Omelia per i funerali del piccolo Domenico Petruzzelli
e di Carla Fornari
Geremia 17, 5-10
Salmo 1
Giovanni 12, 23-28
1. Ci ritroviamo questo pomeriggio qui, nella chiesa parrocchiale di San Nicola, con il cuore gonfio di dolore e con il desiderio di trovare luce e conforto in Dio, fonte di consolazione, e in Gesù, l’unico che ha parole di vita eterna. La nostra preghiera raggiunge il cuore di Dio con i tanti “perché” che l’accompagnano, ma poi ritorna a noi come proposta di conversione che interpella la coscienza di tutti, senza alcuna eccezione. Il mistero della morte, non dimentichiamolo, è l’eterno enigma che scuote continuamente la vita degli uomini; quando poi la morte non è legata al naturale declino ma è voluta da mani omicide lo strazio è ancora più intenso.
In questo momento sono con noi, uniti nella preghiera, tanti fratelli e sorelle, soprattutto quanti hanno perso in modo tragico un proprio familiare o un amico. È con noi l’intera Chiesa di Castellaneta, che condivide con profonda commozione questa tragedia; è con noi il nostro Metropolita, l’Arcivescovo di Taranto Mons. Filippo Santoro, che mi ha pregato di manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà; è con noi il Santo Padre Francesco che proprio ieri ha ricordato il piccolo Domenico con queste parole: “Vorrei pregare con voi – e lo faccio di cuore – per tutte le vittime delle mafie. Anche pochi giorni fa, vicino a Taranto, c’è stato un delitto che non ha avuto pietà nemmeno di un bambino. Preghiamo insieme, tutti quanti, per chiedere la forza di andare avanti, di non scoraggiarci, ma di continuare a lottare contro la corruzione”.
2. La notizia del triplice omicidio, diffusasi rapidamente nelle prime ore del mattino di martedì scorso, ci ha colti tutti di sorpresa e ci ha lasciati esterrefatti. Mai avremmo pensato che anche tra noi potessero avvenire fatti di inaudita violenza che potessero avere per protagonisti dei bambini inermi.
Eppure, è accaduto proprio questo: anche le nostre strade si sono macchiate di sangue innocente, anche un nostro figlio è stato massacrato per la cieca abiezione di chi ha perso ogni pur minima considerazione della vita umana, anche tra i nostri bambini è stata presa una creatura, debole e fragile, per essere sacrificata, come vittima inconsapevole, in nome della più assurda cattiveria e del più diabolico egoismo. Il piccolo Domenico, insieme ai suoi fratellini, è stato il protagonista di un vile agguato che ha portato una tristezza immensa in Palagiano e in tutta la nostra nazione.
Quante domande e quante inquietudini si sono addensate in noi in questi giorni! Davvero perverso è il cuore di quell’uomo che non ferma la propria mano omicida dinanzi a nulla, nemmeno dinanzi a dei bambini che si stanno ancora aprendo alla vita. Per molti forse l’esistenza umana non vale nulla, per cui si uccide senza pietà, si procura la morte attraverso le forme più diverse con una facilità che fa spavento. Per raggiungere i propri scopi, spesso legati a interessi personali di lucro e di ingiusto arricchimento, si è disposti a tutto. Come sono attuali, a questo proposito, le parole dell’Apostolo Paolo che troviamo nella Prima Lettera a Timoteo: “L’avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti” (1 Tim 6,10). Per loro e per noi, risuonano come monito fermo e inappellabile le parole del profeta Geremia ascoltate poc’anzi: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. Sarà come un tamerisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere” (Ger 17,5-6).
Questa vicenda non può lasciarci indifferenti, non possiamo limitare la nostra indignazione al solo grido di condanna senza poi impegnarci, ciascuno per la propria parte, perché il volto della nostra Città possa essere rinnovato nel profondo. Mentre deploriamo con decisione questo fatto esecrabile, chiediamo agli autori dell’orribile delitto di ravvedersi e di lasciarsi toccare il cuore dal sangue innocente del piccolo Domenico, che ha spento il suo sorriso per un gesto insano e senza dignità, e dal dolore dei suoi fratellini Mauro e Davide, che hanno visto morire inaspettatamente davanti ai propri occhi le persone a loro più care. Ricordino tutti i seminatori di morte che anche per loro, come disse il Beato Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi ad Agrigento, arriverà il giorno del giudizio di Dio e quel giorno solo le opere dell’amore avranno la ricompensa dal Signore. Altrimenti c’è la morte eterna, lontano da Dio, nella disperazione più cupa. Ed è per sempre! Si potrà sfuggire alla giustizia umana, ma non si potrà sfuggire alla giustizia di Dio, che conosce a fondo il cuore dell’uomo: “Io il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per dare a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni” (Ger 17, 10), così ci ha ricordato ancora il profeta Geremia.
