7^ Domenica del T.O./A

 Carissimi, come ogni settimana mi permetto farvi visita per continuare a condividere la ricchezza di luce che ci viene offerta dalla PAROLA. L’insegnamento di Gesù di queste domeniche é talmente semplice e fortemente esigente da arrenderci umilmente a lasciarci convertire dalla misericordia indistruttibile del Padre. Aiutiamoci l’un l’altro. Don Vincenzo

VIIª Domenica T.O. 23 febbraio 2014

Matteo 5,38-48:  «Voi avete udito che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello. Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due.  Voi avete udito che fu detto: “Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico”. Ma io vi dico: …»

Ronchi Un cuore che sa amare i nemici –  
Avete inteso che fu detto: occhio per oc­chio… Ma io vi dico se uno ti dà uno schiaffo sul­la guancia destra, tu porgigli anche l’altra: sii disarmato, non incutere paura, mostra che non hai nulla da difen­dere, e l’altro capirà l’assur­do di esserti nemico. Non la passività morbosa di chi ha paura, ma una iniziativa decisa: riallaccia tu la rela­zione, perdonando, ricomincian­do. Non è «la mora­le dei deboli che nega la gioia di vivere» (Nietzsche). Ma la religione dei re, degli uomi­ni totalmente liberi, capaci di di­sinnescare la spirale della vendetta.

Ma io vi dico: amate i vostri nemici. Gesù intende eliminare il concet­to stesso di nemico. Tutto il Vangelo è qui: amatevi altrimenti vi di­struggerete. E tutto questo perché siate figli del Padre vostro celeste che fa sorgere il sole sui buo­ni e sui cattivi. Da Padre a fi­gli: c’è come una trasmis­sione di eredità. Voi potete amare anche i ne­mici, potete fare l’impossi­bile, io ve ne darò la capa­cità se me lo chiedete, e proseguite sulla strada del cambiamento in­teriore. «Do­naci un cuore nuovo» verrà il gior­no in cui saremo capaci di un amore che rimane in e­terno,

don Marco PedronChi fa il bene vive….  “occhio per occhio e dente per dente” (5,38). E’ la legge del taglione. Fu per quel tempo un grande salto evolutivo per la civiltà. Non c’era limite alla vendetta. Era normale, merito religioso odiare i nemici. Arriva Gesù e compie una grande disillusione: “No, Dio non è così”. Gesù propone una prassi di resistenza non violenta.

E Gesù fa degli esempi e noi ma dobbiamo cogliere il senso profondo. Gesù dice: “Guardalo negli occhi e porgigli anche l’altra guancia. Mostragli che ti può punire, che ti può far male, che può avere controllo su di te, ma non sul tuo cuore”. 

Un soldato nazista racconta quest’episodio. Il suo capo (siamo nel campo di concentramento di Auschwitz) dice ad una donna ebrea che era la donna “di compagnia”: “Tu sei mia! Io faccio di te quello che voglio”. E lei, guardandolo negli occhi: “Avrai sempre il mio corpo ma mai il mio cuore”. 
Mantieni sempre vivo l’amore (guancia), la capacità di amare. 

Uno ti vuol portare via la tunica? Dagli anche il mantello. La tunica allora è l’intimità. “Togliti anche il mantello e mostragli che non perdi la tua dignità”. Mai perdere la propria dignità. 
Uno ti costringe a fare un miglio? Tu fanne due. Cosa vuol dire? Non adattarti (fare un miglio), ma tieni il potere della tua libertà. Dimostrerai che sei libero anche quando sei obbligato e costretto. 
Una ragazza è stata costretta dal padre avvocato a fare giurisprudenza. Non c’era scelta. Il giorno della laurea, è andata dal padre: Toh, questa è la tua laurea. Adesso faccio quello che voglio io”. L’anno dopo si è iscritta a psicologia. 
“Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori” (5,44).
Siate come Dio che fa sorgere il sole e piovere sui buoni e sui malvagi”. Gesù distingue l’amore dai sentimenti di amore. Non si possono provare sentimenti di amore per i nemici. Gesù dice un’altra cosa: “Amali anche se sono i tuoi nemici. Continua a fare il suo bene, anche se è il tuo nemico”. Se tu gli fai del male cosa diventerai come lui, un malvagio.

Se fai il male diventi tu male. E se fai il bene diventi tu bene. Inoltre se fai il male perché lui ti ha fatto del male, lui vince due volte. La prima perché ti ha ferito, fatto del male, la seconda perché ti ha fatto diventare come lui. Chi fa il bene vivrà bene e chi fa il male vivrà male. 
don Carlo OccelliSe non ora, quando? Milioni di persone si sono lasciati sedurre da quell’ “amate i vostri nemici”! Qui c’è la grandezza di Gesù. Qui c’è Gesù in persona. 
Occhio per occhio e dente per dente sono dettate dall’elementare regola del do ut des. Nel bene e nel male. Si dona agli altri nella misura in cui si riceve. Andata e ritorno. 

