1^ Domenica di Avvento

 Carissime/i amati in Cristo, Buon Anno ‘A’ del Nuovo Cammino annuale nel Mistero del Cristo per una vita in noi sempre rinnovata. Apriamoci al nuovo Sole, alla Luce che ci fa rinascere sempre. Vita è cammino in avanti, arricchiti del vecchio senza nostalgie di ritorno. Abbraccio cordiale e fraterno.

 

 

 Don Vincenzo

 

 

 


I Domenica di Avvento‘Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s’andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell’uomo. Allora due saranno nel campo; l’uno sarà preso e l’altro lasciato; due donne macineranno al mulino: l’una sarà presa e l’altra lasciata. Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà. Ma sappiate questo, che se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte il ladro deve venire, veglierebbe e non lascerebbe scassinare la sua casa. Perciò, anche voi siate pronti; perché, nell’ora che non pensate, il Figlio dell’uomo verrà. (Mt 24,37-44)  

 

Paolo CurtazDa oggi (anno ‘A’ liturgico) iniziamo a leggere Matteo, il pubblicano divenuto discepolo, colui che si è fatto bene i conti in tasca ci accompagna e ci incoraggia sull’impervia strada della conversione.

 

Ci invita a vegliare, a stare desti, proprio come fa Paolo scrivendo ai Romani. 
Uno preso, l’altro lasciatoÉ che Dio arriva quando meno te lo aspetti. È che abbiamo assoluto bisogno di fermarci, almeno qualche minuto, di guardare dove stiamo andando.

 

Uno preso, uno lasciato:  E Gesù avverte: Uno incontra Dio, l’altro no. Dio è discreto, modesto, quasi timido, non impone la sua presenza. A noi è chiesto di spalancare il cuore. Io cerco di farlo ritagliandomi uno spazio quotidiano alla preghiera, per meditare la Parola. Alcuni tra voi riescono a prendersi una domenica pomeriggio per fare un paio d’ore di silenzio e di preghiera’

 

Pubblica confessione: detesto il Natale. Detesto lo sgorbio che ne abbiamo fatto, la fiera insopportabile dei buoni sentimenti. Io voglio prepararmi, ho necessità assoluta di costruirmi un’arca, e al diavolo quelli che sghignazzano vedendomi (Noè) inchiodare le tavole e piallare remi in mezzo ai monti! Ho bisogno di capire come posso trovare il Dio diventato accessibile. Voglio poterlo vedere questo Dio consegnato, arreso, palese, nascosto in mezzo agli sguardi e ai volti di tanti neonati. Perché possiamo celebrare cento natali senza che mai una volta Dio nasca nei nostri cuori. Come dice splendidamente Bonhoeffer: «Nessuno possiede Dio in modo tale da non doverlo più attendere. Eppure non può attendere Dio chi non sapesse che Dio ha già atteso lungamente lui.» 
Ci tocca pure combattere contro il finto natale, la festa che celebra la notizia dell’inaudito di Dio che irrompe nel mondo, travolta dalla melassa del buonismo natalizio. È un dramma, il Natale, è la storia di un Dio presente e di un uomo assente. Viva i regali, viva la festa. Ma che sia autentico ciò che facciamo, che sia presente il Festeggiato. Ho visto per anni con sgomento che il Natale, per i poveri veri, per chi ha subito un abbandono’: di fronte alle immagini stereotipate della famiglia felice intorno all’albero, c’è chi, invece, vive affettività fragili e solitudini, è travolto da un insostenibile dolore. Il Dio che non nasce nel Tempio di Gerusalemme, ma nella grotta di Betlemme, viene sostituto dal Dio piccino del nostro ipocrita buonismo. Se i feriti dalla vita non hanno un sussulto di speranza nella notte di Natale, significa che il nostro annuncio è ambiguo, travolto e sostituito da un inutile messaggio di generica pace.

 


Ronchi:  È Avvento, il tempo dell’ascolto: ‘Nei giorni di Noè”: Ma che face­vano di male? Niente, era­no solo impegnati a vivere. Ma a vivere senza mistero: e non si accorsero di nulla.

