XXIV Domenica del Tempo Ordinario

 Carissima/o, 

vengo come sempre a stare un momentino con te per condividere la PAROLA che alimenta il nostro cammino. Grato della tua attiva partecipazione anche solo lasciandomi stare con te in silenzio. 

 

Don Vincenzo

 

Dal Vangelo secondo Marco (8,27-35)

“Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

 

don Marco Pedron – Tu sei tu e non come io vorrei che tu fossi. Da adesso in poi Gesù va verso Gerusalemme. Sa i pericoli che corre e sa l’ostilità che troverà. E per tre volte Gesù farà questo annuncio: “Vado a Gerusalemme e lì soffrirò e sarò rinnegato”. E ogni volta i suoi discepoli rifiuteranno quest’annuncio. Proprio per questo, ogni volta, Gesù dovrà fare un intervento successivo sulla condizione che Lui pone per seguirlo.

Anche per gli apostoli è stato difficile accettarlo per quello che era: Lui era Lui. Loro lo volevano forte, potente e non riuscivano ad accettare che Lui non fosse come loro volevano. L’amore non pone condizioni. L’amore vi lascia essere ciò che siete. Chi ti vuol cambiare sta amando se stesso; chi ti accetta per ciò che sei sta amando te. La gente aveva capito qualcosa di Gesù. Gli unici che non hanno capito niente di Gesù erano i sacerdoti e i religiosi del tempo!

“E voi chi dite che io sia?” Pietro dice “il Cristo”, il Messia quello che aspettiamo, quello forte che libererà Israele. Eppure aveva visto Gesù con la gentaglia, sedere con i peccatori… , eppure tutto questo non lo aveva cambiato per niente. Si può vedere con gli occhi ma, se non viene toccato il tuo cuore, sei cieco. Gesù gli dice: “Per carità, non dire a nessuno sta scemenza. Questo è un parlare demoniaco”. Il Cristo di Pietro è quello che divide buoni e cattivi, ebrei e non ebrei, totalmente opposto dal Dio dell’amore per tutti di Gesù. Gesù si definisce il Figlio dell’Uomo e non il Cristo o il Messia. Per dire l’Uomo veramente umano. Cioè: “Vuoi essere divino? Sii umano, totalmente umano”.

Gesù presenterà il santo, puro, nel sacerdote, levita, incontaminato? No, l’eretico samaritano che si prenderà cura dell’uomo (Lc 10,29-37). Divino non è quanto preghi ma se sai prenderti cura dell’umano.

Poi il vangelo dice che Gesù “doveva molto soffrire” Ma quel doveva non è un dovere-necessità: Dio aveva stabilito che così doveva essere. E’ un dovere-conseguenza: se uno vive così, come Gesù, è un po’ inevitabile che soffra. Se tu ami davvero, come Gesù, sarai scomodo a molti….

Pensiero della Settimana: Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni. (Paulo Coelho)

 

Paolo Curtaz – Chi sei, Gesù? Dimorando nelle nostre condotte di vita cristiana Gesù piace, è credibile, ha successo. È meglio mantenersi nel vago e rassicurante convincimento che Gesù sia una personalità della storia da ammirare ma che nulla ha a che vedere con la mia vita. Gesù pone oggi a ciascuno di noi la domanda: Voi chi dite che io sia? Simone osa, si lancia: tu sei il Messia. Gesù lo guarda, contento, e gli svela che egli è una Pietra. E Gesù subito presenta ciò che significa essere Cristo: donarsi fino alla morte. E qui si resta sgomenti, attoniti, scandalizzati. Non dite che Gesù è Cristo se prima non siete saliti con Lui sulla croce, se prima non avete assaporato la sofferenza del dono, se prima non avete amato fino a star male. Croce che diventa misura del dono, del nuovo sistema di amare il fratello.

Chiediamoci, ancora, chi è per noi, oggi, il Signore Gesù.

 

Wilma Chasseur – Chi è Dio per l’uomo moderno? L’uomo di oggi dice che Dio è buono, sapiente, amorevole e via di seguito? Mica sempre! Mi pare, anzi, che è il più grande accusato: “Se Dio è buono, perché esiste il male?” Durante una lezione tenuta agli studenti universitari, un professore ateo dell’Università di Berlino lancia una sfida ai suoi alunni con la seguente domanda: “Dio ha creato tutto quello che esiste?” Uno studente diligentemente rispose: “Sì certo!”. Il professore rispose: “Se Dio ha creato tutto, ha creato anche il male, poiché esso esiste”… (e via altre domande…). Finalmente il giovane chiese al professore: “Professore, il male esiste?”. Il professore rispose, “Naturalmente”. Ma lo studente replicò “Il male non esiste in quanto tale. Il male è l’assenza di Dio. Il male è il risultato di ciò che accade quando l’uomo non ha l’amore di Dio. E’ come il freddo che si manifesta quando non c’è calore o l’oscurità che arriva quando non c’è luce”. Il rettore dell’Università si complimentò con il giovane studente e gli domandò: “Qual è il tuo nome?”. “Mi chiamo Albert Einstein, signore!”.

