5^ Domenica di Quaresima

 5ª  Domenica di QUARESIMA      

Carissimi, la lettura del Vangelo di questa domenica da parte di don Marco, per me molto originale ma reale, mi ha fatto rivivere l’esperienza personale che descrivo come conferma di tutto un vissuto che don Marco descrive, come sempre in abbondanza, e che allego per quanti volessero ulteriore esame. Pasqua si fa sempre più prossima, non atterdiamoci …ad uscire dal ‘sepolcro’! Con affetto. 


Don Vincenzo


padre Ermes Ronchi  –Le lacrime di Dio, fonte d’amore. Svegliarci e rialzarci da tutte le vite spente e im­mobili, addormentate e i­nutili. Pren­di coscienza della tua di­gnità regale, Dio in te… Dio piange e piange per me: so­no io Lazzaro, io sono l’a­mico, malato e amato, che Gesù non accetta gli sia strappato via. Dalle lacri­me di Dio impariamo il cuore di Dio. A­more fino al pianto. Risor­giamo adesso, perché a­mati. Tre parole per risorgere: esci, liberati e vai.


don Marco Pedron Quando l’amore fa morire. Lazzaro muore perché è soffocato dalle due sorelle, che lo legano a sé e che gli impediscono di uscire fuori, di vivere, di essere se stesso. Sono le sorelle che “lo uccidono”. Gesù dovrà dire alle sorelle: “Togliete la pietra; scioglietelo e lasciatelo andare”, mentre a Lazzaro dirà: “Vieni fuori”, smettila di farti calpestare e di subire l’amore possessivo delle tue sorelle.

“Quattro giorni”, cioè certamente morto (per quel tempo). Anche quando sembra non ci sia più speranza… anche quando tutto sembra impossibile… sappi che la Vita=Dio è più forte di ogni morte”.

Non c’è sepolcro=morte dalla quale non si possa uscire (“Esci fuori!”).

Entrambe dicono a Gesù: “Il tuo amico”. Perché non dicono “il nostro fratello”! Neppure si accorgono che il loro modo di amare il fratello è mortale.


La personalità di Maria non è matura, aperta: per questo si appoggia su Lazzaro. Amare un’altra persona è poter stare senza di lei, altrimenti il nostro amore diventa “bisogno, necessità” dell’altro e non più gioia. In realtà non ama te, ma sé. E’ che tu sei la sua ragione di vita. Ma nessuno può rendere felice chi non lo è.

Si chiede all’altro di darci quello che noi stessi non siamo in grado di darci (è parassitismo!). Da bambini va bene, ma da grandi non può funzionare.

Lui e lei si sposano. Lui però dentro è un bambino. Finché appena sposati fanno i “morosetti” non c’è problema: lei ha tutte le attenzioni per lui e gliele dà sempre vinte. Poi nasce un figlio: ovvio che lei non è più tutta per lui. Ma lui è un bambino e non capisce: anzi va in competizione con suo figlio, fa l’offeso e accusa lei di avere più attenzioni per il figlio che per lui.

Lazzaro è tutto per lei, e perdendolo, perde tutto.


Lo spostamento sugli altri. “Signore se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto!” (11,32). Non lei che si è “succhiata, mangiata” il fratello, ma è addirittura Gesù il colpevole. Più un uomo accusa gli altri, e più è lontano da sé e per questo è infelice: si muore ogni volta che si rinuncia. Il vangelo mostra la progressione della malattia di Lazzaro. Prima Lazzaro è malato (11,1-2), poi è addormentato (11,11), poi morto (11,15), poi morto da quattro giorni (11,17).

Si muore ogni giorno quando si rinuncia ad essere ciò che si può essere.

Lazzaro guarirà perché il loro modo di amare cambierà. Perché le relazioni a volte fanno morire: ma se si cambiano fanno vivere!

1. Dove l’avete posto? Si muore quando si seppellisce ciò che si è. Si aveva dei doni, dei talenti, ma per paura, li si nasconde. Allora si muore. Dio è Vita: vivi al massimo di te. Non ti chiede nient’altro se non che: “Ti ho dato la vita, vivi!”.

2. Togliete la pietra. Tira fuori il segreto! Tira fuori l’odio, la sofferenza! Non ci può essere vita per chi vive nella morte. Dio è perdono: Lui non si vergogna di te. Non farlo tu. Non c’è niente da nascondere e da rinchiudere. Tutto può essere riportato alla luce, a galla e fuori.

3. Scioglietelo e lasciatelo andare. L’amore è lasciare l’altro libero. Ognuno ha la sua strada e la sua missione. Lazzaro è tutto per lei, e perdendolo, perde tutto.

