“Sotto l’unico tetto del Vangelo!”. Saluto conclusivo di S.E.R. Mons. Sabino Iannuzzi, ofm

Ed ora tocca proprio a me!

Si narra, nei Fioretti di San Francesco, che un giorno frate Masseo, «uomo di grande santità, discrezione e grazia nel parlare di Dio», chiese a San Francesco, circa il grande seguito di persone che gli andava dietro e l’obbediva: «Perché a te?».
È lo stesso interrogativo che dal 1° marzo, giorno in cui il Nunzio Apostolico – che ringrazio per la sua amabile paternità – mi comunicava la scelta di Papa Francesco, continua a risuonare dentro di me: perché a te, Sabino?
Consapevole che, come la Liturgia di Ordinazione mi ha ricordato, solo «quando apparirà il Principe dei pastori» ne avrò la risposta e ne comprenderò la verità, mi sono sforzato in tutti questi giorni di ricercare una motivazione più spirituale che umana, al fine di rispondere consapevolmente, con fermezza e docilità di cuore – così come ho fatto poc’anzi -, agli impegni che «l’antica tradizione dei padri richiede», circa il «proposito di custodire la fede e di esercitare il proprio ministero». E, scrutando sempre nello scrigno francescano, ho trovato risposta nella XIX Ammonizione di San Francesco: «Beato il servo, che non si ritiene migliore, quando viene lodato ed esaltato dagli uomini, di quando è ritenuto vile, semplice e spregevole, poiché quanto l’uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più». E con San Paolo VI, davanti a questo dono di grazia, mi sento unicamente di affermare: «l’unico mio merito è la mia miseria».
Nei giorni che hanno preceduto questo evento di grazia avvertivo forte la sproporzione tra la grandezza del dono affidatomi – quello della successione apostolica – e la piccolezza della mia persona; ma questa sera, quando sul capo mi è stato posto il Libro dei Vangeli ed è risuonata la preghiera di ordinazione, ho percepito con forza che lo Spirito degli Apostoli, ricoprendo la mia umana fragilità, mi consegna non l’esteriorità dei segni di cui sono stato ornato, ma la pienezza della «gioia del Vangelo», quella che «riempie il cuore e la vita di coloro che si incontrano con Gesù» (EG 1) e sono chiamati a servirlo «notte e giorno»: sotto l’unico tetto del Vangelo!

Stando in ginocchio e sentendomi al sicuro sotto questo solido tetto, come in un flash, ho contemplato l’unico grande “sacerdozio” – che il Signore in tre momenti distinti e connessi mi ha elargito – custodito nel “sì” della mia professione religiosa e provocato dall’imprescindibile “sì” alla vita, da parte dei miei genitori. E, volgendo lo sguardo alla nostra cara Madonna delle Grazie, ho cantato con Lei nel mio cuore: «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente» (Lc 1,49) e per tutto ciò, non posso che elevare sempre e di nuovo il mio inno di gratitudine, facendo mie, con grande emozione, le parole del salmista: «Ti benedico, o Signore, in eterno e per sempre» (Sal 145/144).

Dico, anzitutto, “grazie” alla mia famiglia “naturale”. Al mio papà Gerardo, che gioisce e prega per me dalla finestra del cielo e a mia mamma Lorenza: non solo perché si sono resi collaboratori dell’Altissimo per il dono della mia vita, ma perché da loro ho appreso la rettitudine della fede, la carità verso i fratelli, la serietà del lavoro quotidiano e il gusto per una vita sobria ed essenziale. Ad essi associo mia sorella Stefania, mio cognato Alfonso, i miei due nipoti Marta e Daniele, mio zio Feliciano – che ha segnato non poco la mia fanciullezza – e gli atri zii, i cugini e tutti gli affini.

Un “grazie” che estendo con premura filiale a Papa Francesco, per la fiducia che ha riposto sulla mia persona, scegliendomi ed affidandomi la Chiesa che è in Castellaneta. Con la gratitudine, gli esprimo fedeltà e stima per la testimonianza luminosa con cui ha riproposto la via del Vangelo, come scelta preferenziale per il rinnovamento ecclesiale; gli assicuro di cuore quella preghiera che lui sempre chiede.

