siamo in Quaresima e ci è stato immediatamente intimato: “Convertiti e credi nel Vangelo!”. Non è un ‘optional’ per quanti a Pasqua intendono giungere da ‘risorti’. “4 (40-400) in ebraico dalet vuol dire ‘porta’: c’è una porta da superare e ci vuole il suo tempo. E ‘dal’ (da cui dalet-porta) vuol dire ‘povero’: è un passaggio di spogliazione, di povertà, di caduta delle false illusioni” (Pedron). Papa Francesco lo sta vivendo e chiedendo alla Chiesa tutta. Ai neo-eletti Cardinali ne ha illustrato con chiarezza il cammino. È a tutti noto che capita anche a lui non essere capito dai ‘sapienti e intelligenti’ ed essere benedetto dai ‘piccoli’ (Mt 11,25).
“Lasciamo che lo Spirito ci spinga nel deserto. Pasqua non può e non deve essere una data che, si vuole o meno, arriva. È un evento che occorre preparare e vivere nel deserto per 40 giorni”. In preghiera vi auguro di cuore: Buon cammino quaresimale.
Don Vincenzo
P.S. In ‘Allegato’ la sintesi dell’Omelia del Papa alla Messa del Concistoro.
Marco 1,12-15: Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».
padre Ermes Ronchi Il regno di Dio è vicino, fidiamoci – Il Vangelo di Marco ci ricorda l’essenziale. La tentazione è sempre una scelta tra due amori. E vinci quando scegli l’amore più grande. Scegliere è vivere. Noi moriamo, scrive padre Turoldo, perché adoriamo cose da nulla, perché scegliamo amori da nulla. Gesù nei quaranta giorni di prova nel deserto, sceglie, adotta il «Regno di Dio». E oppone alla seduzione di un mondo secondo Satana, la seduzione vincente del mondo come Dio lo sogna.
Prima di lui e dopo di lui, molti hanno cominciato con il denunciare il male, Gesù sceglie un’altra via: egli annuncia, messaggero di una novità straordinariamente promettente. Il suo annuncio è un «sì», e non un «no». E questo dono è il Regno di Dio: che è vicino, che è qui, che è dentro di te, mite e possente energia, come seme in grembo di donna. La buona notizia che Gesù annuncia è l’amore. Credi nel Vangelo equivale a dire: fidati dell’amore, come forma di Dio. Ricomincia da qui. E sarà il Regno.
don Marco Pedron – Tutto viene da Lui. Mt e Lc riportano i tre contenuti delle tentazioni, Mc invece non dice niente. Le tentazioni esprimono in immagini non tanto un fatto storico ma una dimensione, una possibilità, qualcosa che Gesù ha vissuto tutta la vita: la tentazione di usare in maniera diversa il suo potere (Gesù leader), la sua posizione (Gesù Figlio di Dio) e le sue conoscenze (Gesù conoscitore di Dio-Abbà).
“Lo Spirito condusse Gesù nel deserto”. Dio non ci manda mai il male, ovvio, ma ciò che noi consideriamo “male”: è un passaggio che Dio permette per la nostra evoluzione.
Gesù aveva appena ricevuto lo Spirito. Nel Battesimo di Gesù: “Questi è il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto”. Ma quello stesso Spirito spinge Gesù nel deserto.
Per noi se una cosa è bella, soprattutto se non ci fa soffrire, allora vuol dire che viene da Dio. Se una cosa, invece, è dura, allora viene dal diavolo, dal male. Ma qui è lo stesso Spirito-Dio che lo spinge nel deserto con i demoni. Questo vuol dire che in tutto ciò che capita mi chiederò: qual è la prova, il passaggio, che devo affrontare e superare. Alcune persone vedono il diavolo dappertutto. È più semplice scaricare sul diavolo che affrontare i problemi. Allora sono chiamato a compiere un passaggio: è Dio stesso che mi chiama a compiere questo passaggio.
