Santa Pasqua

Sorelle e fratelli amatissimi, con sincero e continuo affetto vi auguro Buona Pasqua. Che non sia solo una frase ma che sia qualcosa che ci entri dentro e che cambi la nostra vita. Come per quelli vicini a Gesù è stata una questione di vita. 


Don Vincenzo

Gv 20,1-9 1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

padre Ermes Ronchi – Cristo è la Risurrezione e la vita. Maria di Magdala esce di casa quando è ancora notte, buio nel cielo e buio nel cuore. Il sepolcro è aperto co­me il guscio di un seme. Il segno è un corpo assente dalla tomba.
Cristo Gesù ri­sorge oggi, masso che rotola via dal­l’imboccatura del cuore. E mi indica la strada della pa­squa, che vuol dire passag­gio ininterrotto dall’odio al­l’amore, dalla paura alla li­bertà. Pasqua è la festa dei ma­cigni rotolanti via, adesso, dalla bocca dell’anima.
Cristo non è semplicemen­te il Risorto, egli è la Risurre­zione stessa: “Io sono la Risurre­zione e la vita (Gv 11 ,25): prima viene la risurrezione, da tut­te le nostre tombe, «dal cuore spento, né caldi né freddi, né buoni né catti­vi; di noi, i morti vivi» (Ch. Peguy), e poi la vita meriterà finalmente il nome di vita.

don Marco Pedron – Vivi, vivaci, vitali, conviviali – Questo vangelo racconta il senso profondo della Pasqua per ognuno di noi. Maria Maddalena, Giovanni, Tommaso, Pietro la Pasqua l’hanno vissuta sulla loro vita. Pasqua è il giorno in cui tu lo incontri, in cui tu lasci che tutta la Vita, la Forza, la Fiducia, che c’è in te, viva.

Parole per Pasqua. 1. VIVI. Pasqua è vita. Dobbiamo vivere, ed essere ricordati per la vita e la vitalità che abbiamo vissuto e lasciato. Se perdi il gusto di sorridere, se perdi il piacere di piangere, se perdi il gusto di stupirti, se non senti più niente dentro di te… sei morto.
2.VIVACI= Gli apostoli ebbero un’idea vivace, nuova. I predicatori e i profeti continuavano a ripetere da secoli: “Dovete convertirvi. Se vivete così, vi ucciderete tutti”, ma non funzionava. E così loro cambiarono tutto: “Non dovete ritornare a Dio è Lui che viene da voi. Non dovete amare Dio: è Dio che vi ama”. Loro ebbero fede che era possibile e lo fu. L’aveva detto Gesù: “Tutto quello per cui pregate, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà concesso” (Mc 11,24).
3.CON-VIVIALI= Conviviale=vivo con la vita. Portare l’amore là dove non c’è, così ci sarà.
La nostra società è basata sulla idea: Competere=arrivare prima, e eliminare l’avversario. Ma com-petere vuol dire “lottare insieme”, ci serviamo dell’energia di tutti per il bene comune e non implica lo schiacciare i propri avversari. E’ il potere dell’amore. Se tu sei conviviale, se vivi nell’amore, vuoi l’amore per tutti e lo porti a tutti. E’ questo che salverà il mondo: l’amore.
Pasqua è: basta con i nemici dappertutto. C’è spazio per tutti attorno alla tavola di Dio.

Wilma Chasseur – E’ giunta l’ora della luce! – TUTTO E’ CONSUMATO! Anche la morte! Le braccia di Gesù inchiodate sulla Croce, rimarranno per sempre aperte per accogliere tutti i disperati, i perduti, …Il Suo Cuore trafitto dalla lancia, non si chiuderà mai più, su nessuna miseria,
Tutto è consumato: SOPRATTUTTO l’ora delle tenebre: è ormai giunta, definitivamente, l’ora della Luce.

