XXXIII Domenica TO

Carissimi, 

per favore – aggiungo tutte le volte che devo proclamare il Vangelo con l’infelice introduzione: “In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli…” – per favore stiamo attenti Gesù vuole dire a noi ora qualcosa di molto importante come già fece a Nazareth (Lc 4,21). Stiamo attenti perché il Maestro mite e umile di cuore è molto esigente e severo verso chi dice SI e fa NO. Domenica scorsa Gesù, fatta una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio, quanti fanno del Tempio (comunità, propria persona più ancora di un edificio) un commercio. Oggi il servo fannullone lo getta fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Bella sferzata per destarci verso la fine di un anno, distratti più che stanchi, pronti per un nuovo cammino. La PAROLA oggi offre molta luce per un serio esame e conversione. In comunione fraterna. 


Don Vincenzo


Mt 25,14-30 “Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. … Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. .. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti


Pe. Ermes Ronchi – L’invito a non avere paura della vita. I primi due servi entrano nel­la vita come in una possibi­lità gioiosa; l’ultimo non en­tra neppure, paralizzato dal­la paura di uscirne sconfitto. La parabola dei talenti è il poema della creatività. Il Vangelo è pieno di una teo­logia semplice, la teologia del seme, del lievito, di inizi che devono fiorire. A noi toc­ca il lavoro paziente e intel­ligente di chi ha cura dei ger­mogli. Ciò che io posso fare è solo una goc­cia nell’oceano, ma è questa goccia che dà senso alla mia vita (A. Schweitzer).

Dio non è un padrone che rivuole indie­tro i suoi talenti. Ciò che i servi hanno realizzato non solo rimane a loro, ma è moltiplicato un’altra volta. Ci sono dati per­ché diventino a loro volta se­me di altri doni,

addizione di vita per noi e per tutti coloro che ci sono affidati. Le bilance di Dio non sono quantitative, ma qualitative. C’è da camminare con fedeltà a ciò che hai ricevuto, a ciò che sai fare, là dove la vita ti ha mes­so. Non avere paura del­la vita, perché la paura pa­ralizza: non avere paura, non fare paura, liberare dalla paura. Soprattutto da quella che è la paura delle paure, la pau­ra di Dio.


Don Marco Pedron – Vivere è rischioso, non vivere, però, è mortale. Se non ti giochi, se non osi la tua vita, se vivi nella paura invece che nel coinvolgimento, verrà un giorno in cui sarà la paura a governare e a dirigere la tua vita. Tutti noi abbiamo vissuto delle situazioni che ci chiamavano a vivere diversamente. Verrà un giorno in cui non sarà più possibile “fare domani”. E’ troppo tardi.

1. Ciascuno ha un patrimonio che non è proprio, e sa che dovrà riconsegnarglielo.

2. C’è una diversità: Ciascuno ha secondo la propria capacità. Hanno talenti diversi perché sono diversi, ma ognuno ha il massimo di ciò che può avere.

Il talento è la possibilità che tu hai, fatto di: doti, doni, sensibilità, talenti, capacità. Accettati e utilizza ciò che sei”. Quello che ha un talento lo nasconde perché si confronta con gli altri. Se tu ti confronti con gli altri è chiaro che non sei contento di quello che sei/hai tu.

 

Talenti. Con un talento, una famiglia, poteva vivere 30 anni. Allora: ciascuno ha molto. La gente non è povera di doti, è che vuole quello che non ha.

Una sera dopo un applauditissimo concerto, il maestro Andrés Segovia, considerato il più grande chitarrista di tutti i tempi, fu avvicinato da un ammiratore che estasiato gli disse: “Maestro, darei la vita per suonare come lei!”. Andrés Segovia lo fissò intensamente e rispose: “E’ esattamente il prezzo che ho pagato io!”. Saresti disposto a dare tutta la tua vita per questo? Sei disposto a fare tutto quello che lui ha fatto (studi, impegni, rinunce, lotte, invidie, solitudine, ecc.) per essere così? Se sì, fallo. Se no, perché allora lo invidi?

Inoltre, nessuno di quei servi è proprietario di ciò che ha. Quindi avere più talenti comporta solo responsabilità in più, non un maggiore possesso o beneficio.

