Festa di Tutti i Santi

 Carissime/i amati fraternamente, 

pochi giorni, ma belli, nel mondo zingaro conclusosi con l’emozione del mio incontro personale con Papa Francesco. Pochi minuti ma intensi per unirmi a lui nella preghiera-speranza continuamente ripetuta in ‘Mi basta che Tu mi vuoi bene’ di una Chiesa che si faccia ‘zingara con gli zingari’ per scoprire il Regno in cui vivono, riviverlo con loro e con loro arricchirne la stessa Chiesa.

Dal di fuori difficilmente ci si libera dal pregiudizio radicato per secoli che ce li mostra ‘ladri’. Il Monsignore a cui con gioia dicevo: “Vado al ‘campo'” e che con insistenza mi ripeteva: “Dì che non rubino il rame, altrimenti restiamo senza luce” difficilmente prenderà coscienza che gli mancava la ‘luce’ che permette di vedere in ogni uomo, specie se diverso, un dono nuovo di Dio. 

In preghiera perché questo cuore sappia lasciarsi arricchire dall’ossigeno zingaro. 

 

don Vincenzo

 

Dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12)

Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia…».

 

padre Ermes Ronchi – Beatitudini: Dio regala vita a chi produce amore. Una luce in cui siamo dentro tutti: poveri, sognatori, ingenui, i piangenti e i feriti, i ricomincianti. Quando le ascoltiamo in chiesa ci sembrano possibili e perfino belle, poi usciamo, e ci accorgiamo che per abitare la terra ci siamo scelti il manifesto più difficile e contromano che si possa pensare.

La loro logica ti cambia il cuore. E possono cambiare il mondo. Ti cambiano sulla misura di Dio. Dio non è imparziale, ha un debole per i deboli, incomincia dagli ultimi, dalle periferie della Storia, per cambiare il mondo; avanzi per semine di giustizia e per raccolti di pace.

La bella notizia che Dio, se uno si fa carico della felicità di qualcuno, il Padre si fa carico della sua felicità. Beati anche quelli che non hanno compiuto azioni speciali, i poveri, i poveri senza aggettivi, tutti quelli che l’ingiustizia del mondo condanna alla sofferenza.

 

don Marco Pedron – La vita è un dono da donare. Tra Dio e il popolo c’era un abisso. Adesso con Gesù tutti si possono avvicinare a Dio. “Beati i poveri in spirito…” La prima beatitudine, è la condizione di tutte le altre. Non chiede di spogliarsi “spiritualmente” dai beni, ma materialmente e radicalmente. Gesù cioè ci invita a condividere quello che abbiamo e quello che siamo. L’altro, mio fratello, ha diritto tanto quanto me.

“Regno di Dio”. Se tu, per amore, ti senti responsabile della felicità degli altri, sarai felice perché permetterai a Dio, al Padre, di prendersi cura di te. Quindi più uno dona all’altro e più uno è felice. All’inizio l’amore è dipendere. Non si dà niente e si riceve tutto. Senza la mamma siamo spacciati: si cresce fisicamente ma non interiormente. L’egocentrico (adulto nel fisico, bambino nell’anima) ad ognuno dice: “Dammi!”. Se lui ha freddo, mentre tutti hanno caldo, lui chiude la porta…, quando tutto va bene, lui trova sempre qualcosa che non va… Insomma, lui si sente al centro del mondo. Se poi subisce un torto, non è solo un torto, ma una dramma esistenziale: Tutti ce l’hanno con me! Poi si cresce un po’ e l’amore diventa appartenere (scuola materna-elementare). Qui si da qualcosa perché si ha bisogno di essere di qualcuno, di essere stimati.

Poi si diventa adolescenti: qui l’amore è dare e ricevere. “Ti amo se tu mi ami; ti accetto se mi accetti; per niente, niente”. Ma poi si diventa adulti, e qui l’amore è creare: è’ per questo che si dà la vita a dei figli. E’ solamente qui che nasce la gioia più vera, divina: vedere che il nostro amore (dare) fa nascere altra vita. Le beatitudini infatti sono una proposta di felicità: “Vuoi essere felice? Vivi così”.

