Esaltazione della Santa Croce

Carissimi, torno da Medjugorje, come guida spirituale.

Perplesso verso un fenomeno religioso ancora non ben definito, mi dispensavo dal giudicare, mi mancava, però, questa volta una motivazione per disattendere l’invito. La Parola della scorsa domenica ci esortava a non condannare un fratello che credi stia errando, “ma vai… Se ci vai, forse non era come tu pensavi”. Vivendo in questi giorni l’evento dal di dentro, ho separato le apparizioni dal vissuto della moltitudine che continua a giungere in massa. Le Apparizioni (vere o meno non sta a me giudicare) entrano nella norma: villaggi poveri in paesi sconosciuti. I veggenti: ragazzi come tutti, di famiglie umili, lontani certamente dal prevedere una escalescion sempre più vasta inevitabile quando il fenomeno muove le masse. La novità dei veggenti è nella scelta di continuare la vita comune a ogni mortale, pur depositari di un messaggio, senza la scelta religiosa in convento. Maria SS.ma dopo l’Annunzio continuò la vita ordinaria in Nazareth, e Pietro proseguiva a pescare non solo uomini. Quasi tutti sono sposati con prole pur continuando a essere testimoni di Pace, Fede, Conversione, Preghiera, Digiuno attraverso uno stillicidio di Messaggi che mirano ad aprire il cuore di pietra oggi particolarmente più indurito.

Se l’albero si conosce dai frutti (Mt 7,16), a Medjugorje si vivono continue e innumerevoli conversioni: confessioni ininterrotte, comunioni anche 25.000 al giorno e preghiera, tanta preghiera, e silenzio. “Noi, come fedeli, siamo tenuti a riflettere su questi avvenimenti e aderire all’operato di Dio. Non ha senso rifiutare semplicemente tutti questi avvenimenti o confonderli con qualche cosa che con essi non ha nulla a che vedere. La Madonna desidera guidarci nella nostra vita di credenti. Lasciamo che ci guidi. (Fra Miljenko Stojic in ‘Messaggi della Regina della Pace).

In questi giorni vi ho sentito vicini nella preghiera. Vi abbraccio fraternamente

Don Vincenzo

 

Giovanni 3,13-17: Nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figlio dell’uomo. «E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna. Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

 

Pe. Ermes Ronchi – La croce, punto di congiunzione tra Dio e il mondo. L’essenza del cristianesimo sta nella contemplazione del volto del crocifisso (Carlo Maria Martini), porta che apre sull’essenza di Dio e dell’uomo: essere legame e fare dono. “Ha tanto amato il mondo da dare il Figlio”. Mondo amato, terra amata. Sulla croce si condensa l’eccesso del dono d’amore; si rivela il dono supremo della sua vita per noi.

 

 

 

 

 

 

 

Paolo Curtaz – L’unica vera obiezione all’esistenza di un Dio buono, così come Gesù è venuto a svelare, è il dolore dell’innocente. Davanti al dolore dell’innocente, davanti alla sofferenza inattesa le parole diventano fragili. Davanti ad un bambino che muore anche il più saldo dei credenti vacilla. Al discepolo il dolore non è evitato. Non troviamo risposte al dolore, troviamo un Dio che prende su di sé il dolore del mondo. E lo redime. Dio non ama la sofferenza. La croce non è da esaltare, la sofferenza non è mai gradita a Dio; Dio non gradisce il sacrificio fine a se stesso. La nostra fede non resta ferma al calvario, sale al sepolcro. E lo trova vuoto. La felicità cristiana è una tristezza superata, una croce abbandonata perché ormai inutile equesta croce, ormai vuota, viene esaltata. La croce non è il segno della sofferenza di Dio, ma del suo amore. Fino a questo punto ha voluto amarci, perché altro è usare dolci e consolanti parole, altro appenderle a tre chiodi, sospese fra il cielo e la terra.

 

 

 

 

 

 

 

Il paradosso dell’amore: Esaltare la croce significa esaltare l’amore, esaltare la croce significa spalancare il cuore all’adorazione e allo stupore. Innalzato sulla croce Gesù attira tutti a sé.