La parola tentazione vuol dire “mettere alla prova, fare un test”. La tentazione non è Dio che vuol “farti sbagliare”. No, ti mostra ciò che tu hai nel cuore. La tentazione non è allora il male ma quello che non vuoi vedere, perché pescarlo cambia la tua immagine di te. La tentazione ti costringe a vederlo e a prendertene cura.
Quando Gesù esce dall’esperienza delle tentazioni, non lo ferma più nessuno. Il “dono” delle tentazioni è una forza irresistibile, perché Gesù lascia cadere ogni aspettativa della gente e segue imperterrito la sua strada e missione. Per questo bisogna entrare nel deserto, bisogna essere tentati, bisogna affrontare i propri demoni. Ogni entrata nell’ombra, anche se all’inizio ci fa paura, ha un dono da portare alla luce.
I tesori sono nascosti; le cose più belle di noi sono nascoste dentro di noi.
Deserto. E per tutta la vita Gesù dovette combattere contro la grande tentazione di essere il Messia, “figlio di Davide” (22,42-45), colui cioè che restaurerà con la forza l’antico regno di Israele. Lo voleva la gente, lo volevano i discepoli e se lo aspettava anche il popolo. Gesù dovette deludere le aspettative del popolo e di molta gente: Lui non era come loro volevano.
Il deserto è il tempo dove si cerca la profondità di sé, l’essenza di sé.
Pensiero della settimana. Un giorno il discepolo disse al maestro: “Come posso perdonare gli altri?”. E il maestro gli rispose: “Se tu non li condannassi mai non avresti mai necessità di perdonarli”.
Paolo Curtaz – Fiere e angeli. È lo Spirito che spinge Gesù nel deserto per soddisfare il suo desiderio di verità, di preghiera, di silenzio. Avessimo il coraggio anche noi di imparare il silenzio! Di scoprire una preghiera fatta di ascolto! Qualche giorno all’anno da dedicare allo spirito! Per tutta la vita Gesù ha voluto stare in contatto intimo con Dio. Per tutta la vita Gesù ha combattuto contro l’avversario, la parte oscura della realtà che ci mette a dura prova, continuamente. È consolante sapere che anche Gesù ha vissuto così. E ha vinto.
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Parola e vita: La tentazione è sempre una scelta tra due amori. E vinci quando scegli l’amore più grande. Per tutta la vita io ho colto la presenza in me di due amori: carriera ecclesiastica sempre più in alto che ti offre prestigio, stima, e carriera evangelica sempre più in basso fino a sentirti addosso il disprezzo degli emarginati. Le tentazioni hanno sempre evidenziato ciò che istintivamente coltivavo nel cuore, e, purtroppo, anche da vecchio settantenne e oramai fuori da ogni possibilità di promozione!.
Il Vangelo, la Parola – grazie allo Spirito – mi hanno instancabilmente aiutato a vedere il pericolo e a prendermene cura. Così quando la buona Sulta m’interrogava se avessi vergogna ad andare in giro accanto a lei, zingara, sbirciata con disprezzo, il mio spirito esultava in Dio che, guardando la passeggera umiliazione, compiva in me cose meravigliose impensate. E non per farmi bello, ma realmente convinto, facevo notare al buon Vescovo che si complimentava nel sapermi non più nomade ma Vicario generale in Diocesi, che la carriera più vera e stupenda non si era fermata da Vicario, e che stavo ora condividendo la vita semplice e umile dei nordestini brasiliani.
Per questo bisogna entrare nel deserto, bisogna affrontare i propri demoni. In me tornavano in ogni occasione, e non sono mai mancati gli angeli che mi hanno sempre sorretto. E sento di essere, anche se da deficiente, quello che ho sempre voluto essere e che mi sembrava solo sogno. I sogni, penso, sia utile averli! E il buon Dio sa le tante volte in cui mi sono meravigliato nel sentirmi accolto come vero fratello e sentirmi persino ripetere da alcuni, sia tra i Rom korakanè (mussulmani) sia tra i Rom calabresi: “Hai lo stesso volto del mio papà!”…come da figli, i prediletti del Padre.
“Convertiti e credi nel Vangelo!”. È vero: immergendomi nel Vangelo sento di vivere una eterna giovinezza.