Ringrazio di cuore tutti i confratelli nell’episcopato e gli Abati ordinari, qui presenti, provenienti dalle Regioni ecclesiastiche di Campania e Puglia, e tutti coloro che – in vario modo – mi hanno partecipato la loro vicinanza. La vostra presenza ha riempito il mio cuore di gioia e mi ha permesso di sperimentare – fin da questa sera – la bellezza della “collegialità affettiva ed effettiva”, che «fa del Vescovo un uomo che non è mai solo perché sempre e continuamente è con i suoi fratelli nell’episcopato» e con il successore dell’Apostolo Pietro.
Permettetemi un “grazie” particolare a Mons. Arturo Aiello, Vescovo della mia città natale, così come a Mons. Sergio Melillo, Vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia, nativo anche lui come me di Avellino, a Mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e mio prossimo Metropolita e a Mons. Giuseppe Favale che è figlio della Chiesa di Castellaneta.

“Grazie” alla Chiesa che è in Benevento.
“Chiesa locale” in cui ho vissuto tutti i miei anni di vita consacrata, sono cresciuto e maturato come presbitero e che ho avvertito sempre come una “Madre”.
“Chiesa” in cui mi sono formato – attraverso lo Studio Teologico legato all’allora Seminario Arcivescovile – e dove ho vissuto tutte le mie esperienze pastorali, nelle comunità di Paduli, Benevento e della Valle Vitulanese ed in cui ho svolto servizi di animazione, non da ultimo l’impegno per la Vita Consacrata Diocesana.
“Chiesa” a cui ho cercato di dare sempre qualcosa, ma dalla quale, soprattutto, ho ricevuto tanto.
“Chiesa” che mi ha permesso di sperimentare la bellezza della condivisione ecclesiale con il suo presbiterio, che non mi ha mai fatto sentire un estraneo, sebbene religioso, ma parte viva ed integrante di esso, con una reale e concreta comunione, motivo per il quale ho chiesto di essere ordinato Vescovo proprio in questa “Chiesa”.
Tra i tanti presbiteri presenti, ripercorro nella mia mente e scruto con i miei occhi tanti volti e nomi – l’elenco sarebbe lungo -, e tutti vi consegno alla mediazione materna della nostra amata Regina, la Vergine delle Grazie: affinché la generosità dell’annuncio del Vangelo, con una crescente comunione, possa rendere sempre più bello il volto di questa nostra Chiesa.
Ma un grazie tutto speciale lo debbo al nostro Arcivescovo, Mons. Felice Accrocca, amico fraterno, conosciuto già prima del suo arrivo a Benevento, a motivo delle sue competenze francescane. Lo ringrazio per la stima e la vicinanza che mi ha manifestato, per le parole che mi ha consegnato durante l’omelia e perché questa sera attraverso l’imposizione delle sue mani e la preghiera di ordinazione ha compiuto l’opera del Signore in me.
Permettetemi un ricordo, colmo di gratitudine, per S. Ecc. Mons. Andrea Mugione, già da due anni nella Luce del Risorto. Gli anni del suo episcopato beneventano, coincisero quasi per intero con il mio servizio di Ministro provinciale e per me fu: padre, amico e confidente. E se questa sera siamo qui: forse è anche opera sua!
Grazie alle religiose e ai religiosi presenti, con i quali in questi anni ho condiviso una stagione bella della mia vita, così come alle Associazioni, ai Gruppi e ai Movimenti che hanno partecipato a questa bella esperienza di Chiesa; ai componenti dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, sia della Delegazione di Benevento che di Castellaneta, e ai fratelli e sorelle dell’Ordine Francescano Secolare e della Gioventù Francescana.

Ma, ora debbo un altro grande e fondamentale “grazie” alla mia famiglia di elezione: l’Ordine dei Frati Minori, qui rappresentato da diversi confratelli, provenienti dalla Curia generalizia di Roma e da tante altre parti, ma in modo particolare dalla mia piccola e cara Provincia Sannito-Irpina, dedicata proprio alla Vergine delle Grazie di Benevento.
Prima di addentrarmi in questi fraterni ringraziamenti, con il cuore colmo di emozione, sento di dire grazie a S. Ecc. Mons. José Rodriguez Carballo, già Ministro generale del nostro Ordine ed oggi Arcivescovo-Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, per la gioia che ho provato nell’averlo qui come con-consacrante principale e per lo speciale legame paterno e fraterno che si è instaurato negli anni – a volte anche nella sofferenza reciproca – e che da oggi si consolida per la comune condivisione del collegio apostolico.
Grazie a tutti i frati minori che sono convenuti dalle altre Province religiose e con i quali ci sono vincoli di fraternità e di amicizia consolidati, e ai Ministri provinciali presenti. Permettetemi, però, di rivolgere – non l’abbia nessuno a male – un grazie specialissimo ad alcuni di loro:

