6^ Domenica T.O./A

 Sorelle e fratelli amati, celebrando nei villaggi brasiliani, specie quelli più poveri, mi sembra di cogliere alcuni aspetti particolari della Parola che desidero condividere con voi nella seconda parte. I miei primi scritti avevano questo intento: offrire ai fratelli l’ascolto della Parola con le comunità più che essere preparazione alla domenica successiva. Almeno per questa volta presento in sintesi alcune suggestioni (in allegato la lunga riflessione di don Marco Pedron sempre concreta e illuminante), che ci aprono all’ascolto della prossima domenica, mentre nella seconda parte mi dilungo sul recepito con le comunità domenica scorsa. Ascolto volentieri eventuali suggerimenti. Un caldo ed estivo abbraccio dal Nord-Est brasiliano. Don Vincenzo

 

VIª Domenica del Tempo Ordinario – Mt 5,17-37.

«Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento… «Voi avete udito che fu detto agli antichi: “Non uccidere; ma io vi dico: chiunque si adira contro suo fratello sarà sottoposto al tribunale. «Voi avete udito che fu detto: “Non commettere adulterio”. Ma io vi dico…

RonchiDa Gesù la radice della vita buona. Il discorso della monta­gna vuole condurci alla radi­ce. É il ritorno al cuore, che è il laboratorio dove si forma ciò che poi u­scirà fuori. È necessa­rio guarire il cuore per guari­re la vita. Gesù risale alla radice pri­ma, a ciò che genera la morte o la vita. Non amare qualcuno è to­gliergli vita; non amare è un lento morire. 
Dal divieto del giuramen­to, Gesù arriva al divieto del­la menzogna. Di’ la verità sempre, e non servirà più giu­rare.

Se tu guardi una donna per desiderarla sei già adultero… tu fal­sifichi, tu inquini, tu impove­risci la persona. Perché la riduci a oggetto per te. Pecchi non tanto contro la legge, ma contro la profondità e la dignità della persona. Gesù propone la svolta fondamentale: passare dalla legge alla persona.

don Marco Pedron  Il cuore della legge è il cuore – Gesù spiega il suo rapporto con l’Antica Alleanza. Gesù è un ebreo: Il concetto chiave per un ebreo è l’Alleanza. Ad un certo punto della storia, Dio sancisce con il popolo ebraico un’alleanza (Gen 17). Il rapporto con Dio non si può basare sulla Legge, sull’Alleanza, poi fare quello che si vuole, e chiamare “volontà di Dio, parola di Dio” ciò che non c’entra niente con Dio. Il loro modo di intendere Dio era legalista. Gesù dice: “La prima regola non è la Bibbia ma il cuore”. Anche se lo dice la Bibbia, ma è contro il cuore, è contro l’amore, allora è contro Dio. Dov’è l’amore se uno fa qualcosa per sentirsi bravo! Se tua moglie ti dicesse: “Ti amo perché lo dice la Bibbia”, quanto amato ti sentiresti? Tu non vuoi essere amato da lei perché lo dice la Bibbia; vuoi essere amato perché davvero ti ama. L’amore comandato è obbligo, semplicemente non è amore.

“Avete inteso che fu detto agli antichi… ma io vi dico” (5,21-22 ecc). Non contro “gli antichi”, ma contro l’interpretazione falsa e stupida che la gente dava degli “antichi”. Perché gli antichi avevano creato le leggi per un senso profondo. Senza la legge del sabato, ad esempio, i poveracci sarebbero stati costretti a lavorare anche di sabato. Gesù non elimina il sabato, ma un’interpretazione legalistica. Le leggi si evolvono. Adesso sappiamo cose che una volta non sapevamo. Forse cose che oggi sono regole, domani saranno diverse o non lo saranno più. C’era il comando di non uccidere, ma era prevista la morte (decretata dalla legge di Dio!?). E quando Dio massacra e uccide i nemici si compongono dei Salmi per ringraziarlo della sua misericordia (Sal 135; 136; 137,9: “Beato chi afferrerà i tuoi bambini e li sbatterà contro la roccia!”). Per Gesù tutto ciò che è contro l’uomo, è contro Dio. Tutto ciò che è “morte”, è contro Dio. 

Wilma Chasseu:  Dove sta la vera libertà?  L’uomo ha davanti a sé due vie, quella del bene e quella del male, se sceglie la prima è sapiente, ma se sceglie la seconda, diventa stolto. Nell’uomo c’è un miscuglio di sapienza e di stoltezza. La facoltà che gli fa esercitare ora l’una ora l’altra, è quella tremenda prerogativa di cui Dio l’ha dotato e che si chiama libertà. La libertà è un’arma a doppio taglio: chiediamo quella sapienza, come dice la prima ai Corinzi della seconda lettura, per usare sempre la nostra libertà per osservare la legge di Dio. Noi siamo chiamati a vivere nella sovrana libertà dello spirito, non nella libertà della carne, cioè “faccio ciò che mi pare e piace”, considerando questo grande libertà: questa è somma schiavitù che crea dipendenze a non finire. Solo la vita nella verità dello spirito ci rende liberi.

