Grato dell’ospitalità che mi offrite in questa settimana, vi abbraccio fraternamente.
don Vincenzo
IVª Domenica di QUARESIMA
Gv 9,1-41 Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio»…e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. .. era sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». .. Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo è strano… Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?». E lo cacciarono fuori… Gesù allora disse: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi». … «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane».
Ermes Ronchi Una carezza di luce che diventa carezza di libertà. Il cieco del Vangelo guarito si nutre di luce e osa. Libero. I farisei non provano gioia perché a loro interessa la Legge e non la felicità dell’uomo: mai miracoli di sabato! Non capiscono che Dio preferisce la felicità dei suoi figli alla fedeltà alla legge. Ed è il peggio che possa capitare alla nostra fede. Amministratori del sacro e analfabeti del cuore. Nelle parole dei farisei il termine che ricorre più spesso è «peccato». Gesù non ci sta: Parlerà del peccato solo per dire che è perdonato, cancellato.
don Marco Pedron Il vangelo di oggi si gioca sul contrasto tra luce e tenebre, tra chi ci vede e chi non ci vede. Nel vangelo nessuno, se non Gesù, vede l’uomo, la sua difficoltà, i suoi problemi. Tutti sono mossi da altre cose: i discepoli: “Chi ha peccato? Il loro problema è: “Chi è colpevole? E’ colpa sua=io non c’entro, quindi io non devo fare niente.” È una mentalità molto diffusa: discarica nel sud, figlio che uccide i genitori, gli immigrati che creano problemi. L’unica preoccupazione è quella di scaricare le colpe su qualcuno, trovare il colpevole. La sua coscienza è in pace.
Gli amici, i conoscenti: “Sì, è lui quello di prima”. Sono quelli per cui non puoi cambiare. Ti hanno etichettato.
I genitori: Essere scomunicati era morire socialmente. Cercano di non compromettersi. Chi lo doveva amare, proteggere, non lo fa.
I farisei. Di fronte all’evidenza negano, si trincerano dietro alla legge; piuttosto di cambiare, negano la realtà. Vedere=cambiare, meglio quindi non vedere.
E, infine, per fortuna c’è anche Gesù. Non deve difendere niente, e per questo è libero. E poiché non si deve preoccupare di sé, si può preoccupare dell’uomo. Gesù è l’amore, la fiducia: non giudica, ma si mette vicino a te per aiutarti. L’amore è questo.
Il vangelo si apre e si chiude con la stessa parola: peccato. Gesù non guarda mai il peccato, ma guarda ciò che la persona può essere=positivo, anche se adesso non lo è ancora. Non serve a niente vedere cosa non va ma è meglio fare qualcosa. Lavorate sul positivo
Riccardo Muti è diventato musicista perché alla prova d’ammissione ha preso il massimo dei voti. L’esaminatore gli ha detto: “Ti ho dato il massimo non per come suoni ora, ma per come potrai suonare un giorno”. Ha fatto leva sul positivo: e ha funzionato!. E’ l’amore, il positivo, la fiducia, che fa cambiare le persone e non il giudizio o l’accusa o il negativo
Il grande peccato, l’unico, è essere cieco. Gesù chiama questo il peccato contro lo Spirito Santo: quello che neppure Dio può rimettere.
don Carlo Occelli Aprire gli occhi! “Proprio voi che siete uomini di chiesa, non credete che Gesù mi abbia guarito?”. La fede genera uomini che pensano, che non si chiudono, che aprono gli occhi!!
Wilma Chasseur – Il cieco nato che viene guarito senza averlo neanche chiesto! Quante volte anche noi siamo stati guariti da durezze e cecità che neanche sospettavamo di avere. E solo dopo, abbiamo compreso che Dio aveva permesso quella contrarietà, proprio per rivelarci la nostra cecità e guarircene. I veri ciechi erano dunque i farisei che credevano di sapere tutto sul Messia: la cosa più difficile – se non impossibile- da imparare, è proprio quella che si è convinti di sapere già!
