III Domenica del Tempo Ordinario

 Carissimi amati intensamente, 

dopo avere festeggiato il Natale con i miei, mi accingo a vivere la Pasqua con chi avverto con maggiore necessità. 

La PAROLA di questa domenica mi aiuta a rallegrarmi ancora di più ogni mattina all’alba, passeggiando e recitando i Misteri della Gioia, con il piccolo gruppo di uomini che incontro poco lontano lungo il fiume, lodando a loro modo la gioia del nuovo giorno, felicissimi sempre con accanto una garafinha di cachaça (alcool locale a buon mercato). La Lode che subito dopo in chiesa recito con la comunità mi sembra …meno gioiosa. Non merito, certo, dell’alcool ma dello Spirito che spesso teniamo soffocato. Fraternamente. 

Don Vincenzo

 

Mc 1,14,20: Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo». Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.

 

Pe. Ermes Ronchi – Il tempo è compiuto, co­me quando si compiono per una donna i giorni del parto. E nasce, viene alla luce il Regno di Dio: libera, guarisce, per­dona, toglie barriere, ri­dona pienezza di relazio­ne a tutti, anche a quelli marchiati dall’esclusione. Gesù chiede una risposta: convertitevi e credete nel Vangelo. Ad ogni ri­sveglio fare memoria di una bella notizia: Dio è più vicino oggi di ieri; so­no con te, non ti lascio più, ti voglio bene.

Credete nel Vangelo. Non al Vangelo ma nel Vange­lo. Entrare e buttarsi dentro, costruirvi sopra la vita, con una fiducia che non darò più a nessun altro.
Gesù vede Simone e in lui intuisce la Roccia. Vede Giovanni e in lui in­dovina il discepolo dalle più belle parole d’amore. Un giorno guarderà l’a­dultera e in lei vedrà la donna capace di amare bene. Il suo sguardo è creatore. Guarda anche me, e nonostante i miei inverni vede grano che germina. È la totale fiducia di chi contempla le stelle prima ancora che sorga­no.

Seguitemi, venite dietro a me, «vi farò cercatori di tesori». Mio e vo­stro tesoro è l’uomo. Li por­terete dalla vita sommer­sa alla vita nel sole. Mostrerete che l’uomo è fatto per un’altra aria, un’al­tra luce. Venite dietro a me, anda­te verso gli uomini. Avere passione per Cristo; avere pas­sione per l’uomo e dilata­re gli spazi che respira.

 

Don Marco Pedron – La terapia dell’Amore. L’attività di Gesù inizia dopo che Giovanni Battista è stato messo a tacere dal potere. Il potere sta tranquillo perché ha messo a tacere la voce di Giovanni Battista ma ecco che Dio ne suscita una molto più potente, che è quella di Gesù, il Figlio di Dio. Gesù dopo l’arresto del Battista predica il vangelo la buona notizia: un Dio dal cui amore nessuna persona si può sentire esclusa, qualunque sia la sua condotta. La religione divide tra puri e impuri, tra meritevoli e non. Ma Dio no. L’Amore di Dio è più grande di ogni nostro errore.

“Il tempo è compiuto”. Ma quale tempo? Ogni nazione aveva una sua divinità, ma, vedendo lo stile di vita di Israele, avrebbero dovuto ammettere che il popolo di Israele era quello che aveva un Dio più grande. In Dt 15,4 c’è scritto: “Nel mio popolo nessuno sia bisognoso”. Una nazione dove nessuno è bisognoso è chiaro che quella nazione ha qualcosa di divino. Ma tutto questo non c’è stato, anzi. Adesso basta: il tempo è venuto meno ed è finito.

Poi Gesù dice: “Il regno di Dio è vicino”. Quando Gesù parla di regno di Dio non intende un regno dell’aldilà, il Paradiso o cose del genere, ma un regno nell’aldiqua, dove Dio stesso governa il suo popolo. Dice “che è vicino” e non che c’è già perché per entrarci esige una condizione: la conversione. Per il vangelo Dio non deve venire perché c’è già, quindi basta accoglierlo. ‘Metanoia’ vuol dire “cambiamento di pensieri, di comportamenti”. Per me vuol dire anche: “Vivi adesso”. Essere presenti al presente! Pablo Neruda: “Spesso ho vissuto vite che non sono mai esistite”.

“Vi farò diventare pescatori di uomini” Per gli ebrei il mare è il caos, il male. Gli apostoli saranno coloro che libereranno le persone dal potere del male di satana. E’ essere nel mare dell’abisso, persi e poi incredibilmente pescati alla vita. E’ questa sì che è una buona notizia (=vangelo)! Bisogna ritornare al metodo di Gesù, al metodo dell’amore. Gesù guardava le persone e le amava col cuore, con l’anima e con il corpo. La sua terapia era l’amore. Ma l’amore concreto: ascolto, empatia, emozioni, pianto, gioia, fiducia nell’altro. E’ l’amore che guarisce. E’ l’amore che salva.