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Parola e Vita – Nella celebrazione della Pasqua mi capita ogni anno di sottolineare qualche aspetto che mi apre ancor più al mistero. Non finisco mai di sbalordirmi. Con il celebrare la Pasqua dove vivo con la Chiesa in missione, mi viene offerto maggiore Luce. Confermo senza stancarmi che la lucerna messa sopra il lucerniere (Mt 5,15) irradia luce quando si offre il pane all’affamato, si sazia chi è digiuno; allora brillerà fra le tenebre la tua luce (Is 58,10). L’ho vissuto e l’annunzio.
Quest’anno mi capita di sottolineare il modo come Gesù venne liberato dalla morte dopo avere “nei giorni della sua vita terrena offerto preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a Colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà” (Eb 5,7). Lo aveva ripetutamente marcato: “Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà” (Lc 17,33), e: “In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24). Sulla Parola, con insistenza accentuo che si vive soltanto se si ama. Altrimenti “se non sai rischiare qualcosa, se non senti più niente dentro di te… sei morto”. Ad un certo punto della sua vita Martin Luther King si trovò ad un bivio. Il suo programma di liberazione dei neri diventava pericoloso per la sua incolumità. Ma una notte, sentì forte e chiara dentro di sé una voce: “Martin Luther, battiti per ciò che è giusto. Battiti per la verità. Ed ecco io sarò con te, anche fino alla fine del mondo”. Quella fu la svolta della sua vita e lui stesso disse più volte: “E non me ne sono mai pentito!”. Abbiamo bisogno di questa gente così piena di vita, che sa dirigersi verso approdi, ideali e mete alte, che sappiano elevarsi dalla bassezza comune. (da Marco Pedron).
È Pasqua! La passione di Dio per l’uomo, per l’uomo nella lotta, nella sofferenza, nella stessa morte, si concretezza in Gesù, Crocifisso dall’Amore più che dai chiodi dai quali poteva facilmente schiodarsi. L’appassionato si sente coinvolto nella situazione dell’amato. E in Gesù, Dio Padre può finalmente, dopo avere atteso tanto, piangere con chi piange, gioire con chi gioisce, essere inchiodato con gli innumerevoli crocifissi. Non Gli premeva affatto dimostrare che era Figlio di Dio – Gli avrebbero creduto tutti – quanto invece, innalzato sulla Croce, gridare: “Ho sete”, sete di Amore per l’uomo fino alla Fine.
Per secoli si è predicato, e c’è chi lo vorrebbe ancora(!): “Se non vi convertirete, finirete nell’inferno!”. L’uomo religioso sa che è riguarda gli altri. …Sentisse almeno qualche preoccupazione per i fratelli (mai avvertiti come tali) come il Ricco epulone nei confronti nei cinque fratelli! (Lc 16,28).  Mentre l’uomo comune sperimentando che, nonostante i buoni propositi, continua a peccare, accettandosi come è, con la paura ha lasciato perdere anche un Dio che ti punisce. Come gli Apostoli – suggerisce Marco Pedron – cambiamo tutto: “Non dovete ritornare a Dio è Lui che viene da voi. Non dovete amare Dio: è Dio che vi ama”. Dio è Mamma e sa soltanto amare specie i figli più discoli, e per loro (1Tm 1,15), non per gli altri, ha inviato suo Figlio.
Ero solito ripetere fino a poco tempo: Dio non vede i nostri peccati, ma il nostro amore. Mi correggo ora: Poveri noi! Dio vedrebbe solo la nostra incapacità ad amare, a …morire. Siamo bambini che con parole interminabili attestano d’amare la mamma, e …disobbediscono. Giustamente, allora, la Chiesa ci fa dire dopo il Padre nostro: “Signore, non guardare i nostri peccati, ma la nostra fede nella fede della Chiesa”. Dio-Mamma vede bene che il suo bimbo disobbediente crede senza incertezza che Abba-Papà che gli vuole bene. È l’amore della mamma, più del castigo, che aiuta il bimbo a crescere nell’amore.
Preparandoci all’Anno della Misericordia indetto da Papa Francesco, annunziamo la Gioia del Vangelo (Evangelii Gaudium) ai tanti guardiani di pecore, peccatori senza alcuna speranza: “Oggi a voi è nato il Salvatore che è il Cristo Signore”. A Betlemme si ebbe la sorprendente risposta, non richiesta dall’Angelo: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere», lasciando tutti stupiti per le cose che i pastori dicevano, tanto che persino “Maria, da parte sua, serbava queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,10-19).
Oggi non potrà non essere diverso. 

Felice e Santa Pasqua! 

Don Vincenzo