5^ Domenica T.O./A

A causa della manutenzione del sito da parte del SiCei pubblichiamo con ritardo il commento di don Vincenzo. Ci scusiamo per il disagio. UCS
 
Sorelle e fratelli amati, mi permetto sempre ogni settimana farvi visita per condividere la Parola che ci alimenta e dà vita. Assicuro anche voi, come ripeto alla comunità in Brasile, che la comunione fraterna continua sempre anche quando il corpo è in luoghi differenti. Con coraggio allego la lunga riflessione di don Marco Pedron tanto, per chi ha un momento disponibile, è arricchente di esperienze vissute. Vi abbraccio.

Don Vincenzo

 

Vª Domenica del Tempo Ordinario

«Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo. …Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.Mt 5,13-16

Ermes Ronchi – Dio è luce. Ma il Vangelo oggi rilancia: anche voi sie­te luce. Voi siete già luce. La luce non è un dovere ma il frutto naturale in chi ha re­spirato Dio. Cerca in profondità, là, al centro di te, tro­verai una lucerna accesa, u­na manciata di sale. Per pura grazia.

Come mettere la lampada sul candelabro? Isaia sug­gerisce: Spezza il tuo pane, introduci in casa lo stra­niero, vesti chi è nudo, non distogliere gli occhi dalla tua gente… Allora la tua lu­ce sorgerà come l’aurora (I­saia 58,10). Occu­pati della città e della tua gente, illumina altri e ti il­luminerai, guarisci altri e guarirà la tua vita. 
Voi siete il sale.  Se resta chiuso in sé non serve a niente: deve sciogliersi nel cibo, deve donarsi. Accade quando Cristo, co­me sale, è disciolto dentro di me; in tutte le fibre del­la vita e diventa mia paro­la, mio gesto, mio cuore. 
La mia vita sarà luce e sale se parlerà di Lui, e il meno possibile di me

Se mi metto a guardare un quadro in un museo, quel quadro susciterà interesse, e altri si fermeranno a guardarlo. Se mi siedo in un ristorante vuoto, il ristorante si riempie. 
Chi mi ha portato a guardare a Dio sono le persone che guardano a Dio e che mi parlano di suo figlio Gesù.

don Marco PedronIl brano del vangelo di oggi propone due immagini: il sale e la luce. Non sono degli imperativi (“dovete essere”) ma degli indicativi. Tu sei questo, vivi così. Il sale dà gusto alle cose. 

Un uomo si alza la mattina, lavora, torna a casa stanco e vuoto. 
Un altro uomo si alza la mattina, lavora, torna a casa stanco e felice. Dov’è la differenza? La differenza è che uno trova il gusto in ciò che fa’, il piacere, l’altro no.

Io vivo, ho dentro qualcosa di importante, dei talenti, una passione, dei doni, che è utile a questo mondo: lo rendo disponibile, lo offro, lo dono e il mio dono è utile e aiuta. 
Allora c’è sapore, c’è gusto, anche di faticare, anche di lottare, anche di soffrire, perché ciò che sono serve e rende un servizio a qualcuno. Non a caso la parola sale in ebraico (melah; m-l-h) ha la stessa energia di pane (lehem; l-h-m): il sapore viene dall’essere dono (sale o pane) per qualcun altro. 
La terra è la vita di tutti i giorni. Essere sale, senso, sapore, per questa terra vuol dire aiutare le persone a trovare il significato, il senso a ciò che accade. Allora si è sale per la terra. 
L’altra immagine del vangelo è la luce. La luce è abbinata alla vita: “Venire alla luce o dare alla luce=nascere; spegnere la luce=morire”. 
L’universo non è nient’altro che energia, luce, e tutto ciò che esiste è la manifestazione di quest’energia. L’universo sembra materia e invece è luce. Io sembro materia ma invece sono luce. Allora il mio compito è di diventare luce, illuminato, di accendere la luce nella mia vita e di vedere la vera realtà di ciò che sono. 
Il volto di Madre Teresa: non sarà mica stato bello! Pieno di rughe! Eppure… aveva una luce! Il suo volto e i suoi occhi lasciavano trasparire la luce interiore. Lì Dio, l’Energia, si vedeva chiaramente. 

Emettere luce è far vivere tutta l’energia, la vitalità che tu hai dentro. Tu devi essere il meglio e il massimo di te. Il mondo ha bisogno di te e della tua luce: sarà più luminoso solo se tu sarai più luminoso. 
Mettere luce vuol dire far vedere alle persone quanto loro siano belle. Se glielo fate vedere, lo vedranno anche loro e si renderanno conto di ciò che sono: belle. 
Alcuni uomini non sanno di essere un dono del cielo… Lo saprebbero se noi glielo dicessimo. 
Fai vedere il valore e la bellezza di ciascuno dietro le sue spine. 
Paolo Curtaz : Insipidi. Non c’è bisogno di molto sale per insaporire una pietanza, non abbiamo bisogno di folle di cristiani per insaporire la società. Non necessitiamo di molti cristiani, ma di cristiani che amino molto e che credano in ciò che dicono. 

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In ascolto: Per ben due volte il Vangelo di Luca mette in risalto nello stesso capitolo la meraviglia nell’ascolto del Messaggio di Salvezza da parte di persone totalmente fuori dalle aspettative. La Bella Notizia attesa da secoli: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore” (Lc 2,11), l’Angelo l’annunzia ai pastori, i più rifiutati, considerati sporchi e ladri. Allora, a Betlemme, Maria e Giuseppe, insieme a “tutti quelli che li udirono, si meravigliarono delle cose dette loro dai pastori” (Lc 2,18). E poi “quando portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore, un uomo, di nome Simeone (non un sacerdote e non nel Tempio dov’erano diretti!), lo prese in braccio, e benedisse Dio, dicendo: «Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli per essere luce da illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele», il padre e la madre di Gesù restavano meravigliati delle cose che si dicevano di lui” (Lc 2,22-33).

Resto allora confermato nell’annunzio che ripeto, perchè vissuto per davvero, che il Vangelo, la Bella Notizia ci viene data dai poveri, persino dai peccatori. Sta a noi viverlo perchè il Regno si realizzi, ben lieti che agli ultimi vien dato di passarci avanti: «Io vi dico in verità: I pubblicani e le prostitute entrano prima di voi nel regno di Dio» (Mt 21:31). Ha un senso che l’Angelo appare ai pastori e non a Giuseppe e Maria, come, il mattino di Pasqua, l’annunzio della Risurrezione ai discepoli (Gv 20,17-18) viene affidato a Maria, detta Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni (Luca 8:2).

Chi sa se vengo creduto quando, interrogato se, in tanti anni vissuti tra i Rom, ne ho convertito qualcuno (…domanda che camuffa l’ipocrisia di sapere se li ho fatti desistere dalla vita zingaresca …peccaminosa!) affermo con sicurezza: “Se si sia convertito qualcuno alla Bella Notizia che il Regno é dei poveri (Lc 6,20) é problema dello Spirito Santo, l’unico che converte, e non mio. Posso soltanto gridare a tutti che i Rom hanno convertito me… senza farmi prediche o Ritiri spirituali, in forza della Parola: “Spezza il tuo pane… Allora la tua lu­ce sorgerà come l’aurora” (I­saia 58,10).

É quanto auguro, in preghiera, a tutti quelli che avvertono di essere luce e sale. Ma se il sale perdesse il sapore, a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini” (Mt 5,13). Il Regno, per essere vicino, ha bisogno di conversione: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!» (Mt 3,2)