 

Il tempo dell’Avvento è un tempo per svegliarci, per ac­corgerci di questo pia­neta depredato, dei germo­gli che nascono. Il tempo d’Avvento ci prepara a dare respiro alla vita.

 

Due uomini saranno nel campo‘: due modi diversi di vivere nel campo della vita: uno vive in modo adulto, uno infan­tile; uno è pronto all’incontro con il Signore, quello che vive attento, l’al­tro non si accorge di nulla. 
Se il padrone di casa sapes­se a quale ora viene il ladro… Il Signore è un la­dro ben strano, non ruba niente, dona tutto, viene con le mani piene. Ma l’incontro con Lui è rapinoso, ti obbliga a fare il vuoto in te di cento cose inutili, mette a soqquadro la tua casa, ti cambia la vita, la fa ricca di volti, di luce, di o­rizzonti. Io ho qualcosa di prezioso che attira il Signore: è la mia persona, questo nulla fragile e glo­rioso cui però Lui stesso ha donato un cuore.

 

‘Prendilo, e rido­namelo poi, armato di luce’.

 


 

 

 

Pedron:  E non si accorsero di nulla: Aprire gli occhi è doloroso. Molte persone preferiscono vivere nell’illusione piuttosto che scoprire la realtà. Preferiscono ingannarsi. Così quando Dio viene molti non se ne accorgeranno. La gente mangia, beve, si sposa e non si pone nessuna domanda; la gente mangia e beve tutto e neppure si accorge cosa mette dentro. Attenti alle bugie; non bevete tutto; non digerite tutto! Ma non vedete!? E’ già successo al tempo di Noé. E’ successo al tempo di Gesù: c’era il Figlio di Dio lì e non si accorsero di nulla. Ma dove vivevano? 
Tu non partecipare ad incontri formativi, non fare niente per conoscerti dentro, per sentire la vitalità e l’intensità della vita; cerca di non approfondire il vangelo, non darti spazi di silenzi, non porti domande che “fanno male”, quelle profonde, che ti mettono in difficoltà’; ma non ti lamentare il giorno in cui ti verrà da dire: “Sono vuoto, non provo più nulla”. “Bisognava pensarci prima; i segnali li avevi, è che non hai voluto leggerli, è che ti andava bene così. Adesso è troppo tardi”. E’ tempo di riprenderti la tua vita e di iniziare a vivere. Altrimenti non il ladro ma la depressione o l’angoscia verranno e ti distruggeranno la vita. È importante che io mi ascolti in profondità e sappia leggere l’inizio delle cose. All’inizio un fiume era semplicemente un rivolo d’acqua. Fermare un rivolo d’acqua è assai semplice. Ma fermare un fiume alla foce non è più possibile. Di fronte a certe situazioni, purtroppo, spesso bisogna dire: “Troppo tardi! Bisognava pensarci prima!”. 
Dio viene e ci incontra ogni giorno che noi lo lasciamo entrare e che lasciamo che il suo Sole illumini la nostra vita, la riscaldi, la sveli e ce la mostri. “Cristo può nascere mille volte a Betlemme ma se non nasce dentro di noi è come se non fosse mai nato”. Quante persone si sono dimenticate ciò che sono. Se sapessero che sono figli di Dio, che sono già grandi, che sono già preziosi e prestigiosi per Lui, cos’altro dovrebbero dimostrare? L’avvento è la presa di coscienza di ciò che mi abita (Dio-in-me), della mia anima che anima la mia vita. 

 

 

“E non si accorsero di nulla“: erano figli di Dio e non lo videro.

 