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In ascolto: “Prima ero cieco e ora ci vedo” (Gv 9,25). L’ho ripeturo innumerevoli volte spiegando come mai dal disprezzo e rifiuto generale nei confronti degli Zingari, quasi nel DNA di noi occidentali, mi fossi poi trovato coinvolto con tutto me stesso anche a costo di condividerne non solo le peripezie, ma anche il disprezzo. È come se Gesù, passandomi vicino senza che io gli avessi chiesto qualcosa (non sapevo d’essere cieco!), né percepissi la sua presenza né il dono che mi stava offrendo, mi avesse messo sugli occhi del fango inzuppato degli sputi ai disprezzati, ordinandomi poi di lavarmi nella piscina di Siloe superando tante immondizie. Mi accorsi che allora vedevo il mondo, i fratelli pieni di divino. E non mi stanco di ripetere, di scrivere e riscrivere d’aver sperimentato con meraviglia Isaia 58,10: “Se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio”. La stessa Parola mi appare più luminosa come conseguenza imprescindibile. Basta leggere solo qualche pagina di “Mi basta che tu mi vuoi bene!” e me ne darete ragione.
Il problema è tutto qui: incontrando, mai per caso, il fratello Gesù che ci passa accanto, lasciarsi spalmare del fango impastato di rifiuto, e gli occhi del cuore si aprono alla luce, e ci si accorge che:
Chi pensava di aver capito, capirà di non aver mai capito niente.
Chi pensava di vedere, si accorgerà che pensava ma non vedeva.
Chi era certo, cadrà nella confusione.
Chi credeva di essere sano, si scoprirà malato.
Chi credeva in Dio, scoprirà di aver creduto in se stesso.
Ti vergognerai di essere stati sempre così…
Ma in quel giorno i tuoi occhi si apriranno… e vedrai la Realtà.
E vedrai cose di cui neppure immaginavi l’esistenza.
E vedrai quanta Vita ti circonda.
E sarai felici di vedere Dio dovunque.
E sarai semplicemente felici. (don Marco Pedron)
È che Dio preferisce la felicità dei suoi figli alla fedeltà alla legge. Gloria di Dio non è il precetto osservato. No!, gloria di Dio è un uomo che torna a vedere. Capitava ai tempi di Gesù con farisei, dottori della legge, sacerdoti, chiaro che capita ancora oggi impastati della stessa umanità fragile: “Amministratori del sacro e analfabeti del cuore. Si trincerano dietro alla legge, alle regole. Sia ha paura di vedere che le cose sono diverse, che dovrebbero cambiare, cambiare cuore. Ma piuttosto di cambiare, negano la realtà. Sono troppo preoccupati della loro facciata, della loro perfezione formale” (Pedrn). «Guai a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito» (Luca 11,46).
“Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi” (Gal 5,1) annuncia e canta la Chiesa tutta in Brasile riflettendo, come fa in ogni Quaresima su qualche passione di Gesù presente oggi nel territorio, e che quest’anno ha come tema: Fraternità e traffico umano.
Non dovremmo aver paura d’interrogarci: «Siamo forse ciechi anche noi?» (40) incapaci nello scorgere e fare scorgere ciò che la persona può essere=positivo, anche se adesso non lo è ancora. Nella mia esperienza: anche nelle persone che mi sembravano …più pericolose, in fondo scoprivo un cuore, certamente uno amato da Dio e da amare.
Nelle parole dei farisei del vangelo di oggi, il termine che ricorre più spesso è «peccato». Il vangelo si apre e si chiude con la stessa parola: peccato. “Non preoccuparti del peccato! – esorto con forza e convinzione – il peccato continuerai a farlo fino alla morte e, facilmente, sempre lo stesso tanto ci è abituale. Adesso che torni a casa – avverto al bimbo che promette che non disubbidirà più – vedrai che disobbedisci ancora. Preoccupati non della disobbedienza ma che non sai amare la mamma!”. Questo è il problema: creati per amare e non per non peccare.
Riconosciamo, senza alcuna paura, davanti a noi stessi, a Dio, ai fratelli la nostra fragilità nell’amare, ma il positivo, il divino che c’é in tutti aiutiamo a farlo emergere: peccatori, ma amati; disobbedienti ma figli desiderosi di amare. Lavorare sul positivo. Gesù, incontrando, va oltre il peccato che non guarda, e nella Samaritana vede la sete di amore, nella peccatrice il bisogno di amare molto, in Zaccheo il desiderio di vederlo, nel Ladrone la domanda del dopo nel Regno…
Mi consola vedere così lo sguardo di Gesù su di me, ma m’impegna a fare altrettanto.
A quanti credono ancora nella Domenica e partecipano al Banchetto senza mangiare, aiutiamoli a far riemergere il dono dello Spirito che è in loro e l’abbraccio del Padre che li ha perdonati. Alla Confessione incoraggiamoli ad andare spesso per essere fortificati sempre più nella lotta.
Fraternamente.
Don Vincenzo