– a Fr. Francesco Patton, da poco riconfermato Custode di Terra Santa, al quale mi lega una fraterna ed intensa amicizia, fortificatasi sempre più negli anni, sia per i comuni impegni vissuti, sia per quella comunione di intenti che ci ha resi davvero “fratelli”;

– a Fr. Paolo Quaranta, oggi Presidente della Conferenza dei Ministri provinciali d’Italia e a Fr. Donato Sardella, che durante il tempo della mia presidenza alla COMPI, fu Segretario e validissimo collaboratore;

– così come a Fr. Miljenko Steko, attuale Presidente dell’Unione dei Frati Minori d’Europa, venuto dalla Croazia.

Ma un grazie… un grande grazie… lo debbo ad uno ad uno a tutti i frati minori della mia Provincia del Sannio e dell’Irpinia, ad iniziare dal mio Ministro provinciale, Fr. Antonio Tremigliozzi. Trentaquattro dei miei cinquantatré anni di vita li ho condivisi con loro: giorno e notte! E se oggi sono quello che sono è grazie a questa “madre” che mi ha formato: capite come debbo molto o quasi tutto a loro?
In questi ultimi giorni, preparandomi all’Ordinazione, il mio pensiero l’ho rivolto spesso a molti di loro, con i quali ho percorso insieme un tratto di strada e alcuni già godono della Luce del Risorto. Confratelli che mi hanno voluto bene e che mi sono sforzato di amare e servire, e con i quali ho gioito e sofferto. Grazie a tutti indistintamente; li voglio ringraziare anche per l’impegno profuso nell’organizzare questa giornata, sicuramente non semplice! L’entusiasmo che li ha guidati, iniziando da Fr. Antonio Tremigliozzi, ha fatto sì che tutto si svolgesse nel migliore dei modi.
Ai miei confratelli della fraternità di Vitulano il mio affettuoso grazie per la vicinanza e la premura con cui dal 5 marzo mi stanno accompagnando e sostenendo!

Ed ora… un “grazie” ricolmo di trepidazione… per la mia amata Sposa, la Chiesa che è in Castellaneta, la cui incessante preghiera e la vicinanza, manifestata a vario modo, mi ha sostenuto in questo tempo di preparazione.
Un grazie che si fa impegno di preghiera a S. Ecc. Mons. Claudio Maniago, che mi ha preceduto nella guida della nostra Chiesa, nella quale ha lavorato con passione, amore e tanta vicinanza al presbiterio e ai fedeli, e che ha accettato di essermi accanto e che mi sta accompagnando all’inizio del mio ministero pastorale. Caro Claudio, sono un “vescovo novizio”: avrò ancora bisogno della tua vicinanza!

In questi ultimi giorni mi sono posto una domanda: accingendomi a venire a Castellaneta, cosa potrò offrire a questa mia “bella sposa”?
La risposta l’ho trovata nel Libro degli Atti degli Apostoli. Come Pietro, allo storpio che era presso la porta del Tempio detta “Bella”, vi dico: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!» (At 3,6).
Sì, fratelli e sorelle, carissimi presbiteri, diaconi e seminaristi, religiosi e religiose, fedeli tutti, non posseggo nulla di particolare, ma quello che ho ve l’offrirò.
Vengo a voi, come vi scrissi il 5 marzo, con l’unico bagaglio che è la “bisaccia” della mia vita da frate minore. Vengo a voi con «cuore di Padre», consapevole di abitare insieme con voi, sotto quel solido tetto, dalle fondamenta certe, che è il Vangelo, ascoltando il soffio dello Spirito Santo nella complessità di questo tempo che muta velocemente: per camminare insieme – in stile sinodale -, per edificare e confessare insieme la bellezza di Gesù Cristo e questi Crocifisso (Cf. 1Cor 2,2) e Risorto.
Vengo a voi per imparare a stare «in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27), facendomi prossimo «con tenerezza, misericordia e generosa dedizione» (Pastores gregis, 43), consapevole della pressante missione, quella di «riaccendere la fiamma della speranza e ritessere i fili della fiducia» (Mons. Domenico Battaglia).