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In religioso ascolto: La Solennità del Re Crocifisso celebrata domenica scorsa: il reo salvato ‘oggi’ e il Giusto innocente immolato ci garantisce la Bella Notizia che ci verrà cantata la Notte Santa, verso la quale ci incamminiamo in queste settimane,quando i pastori, considerati tra i più rifiutati e peccatori, vengono circondati dalla gloria di Dio, dagli Angeli. ‘Pace in terra agli uomini che egli ama’, e non solo agli uomini di buona volontà, è sicurezza che in ogni situazione umana anche la più fracassata c’è l’annunzio sicuro che l’amore di Dio è per tutta l’umanità. Non solo, ma evidenzia una predilezione del Bimbo Dio ai pastori disprezzati ai quali il primo invito, fino alle parole del Crocifisso Dio al bandito condannato e non per un invito, ma per una certezza. La Bella Notizia è questa: un Padre il cui amore si dà non per i meriti degli uomini, ma per i loro bisogni, non per le loro virtù, ma per le loro necessità. Gridiamolo a tutti questo Vangelo. Ripetiamo con convinzione che se sei peccatore, dei quali io sono il primo (1 Timoteo 1,15), Dio non ti condanna, anzi ti cerca con maggiore premura. Ultimamente sto scioccandoi frequentatori del Bar che incontro salendo in casa, anziano e ben conosciuto paesano: ‘Don Vincenzo, tu che sei più vicino a Dio, fai una preghiera per me!’. ‘Stai attento ‘ faccio subito notare ‘ io cerco di stare vicino a Dio, ma è Dio che sta più vicino a te che non Lo incontri più. Preghi tu per me. Dio è un Papà che s’è giocato tutto, anche il Figlio, per dirci quanto ama ogni figlio specialmente se scassato’. Sono convinto, anche se sbaglio, d’esserci attardati al vecchio annunzio che prediligeva la predicazione sul peccato e l’inferno più che proiettare il debole e smarrito di cuore nell’abbraccio del Padre. Incontro penitenti che non vorrebbero più né confessarsi né comunicarsi: sembra loro d’ingannare Dio, non solo se stessi. Sperimentare continuamente d’essere peccatori li spaventa mentre è motivo di predilezione da parte di Dio. E la stragrande maggioranza deibattezzati lascia perdere tutto visto che ‘c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio’ (Rom 7,18-19). Davanti alla propria incapacità ci si libera dalla paura, anche dell’inferno. Siamo stati creati perché amati e per amare, non per non peccare. ‘Il mio peccato mi sta sempre dinanzi’ (Salmo 50,5). ‘Se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me’ Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore che mi libererà da questo corpo di morte’ (Rom 7,20-25). A Matteo, a Zaccheo, all’adultera’ Gesù non ha chiesto prima di convertirsi! È l’Amore che converte. Se non si è attratti dall’amore, specie da un Amore totalmente gratuito che non ti chiede altro se non d’essere accolto, è perché non è conosciuto, o perché non è sufficientemente annunziato.

 

 

 

 

 

A contatto oggi con fratelli musulmani mi sento a disagio notando la centralità del loro messaggio sulla misericordia, attributo divino ‘evocato più di 150 volte nel Sacro Libro, senza contare che è doppiamente rappresentato dai due Nomi divini ‘il Clemente’ e ‘il Misericordioso’ nella formula di benedizione che inaugura le Sure del Sacro Corano e che dovrebbe accompagnare tutti gli atti della vita dei musulmani’ (Yahya °Alawi). Tutta la Bibbia non è da meno e Gesù benedetto ce l’ha mostrato con tutto se stesso. Povero me! continuo ad angustiarmi quando sento dire: ‘Prima di celebrare, chiediamo perdono dei nostri peccati!’ anzicché dare il Lieto Annunzio‘Accolti con festa, amati e perdonati da Dio, celebriamo l’Eucaristia in rendimento di grazie al Signore’ o almeno: ‘Prima di celebrare i santi misteri, riconosciamo i peccati che mi danno morte’. E devo insistere, (perdonatemi, perdonatemi!): presentiamo il Sacramento della Misericordia come Sacramento, strumento di grazia particolarissima contro il peccato, ma non come indispensabile per la misericordia divina che ci precede. Liberiamo noi e gli altri dalla cattiva presentazione della Confessione e dal suo cattivo uso. A me interessa, confessandomi, prendere coscienza non di cosa ho fatto (domanda abituale), già perdonato, ma da quale sepolcro voglio sentirmi dire: Vincenzo, esci fuori! E al penitente mi preme esortarlo a mangiare sul serio almeno la domenica la Parola che dà luce e vita.

 

 

 

‘Andiamo con gioia incontro al Signore’ è l’invito di questa domenica: ‘La nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti’ ci assicura San Paolo.