 

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Parola e Vita. Persiste ben radicata la formazione inculcata per secoli nel volere incontrare Dio, inerpicandosi in ricerca e ascesi sempre più …soprannaturali, mentre in Gesù Dio si è fatto carne, totalmente rivestito di umano, di naturale. Noto così lo stupore che desta Papa Francesco nel presentarsi peccatore su cui si è posato lo sguardo di Dio prendendolo dalla fine del mondo per un servizio che non lo pone fuori del comune. E lo vive da uomo, totalmente uomo in un particolarissimo e oneroso servizio alla Chiesa, lasciando perdere ogni onore e gloria. Gesti semplici, comprensibili da tutti e che affascinano i semplici.

C’è stato tutta una forzatura poco evangelica a volere che il sacro di una persona venisse mostrato in modo indiscusso esternamente, come se sacro non lo fosse già in se stessa. Parola di Dio è ogni parola della Bibbia, Parola di Dio è ogni uomo creato a sua immagine.

E capita, certo non per ipocrisia ma per tutto un abito ben radicato, incontrare fratelli che senza l’abito si sentirebbero non monaco. Quando per la prima volta fu concesso di potermi vestire da uomo, adulto finalmente con i pantaloni lunghi (abituato, da bimbo seminarista di appena 7 anni, a vestirmi sempre con la lunga talare ‘sacra’ da baciare vestendomi), mi divenne naturale baciare il pantalone …sacro. Al mio fratello carissimo che ogni domenica trovavo commosso per avere ascoltato il Papa augurargli il “Buon pranzo!” e che, fin dal primo momento dell’elezione, costuma salutare con il “Buona sera”, gli facevo osservare che sono saluti cristiani perché totalmente umani. Ogni divisione viene dal maligno. Le divisioni tra sacro e profano, tra divino e umano sono cancellate in Gesù Dio fatto carne. Persistono quando si vuole fare della religione un potere sugli altri più che servizio.

Osservando l’altro giorno il Papa seduto tra i fedeli e in fila per accostarsi alla Comunione, mi ricordavo della difficoltà che ebbi quando un Parroco non mi permise che nella celebrazione stessi tra i fedeli nei banchi: «Sei prete sempre, e ti tocca salire nel Presbiterio come concelebrante!». E dire che non era mia intenzione celebrare, avendolo già fatto in altri villaggi. Sant’Agostino nel suo Sermone (340) afferma con semplicità: «Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano; per me il nome di vescovo comporta una carica, quello di cristiano una grazia; quella implica un pericolo, questa comprende la salvezza…Se dunque godo più essere stato redento con voi che per essere vostro capo, …metterò più zelo nel servirvi, per non mostrarmi ingrato verso chi mi ha redento mediante un riscatto che mi ha fatto vostro conservo». Certo, trovarti il Papa seduto accanto nel banco, non ti viene affatto il bisogno d’inginocchiarti baciandogli la sacra pantofola. Un sottile fratello prete faceva osservare che se ti venisse dato d’essere ricevuto dal Papa, dopo avere scalato una enorme scalinata, oltrepassati stanzoni e stanzoni solenni con arazzi, alla fine in fondo lui seduto sul trono, non potresti fare altro che cadere ai suoi piedi.

“Vuoi essere divino? Sii umano, totalmente umano”. Capita facilmente di notare persone che per voler essere molto spirituali finiscono per essere nemmeno umani. È l’eretico samaritano che si prenderà cura dell’uomo lasciato mezzo morto dai ladroni (Lc 10,33). È un Centurione pagano che riconoscerà in un povero Crocifisso il Figlio di Dio (Mc 15,39). Devo ripetere continuamente che ci auto dichiariamo con sicurezza, se non proprio con orgoglio, di essere cristiani e persino praticanti, solo perché frequentiamo la chiesa, mentre tale titolo si iniziò a dare in Antiochia ai discepoli dopo aver dato testimonianza di vita (Atti 11,26).

 

“La grande domanda, quella che fa vivere la fede: «Tu, con il tuo cuore, la tua storia, il tuo peccato e la tua gioia, tu, co­sa dici di Gesù?». Per me, adesso, Cristo significa vivere, equivale a confortare e intensificare la vita, più Cristo equivale a più io. «E cominciò a insegnare loro che il figlio dell’uomo doveva molto soffrire». Pietro si ribella, come mi ribello an­ch’io. Un Dio di molto patire non è ciò che mi attendevo. Posso seguire le indicazioni spirituali di Gesù, le sue re­gole morali mi convincono, mi seduce un Gesù guaritore, acco­gliente e amicale, posso avere gli stessi suoi sentimenti. Ma la croce! La croce è il mezzo più scan­dalosamente povero, ma è anche l’abisso dove Dio di­viene l’amante, amore fino alla fine, senza inganno al­cuno, Dio affidabile: disarmato amore, crocifisso amore, e per questo vincente. Se qual­cuno vuol venire dietro di me, prenda su di sé una vita che sia simile alla mia, non per pa­tire di più, ma per far fiorire di più la zolla di terra del cuo­re, e poi essere nella vita da­tore di vita. Come Lui”. (Padre Ermes Ronchi)