3. Palagiano e il nostro territorio ionico devono reagire con fermezza e in maniera costruttiva. È necessario riappropriarci di quei valori autentici, che fanno grande l’uomo, non nella ricerca di ciò che è effimero, ma nella maturità di una vita spesa per gli altri. Pur nell’oscurità della situazione presente, è urgente elevare la nostra voce per dire a tutti che la speranza è l’unica arma vincente, in questo momento e sempre. Una speranza fondata nella Pasqua di Gesù, che apre al nostro futuro orizzonti sconfinati di vita e di luce. È Lui che ci spinge a lottare per far vincere il bene sul male, la vita sulla morte. In Lui è possibile costruire il domani investendo sulle forze sane e genuine presenti in mezzo a noi.
Non fermiamoci solo alle lacrime della disperazione, mettiamoci in gioco dando il meglio di noi stessi in un serio confronto tra le diverse realtà sociali del territorio. Vinciamo per una volta gli egoismi e gli interessi di parte, non accontentiamoci di vedute limitate, impariamo a metterci insieme per un impegno concreto a favore di un futuro diverso, più luminoso, più sereno per noi e per i figli che stanno crescendo nelle nostre famiglie e nel nostro paese. Scopriamo i semi di bene presenti tra noi, facciamoli fruttificare soprattutto nelle nostre famiglie, che devono ritornare ad essere autentiche scuole di vita dove si impara ad amare e a rispettarsi gli uni gli altri. È necessario investire per far crescere, soprattutto tra le nuove generazioni, la cultura della legalità. Per questo le diverse le istituzioni, in un dialogo fecondo, devono intraprendere strade nuove per offrire a tutti la possibilità di mettere a frutto i propri talenti, in particolare investendo per creare occasioni dl lavoro, la cui assenza è divenuta vera piaga sociale ed è spesso motivo per lanciarsi in avventure senza ritorno.
4. Ora qui dinanzi a noi sono i corpi esanimi del piccolo Domenico e di Carla. Li affidiamo, insieme all’altra vittima di questo eccidio, all’amore misericordioso del Padre buono che è nei cieli. Sì, per noi cristiani la morte, pur con la sua drammaticità, non è l’ultima parola. Al di là della morte non c’è il buio del nulla ma la luce di un Amore che mai viene meno. Oltrepassata la soglia della morte c’è l’abbraccio di un Dio che ci ha dato l’esistenza e che per noi ha preparato una gioia che non potrà più essere turbata da nulla.
Pensiamo il piccolo Domenico teneramente custodito da questo Papà buono, che è Dio. Pensiamolo non più turbato dalle cattiverie umane ma allietato dal sorriso tenerissimo della Madonna, la mamma nostra dolcissima, che qui a Palagiano invochiamo come Madonna della Stella. Pensiamolo a giocare nel giardino di Dio, lieto e sorridente.
Per noi Domenico è il chicco di grano caduto in terra (cf Gv 12,24). Vogliamo fermamente sperare che, proprio perché caduto in terra e calpestato dalla cattiveria umana, produrrà molto frutto. Il frutto che ci aspettiamo da questa morte è una riconquistata armonia nella nostra comunità, un’armonia fatta di fraternità e di solidarietà, che non è tanto il risultato dei soli sforzi umani, pur necessari, quanto piuttosto un dono di Dio. Per questo, utilizzando le parole della liturgia, ci rivolgiamo ora a Dio, con fede viva e umiltà profonda: “Riconosciamo il tuo amore di Padre, quando pieghi la durezza dell’uomo, e in un mondo lacerato da lotte e discordie lo rendi disponibile alla riconciliazione. Con la forza dello Spirito tu agisci nell’intimo dei cuori, perché i nemici si aprano al dialogo, gli avversari si stringano la mano e i popoli si incontrino nella concordia. Per tuo dono, o Padre, la ricerca sincera della pace estingue le contese, l’amore vince l’odio e la vendetta è disarmata dal perdono” (Preghiera Eucaristica della Riconciliazione II, Prefazio). Sì, per la morte di questo innocente, del piccolo Domenico, l’odio sia vinto dall’amore e il perdono fiorisca sulla vendetta. Amen