Cari fratelli e sorelle, «Fatemi posto nei vostri cuori» (2Cor 7,2)… Voi tutti già lo siete nel mio! Siete voi la mia nuova famiglia e la mia nuova Fraternità!
Non vi nascondo che la vostra presenza qui oggi, il vostro affetto mi toccano profondamente e mi responsabilizzano a servire la nostra bella Chiesa di Castellaneta con il dono totale di me stesso nella forza di Gesù, l’unico Maestro, che è per noi: «via, verità e vita» (Cf. Gv 14,6).

Saluto e ringrazio il Signor Prefetto di Benevento ed il Questore di Benevento, così come tutte le altre autorità civili e militari, di ogni ordine e grado, provenienti dal nostro territorio sannita, dall’Irpinia e dalla Puglia. Un saluto ed un ringraziamento particolare al Dott. Nino Lombardi, Presidente facente funzioni della Provincia di Benevento e all’amico fraterno Dott. Clemente Mastella, Sindaco della Città di Benevento, per la disponibilità da subito manifestata nell’attivarsi a che questa celebrazione potesse tenersi in questo luogo, così come a tutte le forze dell’Ordine e alla Polizia locale. Un grazie, poi, per la presenza al Signor Sindaco di Avellino, Dott. Gianluca Festa, e ai Sindaci dei sette comuni della Diocesi di Castellaneta.

Ringrazio il Signore per tutti quelli che – con generosità, dedizione e sacrificio – si sono adoperati a vario modo per la preparazione (non semplice) di questo luogo e di questa liturgia di Ordinazione: Don Marco Capaldo e l’Ufficio Liturgico diocesano; Fr. Francesco Falco, Fr. Ronaldo Cruz, Fr. Vincenzo Romano e Fr. Rosario Lombardi e i professi temporanei della Provincia; la Corale Cittadina “Mater Misericordiae” e gli altri cori parrocchiali dell’Arcidiocesi di Benevento diretti dal M° Daniela Polito; i Seminaristi dell’Arcidiocesi di Benevento e quelli della Diocesi di Castellaneta; Don Maurizio Sperandeo e l’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi; il carissimo amico don Teodoro Rapuano; la Protezione Civile; la Misericordia; l’Associazione Nazionale Polizia di Stato; l’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco; don Biagio Corleone e l’Agesci di Benevento e Vitulano; l’Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione “Le Streghe” di Benevento e tanti altri volontari. Così come un grazie particolare alle Società Miwa Energia Cestistica e Benevento Calcio 5, per la fattiva collaborazione e la disponibilità all’uso di questo Palazzetto.

Ringrazio quanti sono uniti a questa celebrazione attraverso TSTV (la TV dell’Arcidiocesi di Benevento), Tele Dehon ed altri canali social che stanno trasmettendo in diretta l’evento: ricordo soprattutto gli ammalati, i sofferenti e gli anziani, così come le due comunità di contemplative (le Monache Clarisse dei Monasteri di Airola e di Castellaneta).

Grazie per la vostra preghiera! Ringrazio i tanti amici che sono qui questa sera a far festa con me, con alcuni dei quali ho vissuto esperienze meravigliose ed indimenticabili.

Una grazia sto chiedendo al Signore in questi giorni, che dilati il mio cuore così che tanti nuovi amici possano entrarci a pieno diritto, senza che escano quelli che già ci sono. Miracolo che la grazia di Dio sicuramente farà!

Vorrei salutarvi e ringraziarvi ad uno ad uno, ma non credo che sia possibile, ed allora vi stringo tutti al mio cuore e vi prometto che pregherò per tutti voi. Se ho dimenticato qualcuno: mi perdonerete!

La Vergine delle Grazie, nostra amabile patrona, San Giuseppe, patrono universale della Chiesa, il Serafico Padre San Francesco e il potente taumaturgo Sant’Antonio di Padova, i Santi Nicola e Francesco da Paola, nostri patroni, intercedano per il mio ministero episcopale e per tutti voi.

E non dimenticate di pregare per me!

Grazie!

+ Sabino Iannuzzi

 

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