunione fraterna. Don Vincenzo.

 

Mc 13,33-37: Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!.

 

Pe. Ermes Ronchi: Avvento, tempo dell’attenzione. Avvento, un tempo in cui tutto si fa più vicino, Dio a noi, noi agli altri, io a me stesso: abbreviare distanze, trac­ciare cammini d’incontro. Nel Vangelo il padrone se ne va e lascia tutto in mano ai suoi servi. Atto di fiducia grande, da parte di Dio; as­sunzione di una responsabi­lità enorme, da parte del­l’uomo. Come custodire i be­ni di Dio: Il Vangelo propone due atteg­giamenti iniziali: fate atten­zione e vegliate. Vivere atten­ti alle persone, alle do­mande mute e alla ricchezza dei loro doni che noi distratti non sappiamo vedere. Attenti al mondo grande, alla sua bellezza, all’ac­qua, all’aria, alle piante. Attenti alle piccole cose di o­gni giorno.

Il secondo verbo: vegliate. Vegliate perché non è tutto qui, perché c’è una prospettiva, una direzione, un approdo. La vita del­l’uomo è uno slancio verso altro che deve venire, che il segreto della nostra vita è oltre noi.

Allora è sempre tempo d’Av­vento, sempre tempo di ab­breviare distanze, di vivere con attenzione in modo da non ar­rendersi al preteso primato del male e della notte

 

Don Marco Pedron – Lui viene ma non come tu ti aspetti. Un amico mi dice: “Stasera ho visite, spero di essere a casa!”. Natale è questo: Lui viene. Io ci sarò? È il Nuovo che ti viene incontro e quando viene ti sconvolge sempre. Noi crediamo che l’avvento di Dio sia chiaro, tranquillo. La sua venuta è sempre un’avventura!

Giuseppe è sconcertato dalla gravidanza di Maria. All’inizio pensa di licenziarla. Lui non ci capisce niente!”. Per Lui l’avvento di Dio è accettare e dire. “Sì” all’incapibile. A volte la vita ti prende di sorpresa e ti offre nuove possibilità, persino nei momenti di maggior sconforto. Il cambiamento può nascondersi in posti completamente diversi e, a volte, devi solo accettare quello che la vita ti offre.

Dio viene, passa, ma non viene come tu ti aspetti o come tu vorresti. Lui ha un volto che tu non conosci. Saprai riconoscerlo? Natale verrà e questo è certo. Ma sarà Natale per davvero o solo il 25 di dicembre? Lui viene per davvero: ma tu ci sarai? Saprai dirgli: “Ti accoglierò in qualunque modo tu verrai!”?

Nel vangelo una piccola parabola. Il messaggio è chiaramente semplice e non ammette dubbi: non addormentarti, rimani desto, rimani sveglio.

Il maestro di Gandhi un giorno gli disse: “Non essere felice di aiutare gli altri perché te la faranno pagare. Chi dorme, l’ultima cosa che vuole è essere svegliato. E quando lo farai se la prenderà proprio con te”. La gente non vuole verità o essere svegliata; la gente vuole dormire.

Solo che se si sveglia, deve prendere in mano la sua vita e vedere che dipende da sé. Il Natale è questo. Prenditi cura della tua dimensione interiore e di ciò che sei e che hai dentro.

Dal sonno profondo o ci si sveglia o si muore. Terribile è vivere una vita dormendo. Rimani sveglio e vivrai.

 

Paolo Curtaz – Aspettiamo Dio. Quanti Natali in questa mia vita movimentata. E sono ancora qui, non a far finta che Gesù nasca, egli è nato, è vissuto, è morto ed è risorto, ma per lasciarlo ancora nascere nella mia vita. Ogni anno ripercorriamo la storia della salvezza, torniamo allo stesso punto ma, come una spirale, ad un livello più profondo. Speriamo.

Le ragioni per essere scoraggiati sono molte. Abbiamo bisogno di un redentore. Dio promette di strapparci alle mille schiavitù in cui siamo caduti. La parabola ci spalanca un mondo. Gesù viene a visitarci nella notte, in maniera nascosta. La notte rappresenta la fatica della ricerca, la scoperta del mondo della spiritualità. Se dedichiamo del tempo a nutrire l’interiorità diventiamo capaci di intravvedere la presenza di Dio nel quotidiano.

Vegliare per far nascere (ancora e ancora) Dio in noi. È già nato, ovvio, se avete deciso di mettervi a cercare Dio.

Se Dio diventa uomo, ancora non si è stancato di noi. Aspettiamo Dio.

 

*  *  *  *  *

 

Parola e vita. “Non addormentarti, rimani desto, rimani sveglio e vivrai!”

Domenica scorsa, Solennità di Cristo Re e Signore dell’Universo, cantando la sua presenza reale nel fratello più piccolo, avvertivo ancora una volta l’esperienza di Giovanni (vissuta già prima da Ezechiele 3,3): “libricino dolce in bocca, come miele; ma quando l’ebbi mangiato, le mie viscere sentirono amarezza” (Ap 10,10). La dolcezza del canto: “È tra di noi e non Lo conosciamo; è tra di noi e noi Lo disprezziamo” si mutava un momento dopo in amarezza nelle mie viscere, nella concretezza di vita. Dolce e commovente il canto, ma, appena fuori di chiesa si avverte l’incapacità a scorgere il volto vero e reale del Cristo nel volto di non chi è lì a stendermi la mano. Lui torna ancora a stare con noi, ma ci troverà svegli pronti ad accoglierLo?

“L’Avvento, liturgicamente parlando – fa osservare Wilma Chasseur – invece di andare avanti, ci fa tornare indietro. Domenica scorsa con Cristo Re e il giudizio finale eravamo alla fine dei tempi. Oggi, con la prima domenica d’Avvento, siamo all’inizio della nostra storia di redenti. Ma, cronologicamente parlando, andiamo sempre avanti… Nessuno, per quanto potente, potrà mai far tornare indietro il giorno di ieri che è passato! Questa nostra corsa nella vita e nel tempo ha un’unica e incontrovertibile direzione: va solo e sempre verso il futuro”.

“Un colpo d’ala…” ci viene chiesto all’inizio di un nuovo tempo per destarci dal nostro torpore spirituale, pronti ad accogliere il Signore che ci passa accanto. Può sì succedere di non capire niente come per Giuseppe: “per Lui l’avvento di Dio è stato di accettare e dire “Sì” all’incapibile. Dio viene, passa, ma non viene come tu ti aspetti o come tu vorresti”. Quarant’anni fa mi si presentò con un volto che non conoscevo e che disprezzavo istintivamente. Accettai l’incapibile nonostante che venissi denunziato dalla Polizia nel vedermi condividere la vita tra i ladri: “Mai visto preti tra gentaglie!” Sembrava a loro un aiuto a delinquere. E perfino chi restava scandalizzato nel vedere una veste sacra tra tanta immondizia.

“Un colpo d’ala…”. Era amaro nelle viscere tale vita, ma quanta dolcezza masticare giorno dopo giorno la realtà della Parola: l’hai fatto a Me! Come non ringraziare il Signore per avermi destato dal sonno e, sveglio, scorgere che era Lui che si era fatto vicino pronto nel sostenermi giorno dopo giorno. L’amarezza si è così mutata in festa sempre ancora indescrivibile.