“Beati i poveri in spirito…”: Non è la ricchezza ad essere dannosa ma il possesso. Vuoi essere felice? Sii libero (povero in spirito). “Beati gli afflitti…”: il contrario è il non saper piangere, il non sentire il dolore che si vive attorno… Vivi così e la felicità abiterà la tua casa.

 

Paolo Curtaz – Santi subito! Oggi è la festa dei santi, la festa del nostro destino, della nostra chiamata. Dio ci vede già santi, vede in noi la pienezza che noi neppure osiamo immaginare, accontentandoci delle nostre mediocrità. Riappropriarsi dei santi, tirarli giù dalle nicchie della devozione in cui li abbiamo esiliati per farli diventare nostri fratelli e maestri. Coloro che hanno vissuto la totalità di Dio desiderano fortemente che anche noi sperimentiamo l’immensa gioia che essi hanno vissuto. I santi non sono persone strane, Cantiamo la bellezza di Dio in questo giorno che è nostalgia di ciò che potremmo diventare, se solo ci fidassimo!

L’eternità è già iniziata, andare all’essenziale, per dare il vero e il meglio di noi stessi.

 

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Parola e vita. “Riappropriarsi dei santi, tirarli giù dalle nicchie della devozione in cui li abbiamo esiliati per farli diventare nostri fratelli e maestri”. Fa parte di una mia insistenza le volte che si vorrebbe una vocazione particolare per vivere povero tra poveri, e mi si crede prete eccezionale o, chiosando, originale(!). Eppure nel Vangelo di Luca Gesù chiama “Beati voi poveri” i suoi discepoli (6,20), premessa indispensabile per vivere la nuova Legge proclamata sul Monte che regala la vita a quanti intendono produrre amore. Solo che “quando le ascoltiamo in chiesa ci sembrano possibili e perfino belle, poi usciamo, e ci accorgiamo che per abitare la terra ci siamo scelti il manifesto più difficile e contromano che si possa pensare. Incomincia dagli ultimi, dalle periferie della Storia, per cambiare il mondo. L’altro, mio fratello, ha diritto tanto quanto me.

 

In Allegato, per chi avesse tempo e modo di ascoltare, la magistrale Conferenza di p. Alberto Maggi presso l’associazione “I beati costruttori di pace” in Padova 2006, mentre trascrivo soltanto l’Introduzione:

«Le Beatitudini sono le grandi sconosciute dei cristiani. Un po’ ovunque, se si chiede ai partecipanti delle conferenze quanti sono i comandamenti di Mosè, tutti sanno che sono 10. Ma queste sono le leggi che Mosè ha dato al popolo di Israele, non la proposta che Gesù ha fatto alla comunità cristiana. Ebbene, a malapena si trovano persone che sanno quante sono le beatitudini, e quando si chiede di enumerarle, enunciarle, non si riesce ad arrivarci. La prima («Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli…») la conoscono tutti perché è la più antipatica, poi viene fuori una confusione. Le beatitudini non sono un qualcosa di appetibile, un qualcosa che attiri l’aspirazione degli uomini. Vedremo leggendo queste beatitudini, che esse sono tutte quante legate, ed in particolar modo con la prima. Vedremo che il messaggio di Gesù non è oppio dei popoli, è quello che mette in circolo energie, forze vitali capaci di cambiare la società; ecco perché l’ultima beatitudine parla della persecuzione».

 

Instancabilmente, e so che me lo perdonate, devo testimoniare che benedico continuamente il Signore per avermi aperti gli occhi del cuore e vedere nell’altro uno stupendo tratto del volto di Dio che ignoravo. Presentando i racconti della mia vita che spero potervi offrire tra due anni in occasione del mio 90° anno di vita, scrivo: “Poggio il mio vissuto nel cuore di ogni appassionato di umanità per confermarlo nella fede: ogni uomo è una Parola irrepetibile e preziosa che ci passa accanto. Ben per noi se ne cogliamo il momento fuggevole: adesso o mai più!

Grato ai fratelli Rom (…ladri di bambini!) che, scorgendomi “bambino”, mi hanno rubato il cuore.

Tra loro ho incontrato la beatitudine del Regno e me ne hanno offerto la Chiave per entrarvi”.