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Luoghi comuni e buon senso

Alla fine sono andato su google e ho digitato “ddl zan testo”.
Ho premuto il mitico tasto “Invio” … ed ecco la lista di link da cui poter effettuare il download del testo per leggerlo
con calma. Sì, perché, sono convinto che di fronte a temi delicati come questo occorra creare occasioni di dialogo serio e costruttivo e che per poterlo fare … il testo bisogna leggerlo.
Infatti, i tempi accelerati delle piattaforme social (agorà del mondo contemporaneo) non consentono di fermarsi troppo a riflettere, non concedono spazio alle sfumature. Senza parlare di coloro che dimostrano notevoli abilità a “commentare i commenti” senza aver degnato di una lettura previa il testo di un articolo o di una riflessione e trovano appagante generare e diffondere confusione e pressapochismo, oltre che alimentare autentiche aggressioni
verbali verso chi si permette di dissentire dal pensiero mainstream.
La prima spiacevole sensazione, dunque, riguarda la possibilità che si vada inesorabilmente – complice anche il caciarone pressapochismo di cui sopra – sempre più verso un paese etero-fobico (nel senso etimologico), ovvero verso una società in cui alla fine ciascuno avrà costantemente paura di esprimersi liberamente e si sentirà sotto attacco da parte di chiunque la pensi diversamente.
E anche su questo mi pare che qualcosa non quadri: credo sia chiaro che qualche influencer di turno invochi – giustamente – per sé il diritto di parola, ma di fatto però non gradisca che lo stesso diritto possa essere goduto anche da chi la pensa diversamente da lui.
Ma torniamo al testo del DDL. L’Articolo 1 presenta le Definizioni e specifica che “1. Ai fini della presente legge: a) per sesso si intende il sesso biologico o anagrafico; b) per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso; c) per orientamento
sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi; d) per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”.
Dopo aver letto questo articolo mi sono domandato – ma sono solo all’inizio perché altre domande verranno man mano che lo rileggerò -: se ho capito bene, cambiano i riferimenti per l’educazione affettiva e sessuale? Quale antropologia di riferimento c’è dietro l’articolo 1? Quale psicologia dello sviluppo? Quale concetto di “identità” –
intesa come meta dello sviluppo – c’è nel ddl? Il corpo, nella vita di una persona, che senso ha? È un peso o un dono da accogliere? Ancora, se quelli nell’articolo 1 sono i presupposti, affermare “la singolarità e l’unicità della famiglia, costituita dall’unione dell’uomo e della donna” sarà ancora lecito o potrà essere tacciato di omofobia? Per intenderci, la citazione proviene dall’ultima nota della Presidenza CEI (a pag. 14). Parliamone, possibilmente in maniera pacata, ma parliamone … magari dopo aver letto il testo. Se sapremo farlo avremo messo in pratica un’antica virtù dimenticata: il rispetto. Quel rispetto che parte da molto lontano: dai piccoli gesti quotidiani di riconoscimento e accoglienza dell’altro. Questo dovrebbe essere nel DNA di ogni uomo. È solo la condivisione di un inizio di riflessione che fa i conti con tanti dubbi ancora e troppa poca chiarezza. Chi si scrive “ddl zan” sulla mano ha già risposto a quelle domande?

om

Il numero di Aprile del Periodico diocesano ADESSO è online.

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