Paolo Curtaz  Ma io vi dico.  Gesù si permette di correggere, meglio: di riportare all’origine la Legge che Dio ha donato agli uomini. Questo ci svela tantissimo di Dio, di Gesù, e di noi. 

Di Dio: i “comandamenti”, altro non sono che indicazioni per il nostro buon funzionamento. Dio è il collaboratore della nostra gioia: il peccato è male perché ci fa del male. Quanto è bello pensare che Dio si occupa realmente di noi! E che, lui sì, ha a cuore il nostro bene! 
Di Gesù
. In lui abita corporalmente la pienezza della divinità. E allora rilegge la Scrittura e la riporta all’origine. Gesù con autorevolezza mette in discussione ciò che nessuno mai avrebbe osato contestare. Gesù, svelandomi il volto di Dio, mi aiuta veramente a realizzare la parte migliore di me. Riprende a uno a uno i precetti e ne svela il senso profondo.

Di noi. La violenza sgorga dal cuore. Si può uccidere anche con la lingua, fare stragi con il giudizio impietoso.

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In ascolto: La scorsa domenica, celebrando nei villaggi, sottolineavo con forza e convinzione l’annuncio sconvolgente di Gesù a ciascuno e alle stesse comunità : “Siamo sale nella terra, siamo luce nel mondo!”. Percepivo, però, che la notifica veniva rivolto a loro più che a me. Io arrivo, celebro, semino e vado via. Al massimo, arrivando e vedendo appena fuori della cappella i tavolini dei Bar (periferia esistenziali!) attorniati da giovani e uomini intenti a bere, salutandoli li assicuravo che andavo a pregare anche con loro e per loro, e li esortavo a …bere senza ubriacarsi. Nella terra, però, sono i fedeli, festosamente presenti attorno all’altare, che rimangono con un tesoro di sale che dà gusto e luce al villaggio intero. Li ho esortati a trarre dal loro profondo il tesoro spesso ignorato. Sentirsi possessori di una la luce da non collocare sotto il letto (Lc 8,16), nè essere sale che resta pietra senza scioglersi. Il villaggio tutto deve avvertire il gusto di un sale che supplisce ai bisogni dell’affamato, e sazia l’afflitto, irradiando luce nelle tenebre (Is 58,9-10). Affascina, certo, il risultato, ma richiede inevitabilmente l’essere disposti a sciogliersi, a donarsi. Ogni domenica veniamo per essere ricaricati di luce, saziati di cibo. Saremmo degni di essere calpestati se chi ci accosta, la comunità tutta non venga illuminato: avremmo osservato il precetto, servi obbedienti …ma insipidi. Verremmo fuori non giustificati (Lc 18,15).   

Preparandoci alla Parola della prossima domenica evidenziamo alcuni comportamenti che mostrano come anche il nostro agire deve rispecchiare l’agire di Gesù capace di mettere in discussione comportamenti ritenuti legali che nessuno mai avrebbe osato contestare. Ci sono precetti oggi superati e altri vissuti ma senza vita. Recitando il quinto Mistero della Luce imploro umilmente che si smetta di indicare l’Eucaristia domenicale come precetto: Gesù non ha obbligato nessuno a mangiare la sua carne e a bere il suo sangue, ha solo assicurato che chi non ne mangia e ne beve non ha vita. Se di precetto la Chiesa insegna è il precetto amoroso da mamma perché il bimbo mangi: è comando di vita.

Devo confessare (ripetendomi, tanto é difficile sradicare atteggiamenti facili in tanti fedeli osservanti di oggi impastati con il lievito dei farisei e scribi di ieri) che mi capita di trovare più attenzione nei confronti degli extra comunitari o emarginati in genere da parte di chi é fuori. Non mancano fedeli, veri eroi nella carità, i più nel silenzio e donazione totale, ma anche tanti altri attenti nell’osservanza delle leggi per nulla attenti a chi vive ai margini. Si passa accanto indisturbati. Cerco di scuotere quando ripeto che si salva più facilmente chi in chiesa viene mai, e, se talvolta gli capita d’entrare , facilmente si annoia: il buon Papà del cielo vedendolo con il patrimonio di beni sperperati tra amici, digiuno di cibo che dà vita, e fuori a cercare di sfamarsi con le ghiande, di lui ha compassione. A noi, invece, che abbiamo mangiato e bevuto in sua presenza e ascoltato il suo insegnamento, ma con la ‘lanterna’ nascosta senza olio, rimasti fuori a bussare alla porta: “Signore, aprici!”, il Padrone di casa risponderà: “Non vi conosco, non so di dove siete” (Lc 13, 25-27). Si è, purtroppo, sale insipido buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini (Mt 5,13-14). Figli, talvolta o spesso disobbedienti, ma figli capaci di amare e non servi obbedienti in prima fila tra i più bravi!