"Siamo “in piazza” … non in un edificio sacro… o in altro luogo particolare, perché la “piazza” è il luogo simbolo di ogni forma ed espressione del diritto della persona umana alla libertà".

Inizio del Ministero pastorale: il saluto di S.E.R. Mons. Sabino Iannuzzi alle Autorità civili e militari

INCONTRO CON LE AUTORITA’ CIVILI E MILITARI

 

Saluto e ringrazio le autorità civili e militari, di ogni ordine e grado qui convenute. Carissimi, la vostra presenza in questa piazza – che considero un atto non formale – mi onora ed è per me motivo di profonda gratitudine perché, al di là del valore istituzionale, spero che rappresenti anche l’inizio di un cammino di conoscenza personale e di un rapporto di stima e di collaborazione vicendevole.

Siamo “in piazza” … non in un edificio sacro… o in altro luogo particolare, perché la “piazza” è il luogo simbolo di ogni forma ed espressione del diritto della persona umana alla libertà. Luogo in cui – chi vuole – può prendere la parola; luogo in cui è possibile incontrare la ricchezza plurale e dialogante delle culture, delle istituzioni e delle ideologie; ma soprattutto il luogo che riconduce alla vita e al lavoro della gente comune; luogo di incontro e a volte, purtroppo, di scontro-conflitto, in cui trovano espressione le gioie e i drammi dell’esistenza umana. Luogo in cui è possibile ascoltare il grido della gente bisognosa di prossimità e da cui, ogni istituzione – al di là del credo religioso – è chiamata-invitata a collaborare alla comune edificazione dell’unica comunità civile.

Nel complesso degli incontri vissuti in questa mia prima giornata “castellanetana”, questo nostro semplice incontro, attraverso di voi, mi permette di raggiungere tutti i nostri concittadini e mi offre la possibilità di ricordare un impegno identitario e costitutivo della Chiesa che «si adopera per la “promozione dell’uomo e della fraternità universale”; che non aspira a competere per poteri terreni, bensì ad offrirsi come una famiglia tra le famiglie, sollecita a testimoniare […] al mondo odierno la fede, la speranza e l’amore verso il Signore e verso coloro che Egli ama con predilezione. A rappresentare una casa con le porte aperte […], che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità […] per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione» (Cf. Fratelli tutti, 276). Ossia una Chiesa chiamata a vivere ed operare “in piazza”.

Un grazie particolare al Signor Sindaco di Castellaneta per le parole di benvenuto anche a nome degli altri Sindaci dei Comuni che compongono questa Chiesa “bella e viva” che è in Castellaneta e che il Santo Padre ha voluto donarmi come “sposa”; così come alle cittadinanze di Ginosa, Laterza, Massafra, Mottola, Palagianello e Palagiano che avrò la gioia di incontrare a partire dai prossimi giorni.

Il rapporto con le istituzioni, pur nel dovuto rispetto delle reciproche e legittime autonomie della sfera civile da quella religiosa, sarà per me espressione fondamentale nel mio servizio di Pastore di questa Chiesa locale, perché ritengo che l’integrazione – in spirito di reale collaborazione – tra la carità pastorale e quella socio-politica sia lo strumento necessario per l’autentica promozione del bene comune, inteso come “l’insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani, nelle famiglie e nelle associazioni, il conseguimento più pieno della loro perfezione” (Gaudium et spes 74).

Le crisi che stiamo vivendo, non solo a motivo della pandemia e dello scenario bellico dell’Ucraina, colpiscono tutti. E’, proprio, in questo tempo, attraversato da una continua e a volte destabilizzante vulnerabilità, la Chiesa tutta – coinvolgendo attivamente anche le singole Chiese locali – ha intrapreso il suo percorso sinodale che non potrà assolutamente prescindere (nel suo dibattito partecipativo) dalla verità dell’umano, con le sfide che la interrogano nel quotidiano, come ad esempio: le difficoltà lavorative e abitative, che spesso condizionano la vita familiare in particolare delle nuove generazioni; quelle in ambito scolastico e di promozione culturale, così come l’emergenza sanitaria, le povertà diffuse e le criticità morali, i fenomeni di microcriminalità e di varie dipendenze, la difficile cura e custodia della “casa comune”, l’impegno sociale e quello politico-amministrativo.

Non a caso, Papa Francesco, sostiene che dinanzi a questo attuale scenario: «possiamo uscirne migliori se cerchiamo tutti insieme il bene comune; al contrario, usciremo peggiori» (Udienza del 9 settembre 2021).

Carissimi amministratori della “res publica” sarò sempre al vostro fianco  in tutte le iniziative che metteranno al centro la promozione e la dignità della persona umana ed il bene comune, la giustizia e la legalità, così come combatterò con voi per realizzare «il sogno di una società fraterna, perché “solo l’uomo che accetta di avvicinarsi alle altre persone nel loro stesso movimento, non per trattenerle nel proprio, ma per aiutarle ad essere maggiormente sé stesse, si fa realmente padre”» (Fratelli tutti, 4). Ma, se necessario, sarò anche “coscienza critica”, consapevole che: «la politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima ed è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune. Dobbiamo – pertanto – convincerci che la carità è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici» (Cf. Evangelii gaudium 205) e non bisognerà mai dare per carità ciò che spetta alla gente per giustizia!

E a tal proposito vorrei consegnarvi – per la riflessione personale – le “beatitudini del politico” – con valori ispirazionali utili a tutti, non solo ai politici -, proposte da un fedele testimone del Vangelo, il Cardinale vietnamita François-Xavier Nguyễn Vãn Thuận, morto nel 2002 ed oggi venerabile, che a motivo del regime totalitario, nel 1975 due giorni dopo la sue elezione ad Arcivescovo coadiutore di Saigon, trascorse 13 anni in prigione, di cui nove in isolamento:

«Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo.
Beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità.
Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse.
Beato il politico che si mantiene fedelmente coerente.
Beato il politico che realizza l’unità.
Beato il politico che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale.
Beato il politico che sa ascoltare.
Beato il politico che non ha paura» (Cfr. Rivista “30giorni”, 2002, n. 5).

Come vi chiesi al termine della celebrazione della mia ordinazione: «Fatemi posto nei vostri cuori» (2Cor 7,2)… perché sono certo che “camminando insieme” potremo essere “artigiani del bene comune”, al fine di «riaccendere la fiamma della speranza e ritessere i fili della fiducia» (Mons. Domenico Battaglia).

Con la mia fraterna vicinanza, vi assicuro anche la mia personale preghiera.

Grazie!

 

+ Sabino Iannuzzi