La gratuità? Se non ora, quando? Se non tu, chi? E siamo beati. E siamo sale. E finisce la notte. Ed è l’alba di un mondo nuovo.

Wilma ChasseurArdua impresa. Il tema dominante delle letture di oggi è la santità, attributo esclusivo di Dio. Noi siamo chiamati a partecipare alla Sua santità. Come il vetro partecipa alla luce del sole e sembra un tutt’uno con esso quando è inondato dalla luce, così la nostra anima, deve diventare così trasparente da riflettere una luce che viene da oltre, che viene da Dio. “Sarete santi guardando Me che sono santo! Non guardando voi!”. La strada inizia per terra! Quando saremo scesi dalle nostre supponenze e saremo precipitati a terra, allora sì che se ne andranno tutti i grilli che avevamo per la testa e inizieremo veramente a camminare sulla via della santità, perché conteremo veramente sulla santità di Dio che opera in noi. 
Dio non ci ama perché siamo bravi, ma amandoci per primo ci rende buoni e belli. Se contiamo totalmente su di lui, ecco che possiamo diventare bravi. Occorre però contare su di Lui! Totalmente!

Paolo CurtazOsare. Siate santi perché io sono santo. Sono consumato dalla presenza, perché l’incontro con Dio mi ha cambiato nel profondo. 

“Occhio per occhio e dente per dente”, sembra barbaro, in realtà era una forma di misura: la reazione doveva essere proporzionata al danno. Una parola di troppo scatena una reazione eccessiva, uno scatto d’ira. Gesù propone al discepolo di non opporsi al malvagio, capaci, come Cristo, di donare la vita. Tanti testimoni ci dicono che la pace vissuta con profondità può scardinare le logiche violente del mondo. 

È normale trovare antipatico chi ci contrasta. È evangelico scegliere di passare sopra alle antipatie per trovare ciò che unisce. È normale che ogni tanto la parte oscura che c’è in noi emerga. È evangelico lasciare che la parte luminosa sconfigga la parte peggiore di noi. Gesù chiede tanto perché dona tanto. Imitate il Padre, non in uno sforzo impossibile, ma nell’accoglienza dell’opera di Dio in noi. 

*****

Riflettendo:  Luca, riprendendo questo testo, decide di apportare una correzione: siate misericordiosi, dice, come è misericordioso il Padre vostro. Aveva paura, Luca, dei cristiani che pensano di essere migliori. Imitiamo il Padre quando guardiamo al lato luminoso della realtà e delle persone. Imitiamo il Padre quando è la compassione a prevalere (Curtaz). Già domenica scorsa Gesù ci metteva in guardia dalla giustizia degli scribi e dei farisei (Mt 5,20), facile giustizia presente ancora oggi in noi, impastati della stessa umanità fragile. Eppure Gesù continua a indicarci la meta impossibile agli uomini ma non a Dio. La Wilma ci indica come iniziare: La strada inizia per terra! Quando saremo scesi dalle nostre supponenze e saremo precipitati a terra, allora sì che se ne andranno tutti i grilli che avevamo per la testa e inizieremo veramente a camminare sulla via della santità. Continuo a testimoniare che soltanto nella quarta età ho preso coscienza che dei peccatori io sono il primo (riprendendo dal sempre citato S. Paolo 1Tim 1,15) e che gli altri lo sono molto meno di me, lontani dal Padre sperperando tra amici il ricco patrimonio. Dio misericordioso diventa esigente con me, privilegiato con grazie su grazie, alimentato continuamente di cibi succulenti, di vini raffinati (dal sempre citato Isaia 25,6). Con i lontani ha indescrivibile compassione e misericordia (Lc 15).

Come mi capita sempre quando mi reco nella capitale dell’altro Stato, vivo esperienze straordinarie come la visita di un pastore che andava a celebrare per un leader di comunità assassinato, attento nel donare la propria vita in un contesto di miseria talmente grande, accanto a piccoli privati di ogni identità e dignità tanto da essere facilmente eliminati (con una percentuale di 25 omicidi al giorno – ci informa – in genere negri e senza nome sotterrati avvolti in teli di plastica), e anche scioccante come trovarmi tra una comunità semplice di periferia che deve con pazienza impaziente assecondare l’obbligo di amministrare l’Eucaristia non solo con la mantelletta liturgica ma anche il velo in testa, in ginocchio e sulla lingua. “Sarà per riverenza a Gesù! Ma non è Gesù che preferisce mettersi in ginocchio per servirci?”. L’impressione, per tutto un resto di comportamento, che si preferisca un comunità in ginocchio e devota, altrimenti …si resta esclusi. «Imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,13). «Se aveste compreso…, non avreste condannato individui senza colpa» (Mt 12,7).

Perdonate la mia continua debolezza di contestatore, ma le umiliazioni dei piccoli mi scottano.