I primi due investono il loro patrimonio e questo si moltiplica. Il terzo, invece, fa una buca e nasconde il denaro. La differenza è tutta qui: i primi due vivono osando, rischiando. Il secondo, invece, ha paura e la sua paura lo blocca.


Paolo Curtaz –  Doni del Signore. Il talento, un dono prezioso che il Signore fa a ciascuno e che ciascuno di noi è chiamato a far fruttare secondo le proprie capacità, capacità che, quindi, già possediamo.

I talenti dono preziosi che Gesù fa alla comunità cristiana: la Parola, i sacramenti, la logica nuova del Vangelo, la Chiesa. Doni preziosi che ci hanno cambiato la vita e che siamo chiamati a far fruttare, non a lasciare irrancidire. Convertiamo il nostro cuore alla novità del vangelo, alla fiducia di un Dio che ci consegna suoi tesori, fidandosi di noi. Troppo spesso, ancora!, Dio assomiglia al Dio giudice severo che mi controlla e mi fa tribolare. Una fede fondata sulla paura non da nessun frutto.

Il dramma, invece, è che alcuni servi, alcuni discepoli, pur avendo ricevuto un grande tesoro, non lo fanno fruttare ed ostacolano chi lo farebbe fruttare.

 

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Parola e vita –  I primi due investono il loro patrimonio e questo si moltiplica. Il talento è la tua vita: vivila! La risposta di fondo che dà forza nell’affrontare ogni rischio è la Fede senza alcuna misura di peso. Chi presume d’averne tanta, facilmente ha soltanto tanta religiosità. Gesù stesso non ne chiede molta, ma quanto un granellino invisibile si senape e …le montagne si spostano (Mt 17,20). Sufficiente il talento che hai già, quello che tu sei, il sogno che avverti, là dove la vita ti ha mes­so: vivilo, mettilo in gioco! La Storia della Salvezza da Abramo, a Mosè, Davide, Maria, Pietro… Madre Teresa…! solo una goc­cia nell’oceano, ma è questa goccia che ha dato senso alla loro vita e alla vita nel mondo. Se Abramo… Madre Teresa, per non rischiare, si fossero rinchiusi al sicuro in se stessi avrebbero sotterrato per paura il talento e vanificato il dono di Dio. Le navi al porto sono al sicuro ma non per questo sono state costruite (Pedron).

Torno sempre alla mia piccola esperienza a conferma della fedeltà di Dio al SI! sincero che richiede abbandono attivo e non bravura. Fossi rimasto parroco stimato, senza rischiare, la mia vita non si sarebbe arricchita di doni impensati anche per gli altri. Ho rischiato tuffandomi, fragile com’ero, in un mondo sconosciuto che faceva paura. Ho vissuto anche situazioni difficili, ma avvertivo, senza rendermi sempre conto: “Sono Io con te; non temere!” non solo nei momenti drammatici tra un popolo ancora sconosciuto con comportamenti differenti di vita, ma anche di fronte a qualche grave ingiustizia. Mi parlavano tutti, nei vari campi, dell’innocenza di M. incontrato in carcere per omicidio e in serio pericolo di condanna definitiva per la testimonianza della vittima prima di morire davanti al Comandante dei Carabinieri. La testimonianza a viva voce in lingua romanes=zingara veniva tradotta e pilotata dal Boss Rom per scagionarsi. Inerme e fragile tra quel popolo, ma credibile davanti al giudice, non ebbi alcuna paura nel difendere il debole.

Non avere paura, non fare paura, liberare dalla paura è quanto, dopo la recita del Padre nostro, chiedo per me e per tutti: liberi dal peccato e da ogni paura lasciandoci turbare da quanto c’incomoda all’intorno. Occupati ma non preoccuparti – c’insegna Gesù Maestro – c’è già il Papà che si preoccupa, daGli credito: “il Padre vostro sa ciò di cui avete bisogno” (Lc 12,22-32).

Ci avviciniamo alla fine dell’Anno Liturgico e fra due settimane già siamo in Avvento, un nuovo cammino per mettere a frutto il talento senza sotterrarlo. Il mondo tutto aspetta, non manchiamo! “Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio… Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito… Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili” (Rom 8,19-26)