4. Vieni fuori (11,42). Bisogna smettere di giustificarsi. Dio vuole qualcosa da noi, è che emergiamo, che ci realizziamo. Vieni fuori! Che la tua bellezza emerga, brilli e sia visibile a tutti.


Pensiero della Settimana

Chi guarda fuori sogna. Chi guarda dentro si sveglia. (Carl Jung)


Paolo Curtaz  Vieni a vedere – Il dramma: Lazzaro si ammala e muore, e Gesù non c’è. Come succede anche a noi, a volte, e davanti alla malattia e alla morte di una persona che amiamo, scopriamo che Gesù è distante.

Tragedie. La resurrezione di Lazzaro è posta poco prima della Passione di Gesù.

È l’ultimo e il più clamoroso dei segni, quello che determina la decisione, da parte del Sinedrio, della pericolosità di Gesù e la necessità di un suo immediato arresto. Il racconto è un crescendo di emozioni, di testimonianze di fede delle sorelle, ma anche di umanissimo sconforto e pena. Quando Gesù vede la disperazione delle sorelle e della folla, resta turbato, e scoppia in pianto. Come se Dio non sapesse. Come se Dio imparasse cos’è il dolore. Dio, ora, sa cos’è il dolore. Ha voluto imparare a soffrire, per redimere ogni pena.
Alcuni notano l’amore di Gesù per Lazzaro, la sua compassione.

Altri, cinicamente, obiettano: Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?.

In queste parole abbiamo tutta la contraddizione dell’essere umano.

Preferiamo un Dio che condivide il nostro dolore o un Dio che ci evita il dolore?


* * * * *


Riflettendo: Quando l’amore fa morire. Una volta che al buon Dio piacque aprirmi gli occhi spalmando sugli occhi del fango impastato di sputo, dandomi di scorgere nel popolo Rom una umanità altra e fuori dalla nostra attenzione, in silenziosa attesa di evangelizzazione incarnata, tra le incomprensioni e lotte vissute da parte dei farisei, del sinedrio… la più sofferta e con lacrime vennero versate in famiglia. Perdonatemi se manifesto un momento molto famigliare ma che, grazie a don Marco, ho ora capito. Celebrata con solennità la Risurrezione, con accanto due simpatici zingarelli che funzionavano da chierichetti, una volta in casa vissi l’ultima notte di Pasqua in casa in piena tempesta. In ginocchio e tra lacrime sofferte e pietose, la zia supplicava perdono al mio crudele e ingrato rimprovero! La tempesta lei l’aveva sofferta per tutta la celebrazione: quei due zingarelli …zingari e non battezzati, e mussulmani, lì a toccare l’altare, i vasi sacri… per lei tra le più zelanti del culto, sembrava un continuo e insopportabile sacrilegio. Al mio pesante rimprovero come mai una anziana e fervorosa Zelatrice del Cuore di Gesù non riuscisse a vedere il divino, la presenza del Cristo nei piccoli disprezzati, ella cadde, tanto anziana, in ginocchio chiedendo perdono. Non ce la faceva: degli zingari aveva avuto sempre un grande terrore, ora se li vedeva continuamente in casa e …persino, preferiti a lei che, una volta prete, aveva donato a me tutto quanto aveva di case e campi, ma specialmente tutta se stessa. Fin da giovane seminarista quando mi ammalai di brutto, in piena guerra, obbligato per anni a interrompere gli studi, per una assistenza più personale e attenta, venni accolto con immenso affetto in casa da lei. Per lei ero tutto e mi donava tutto. Il buon Dio per ricompensare la sua consacrazione di vergine ise mpre a servizio della Chiesa, stava seppellendo ciò che in lei procava morte, incapace ad andare oltre per un amore più autentico e liberante.

Intuiva, tra l’altro, quello che io cercavo di tenere ben chiuso nel mio cuore, ma non al suo così attento su di me forse non sfuggiva: il Vescovo mi lasciava andare nomade tra i nomadi …abbandonado lei dove e come?! E nomade, povero tra i poveri, libero da ogni carriera e dalle sue case e campi, ebbi l’OK! Vai! proprio il giorno del suo rapido decesso (per mia copa, mia grade colpa!).

Don Marco m’insegna che l’amore fa morire. La zia moriva risuscitata dalla mia morte morale in lei, e io, con strappo sofferto, più libero dalle fasce che mi avvolgevano, iniziavo il nuovo cammino.

L’amore è lasciare l’altro libero. Ognuno ha la sua strada e la sua missione.


Avanti verso Pasqua aiutandoci nella preghiera. 


DonVincenzo