Omelia di Mons. Sabino Iannuzzi nella Santa Messa del Mercoledì delle Ceneri

Accompagnati dalla luce della Parola di Dio e dall’austero segno delle ceneri, che tra poco – mettendoci in fila gli uni dietro gli altri – riceveremo sul capo, iniziamo questo itinerario quaresimale.
Quaranta giorni che ci conducono dalla cenere al fuoco della Pasqua, come ho scritto nel Messaggio che ho inviato a tutti voi, mia Chiesa di Castellaneta.
Ogni cammino, prima di essere intrapreso, ha sempre bisogno di essere orientato e sostenuto dalla mèta finale: il punto di approdo.
Ed oggi, nel segno delle ceneri, la liturgia… non solo ci ricorda le nostre origini, la polvere da cui siamo stati tratti e generati attraverso l’alito divino, ma soprattutto (la polvere) quella del pentimento che ci permette di rinascere a vita nuova, attraverso la penitenza e la gioia del perdono.

Con la preghiera prima delle letture, nella Colletta, abbiamo chiesto al Signore che ci conceda (fin da oggi) un cammino di vera conversione, per vincere con le armi della penitenza, che Gesù ci ha ricordato nella pagina evangelica, il combattimento contro lo spirito del male.
Gioele – nella prima lettura – ci ha esortati:
Ritornate a me con tutto il cuore..
Laceratevi il cuore e non le vesti.
Ritornate al Signore perché egli è misericordioso e grande nell’amore.

L’itinerario quaresimale ci spinge ad essere veritieri. A ricercare un cammino di coerenza e non di finzioni ed apparenze. A nulla servirebbero le opere esteriori, se esse non fossero accompagnate dal cambiamento radicale del nostro “io”, del nostro sterile egoismo.

Quante volte ci lasciamo vincere – preferendole – dalle tentazioni: di una mediocrità spirituale (di una fede abitudinaria e al limite del previsto… per rispettare la norma), della comodità mondana (quella di una vita in cui si avanza quasi per inerzia, ricercando ad ogni costo il nostro confort e trascinandoci senza entusiasmo alcuno, piatta, dove si trova tempo per l’io, ma non per Dio) e della superficialità.
Anche per noi (iniziando da me) Gioele ripete: «Tra il vestibolo e l’altare piangono i sacerdoti, ministri del Signore e dicano “Perdona, Signore al tuo popolo e non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti”».
Sono parole da meditare con attenzione e, purtroppo – il più delle volte – di reale attualità… Pensiamoci soprattutto oggi che iniziamo questo itinerario… non possiamo rimanere indifferenti. da interrompere il tempo del panta rei (tutto scorre), per quanto la sociologia ci dica che siamo in una società liquida (Baumann).
Viviamo con vigilanza, coerenza e nella verità: altrimenti il Signore alla fine dei tempi (e non solo…), chiedendoci ragione del nostro vissuto, ci dira: che merito ne avete?
Che merito abbiamo per attendere o forse pretendere la sua misericordia? Chiediamocelo sempre!

San Paolo, lo ha detto ai Corinti e lo ripete con forza a noi questa sera: «Vi supplico, in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio»
Lasciatevi: cioè abbassate i muri di una non necessaria ed inopportuna difesa. Lasciatevi penetrare dall’Amore del Signore: fategli spazio nella vostra vita.
Lui è «alla porta è bussa», se ascolti e gli apri… Lui entrerà. altrimenti passa oltre!
Vogliamo davvero aprirgli la porta della nostra vita, per accoglierLo?

Il canto del Vangelo ce ne suggerisce lo stile: «Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore».

Non indurite il cuore: ve lo ripeto!
Non viviamo da persone sclerotizzate.
La sclerosi porta alla paralisi. E se si paralizza il cuore? Che ne sarà? Ascolteremo solo una preghiera: l’Eterno riposo…

Un cristiano che ha il cuore indurito, purtroppo, non è un vero cristiano.

Per non indurire il cuore abbiamo bisogno di uno speciale farmaco vasodilatatore: la Parola di Dio.
Ecco perché dobbiamo ascoltarla: è questa la vera terapia!

Ascoltare la Parola di Dio con intensità e profondità.

L’ascolto della Parola restituirà vitalità al nostro cuore, elasticità al nostro vissuto, ritrovando così sempre più forza e coraggio nel dono e nel servizio.

«Ecco il momento favorevole, ecco il giorno della salvezza».

Lo crediamo davvero?

Impegniamoci, allora, nella verità e con responsabilità, senza maschere relazionali, a poggiare saldamente la nostra vita di fede sui tre pilastri che il Vangelo ci ha consegnato.
Lasciamoci coinvolgere, in questo viaggio, dalle tre opere quaresimali: elemosina, preghiera e digiuno.

Le conosciamo bene, dobbiamo solo impegnarci a viverle, ricordando le parole di Sant’Ilario di Poiters, che affermava che non serve a nulla non mangiare carne né bere vino e poi non avere il controllo di sé stessi!

«Elemosina, preghiera e digiuno: sono tre investimenti per un tesoro che dura» (Papa Francesco), certi che «Il Padre … che vede nel segreto ci ricompenserà» (Mt 6,18). Amen!