Davanti a Dio nudo, sfigurato, possiamo scegliere: cadere nella disperazione o ai piedi della croce.

Egli è li, donato per sempre. E al discepolo è chiesto di portare la sua croce. La croce non è sinonimo di dolore ma di dono, dono adulto, virile, non melenso né affettato. Questo, ora, è il volto di Dio. Un Dio che muore con te. Tutto qui, tutto qui: la croce è l’unità di misura dell’amore di Dio.

Sì, amici, c’è di che celebrare, c’è di che esaltare, c’è di che esultare.

 

 

 

 

 

 

 

Wilma Chasseur – Croce: trono divino. Questa festa è nata con il ritrovamento della Croce di Gesù a Gerusalemme. Celebriamo dunque l’esaltazione della santa Croce, strumento di tortura che non aveva nulla di esaltante, anzi era il supplizio più ignominioso ed umiliante riservato agli schiavi e ai delinquenti: essere condannati alla morte di croce era una vera e propria maledizione (“Maledetto chi pende dalla croce” dice l’ Antico Testamento). Ma da quando il Figlio di Dio vi è salito sopra, è diventato lo strumento più prezioso e più determinante per la storia dell’umanità, unico baluardo indistruttibile di salvezza universale per ogni uomo. “Follia per i giudei, stoltezza per i pagani”.

Ogni uomo è condannato a morte, ma c’è chi la morte l’ha vinta, allora il Signore è Lui,

La Croce è strumento di salvezza, è l’unico strumento che merita esaltazione. E va adorata con infinita riconoscenza e amore per Gesù Crocefisso.

 

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PAROLA e VITA – “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna”. “Bisogna…” non è un comando ma risposta a un bisogno di vita vera (eterna): essere innalzatisulla maledizione della croce (il progetto d’amore – servizio affidato a ciascuno in modi diversi) perché si abbia vita e si trasmetta vita; altrimenti la croce resta maledizione. Se non mancano maledizioni per tantecrocifissioni ingiuste, capita, e non di rado, incontrare chi, innalzato sulla Croce-Amore durissima, ha vita e trasmette vita. Quando incontro Gabriella inchiodata da anni su una croce indescrivibile, incontri Vita e sorgente di vita altrettanto indescrivibile. “Vincenzo – mi dice – vengono a me …commiserando la mia immobilità, e tocca a me consolarli e incoraggiarli!” e la croce maledetta, tanto totale è l’immobilità e la sofferenza capitatele dopo il terribile incidente automobilistico, diventa Esaltazione della Croce-Amore che ha e trasmette Vita eterna (=vera). E la Emma con la Giovanna…?! Di sorelle e fratelli, innalzati su pali nel deserto oggi tanto arido e tra serpenti velenosi, che trasmettono salvezza ho avuto l’onore d’incontrarne dappertutto. A paragone è ben lieve la croce di tanti di noi, come quella sulla quale sono stato io innalzato. La missione di amore che mi ha condotto su strade impervie nemmeno immaginate e falsamente ritenute da eroe, ha innalzato la mia vita eterna, vera, e, senza alcun mio merito, comunica vita.

Ben a ragione San Giovanni non parla della Risurrezione e fa trovare il sepolcro vuoto: il Figlio dell’uomo innalzato è già vita eterna, è già Risorto. Donando e perdendo la tua vita sei già risorto! Croce gloriosa che dà vita è, si diceva l’altra domenica, amore che si dona totalmente. Vivi la tua missione con amore vero; vieni facilmente osteggiato o non capito, oppure …decapitato (!), ma sei risorto, hai vita e la trasmetti. Puoi allora renderti conto se hai fede o solo superstizione: forti nello spirito che fa vincere ogni paura, anche se deboli nella carne (Mt 26,41). In Gesù, e in tanti, è vita vera e non utopia.

È chiaro che non viene richiesta la conversione alla Madonna di Medjugorje. Le riserve aiutano a stare attenti a facili squilibri, per impegnarsi più radicalmente alla vita evangelica: più amore, più fede, più servizio.Medjugorje va vissuta nella vita umile e semplice come mi sembra facciano i veggenti, sperando che non facciano miracoli, quelli che Gesù chiedeva severamente di tacere (Mc 7,36).