 

Paolo Curtaz – Vangelo e vangeli. Dopo l’arresto di Giovanni: è un evento negativo a spingere Gesù alla predicazione; inizia la sua missione in pieno clima di persecuzione verso i profeti, così simile al nostro. “Il tempo è compiuto e il regno di Dio si è fatto vicino; convertitevi e credete nel vangelo”. Il tempo è compiuto, questo è il momento giusto, non aspettare oltre: ora, oggi, adesso Dio è qui. Quanta fatica facciamo a vivere il presente, anche nella fede, rimandando la conversione! Dio è qui adesso, Egli si è fatto vicino, perché Natale ci ha spalancato all’evidenza di un Dio accessibile. Il Regno è qui. È possibile costruire il suo Regno, vivere nella logica del Vangelo. Non lo devi meritare (è gratis!), devi solo accorgertene e collaborare. Cambia il tuo approccio al Signore! Credici, è la più bella notizia che tu possa ricevere. Oggi: Dio ti si è avvicinato (perché ti ama). Lasciar germogliare il bene e il bello che c’è in noi.

Gesù passa e ci chiama, tutti, ovunque. L’unica cosa che ci è chiesta è la conversione, l’atteggiamento di chi si rende conto che la risposta vera è nel cuore di Dio, di chi decide di mettersi davvero e sul serio in ascolto, come gli abitanti di Ninive. Lasciamo le reti, che ci impediscono di lasciarci amare da Cristo. Dio ti ama. E questo ci cambia la vita.

 

Wilma Chasseur – La risposta. Nella prima lettura vediamo il profeta Giona che per la seconda volta viene mandato a Ninive. E questa volta non cerca più di squagliarsela come aveva fatto prima. Ha finalmente capito che quando il Signore chiama, è meglio non cercare vie di scampo. L’unico modo per scampare al pericolo è non cercare vie di scampo. Adeguiamoci al Suo progetto e non perseguiamo ostinatamente progetti solo nostri: eviteremo così innumerevoli capitomboli! Il Vangelo ci invita a seguire Gesù che, lasciata Nazaret, va a stabilirsi a Cafarnao in quella Galilea delle genti sulla quale “si levò una grande luce” per proclamare l’universalità della salvezza. Il tempo del silenzio e del nascondimento è terminato. Per Gesù inizia il tempo dell’annuncio. Ecco Dio che entra nella storia degli uomini. E vi entra mentre stanno svolgendo il loro lavoro di sempre. È sempre Lui che si presenta per primo. Se accetteremo di seguirLo, Lui può renderci capaci di realizzare totalmente quel bene che vorremmo essere, e far brillare quella luce che abita perennemente nei nostri cuori.

 

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Parola e vita – Don Marco domenica scorsa, commentando l’entusiasmo di Andrea per l’incontro con Gesù, sottolineava: “Per seguire Gesù bisogna lasciarsi prendere, bisogna appassionarsi. La sua chiamata riguarda il cuore non la mente. Guardate le nostre liturgie: “Ma secondo voi siamo gente appassionata? Gente entusiasta? Siamo felici di essere qui? Si vede tutta la nostra energia? Dov’è l’emozione? La vitalità?”. Le persone dicono: “Ma perché non c’è più gente in chiesa?”. E’ una buona domanda. Ma dovremo, forse, chiederci: “E perché uno dovrebbe andarci?”, se questo è il clima?”.

E nel commento al Vangelo di oggi ci propone l’aspettativa di Gandhi verso i cristiani: “Vorrei che la vita di voi cristiani ci parlasse come una rosa, che non ha bisogno di parole, ma semplicemente diffonde il proprio profumo. Anche un cieco che non vede la rosa ne percepisce la fragranza. La vostra vita di cristiani deve diffondere il profumo del messaggio di Cristo. Questo per me è il solo criterio di giudizio: mettete in pratica il Vangelo invece di fare lunghe discussioni su quello in cui credete. (Gandhi, 1937).

Già Sant’Ignazio di Antiochia (nella Lettura di questa mattina) metteva in guardia: “«Dal frutto si conosce l’albero» (Mt 12, 33): così quelli che fanno professione di appartenere a Cristo si riconosceranno dalle loro opere… È meglio essere cristiano senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo”.

Ripeto con frequenza: “I primi discepoli di Gesù non si definivano ‘cristiani’; erano gli altri che, vedendo il loro modo di vivere conforme a quello di Cristo, per la prima volta in Antiochia li chiamarono ‘cristiani’ (Atti 11,26). Per questo mi preoccupo e occupo per la mia conversione più e prima che per la conversione dei peccatori come amiamo definire gli altri. A differenza di fratelli carissimi e oltremodo meravigliosi (lo affermo sul serio) che mi precedettero nell’attenzione e nel servizio ai Rom ma che poi, notando assenza di frutti, hanno smesso con profonda amarezza e disgusto ritenendolo tempo perso inutilmente, io torno a confessare ininterrottamente d’essere stato io convertito da loro, e Dio sa con quanto frutto. Desto ilarità quando affermo che gli Zingari, insieme ai pubblicani e alle prostitute mi passano avanti nel regno di Dio (Mt 21,31)…, tanto io non ho alcuna fretta!

Coraggio, allora! Prego il buon Dio che, illuminati dalla Parola così tagliente e penetrante, abbiamo finalmente capito che quando il Signore chiama, è meglio non cercare vie di scampo. L’unico modo per scampare al pericolo è non cercare vie di scampo. Adeguiamoci al Suo progetto: “Convertitevi e credete nel Vangelo”.